Raoul Peck gira un documentario di quattro ore sul colonialismo, sulla segregazione e sterminio dei non bianchi e dei non eletti (ogni segregazione nasce da una differenza, vera o inventata) ad opera dei bianchi, i suprematisti bianchi, anche se ancora non si chiamavano così.
il titolo del film è quello di un libro di Sven Lindqvist (pubblicato da Ponte alle Grazie e da TEA), che appare nel film, insieme a tanti altri bravi studiosi e studiose.
nessuno può dire di non sapere, di non poter sapere, meno che mai dopo aver visto questo documentario di Raoul Peck.
l'Impero del Male è quello a cui apparteniamo, anche se a volte non vogliamo capirlo o facciamo finta.
qui un po' di riferimenti, libri e film forniti dal regista.
ecco altri tre film di Raoul Peck: qui, qui e qui
non perdetevi Exterminate all the brutes, cercatelo e trovatelo.
buona (sofferta) visione - Ismaele
Nei primi minuti di Exterminate all the brutes (documentario
in quattro episodi di Raoul Peck, uscito su HBO il 7 aprile) viene mostrata una
scena del musical Un giorno a New York (1949) in cui Frank
Sinatra, Gene Kelly e Ann Miller danzano in un museo di storia naturale sulle
note di Prehistoric man, imitando movimenti scimmieschi e
indossando abiti da cavernicoli e da indiani.
In alternanza appaiono foto in bianco e nero di reali nativi americani
che guardano in camera, mentre la voce monocorde ma affilata di Raoul Peck
parla del rapporto tra storia e potere. All’improvviso tutto il dibattito
su cancel culture e indignazione social sembra
un chiacchiericcio da bar, qui si va al cuore sanguinante del problema: la
civiltà occidentale si fonda sullo sterminio dei non bianchi. Lo sappiamo
tutti, eppure lasciamo questa consapevolezza ai margini della nostra coscienza
collettiva e individuale, in un esempio lampante di bispensiero.
Sven Lindqvist
Se in I am not your negro (2016) Raoul Peck si
affidava agli scritti di James Baldwin, in Exterminate all the brutes cita
Sven Lindqvist e altre/i studiose/i ma parla in prima persona: non solo il
commento è affidato alla sua voce, ma si parte dalla sua prospettiva personale,
quella di un un haitiano che ha vissuto in Congo, in Europa, negli USA. Il
materiale visivo mescola spezzoni di film hollywoodiani, di Peck stesso,
animazioni, video amatoriali della famiglia Peck, fotografie e frammenti di docudrama girati
appositamente, nei quali Josh Hartnett (Penny Dreadful, Pearl
Harbor) interpreta “la punta della spada genocida della storia
occidentale”, il volto mostruoso della colonizzazione.
Ucronie
Questi frammenti a volte sono ucronie in cui Colombo è stato
massacrato dai nativi appena sbarcato ad Haiti, oppure dove ragazzini bianchi
in catene vengono venduti da schiavisti neri.
È un documentario-saggio, ma non segue una progressione logica: Peck
si muove associativamente tra le epoche e i continenti, accostando la secolare
tratta degli schiavi allo sterminio dei nativi americani, una parata delle
colonie britanniche a un raduno nazista. Per parlarne servirebbe un libro, più
che una recensione: speriamo intanto di poterlo vedere presto in Italia.
Exterminate All the Brutes si presenta come una monumentale operazione narrativa volta a ripercorrere la storia mondiale leggendone i soprusi, le questioni razziali, i lati oscuri. Nel trailer Peck afferma infatti che sono tre le parole che riassumono l’intera storia dell’umanità: civilizzazione, colonizzazione e sterminio. Il regista ha affermato inoltre di aver voluto capovolgere la visione che si tramanda da sempre sulla nascita degli Stati Uniti, la quale è stata estremamente idealizzata, finendo così per perdere il focus sulla realtà dei fatti. “La storia degli U.S.A è iniziata con un genocidio, tutti lo devono riconoscere” ha dichiarato Peck in un colloquio con il Guardian. “Ho voluto dimostrare che ci si sbaglia quando non si comprende che il razzismo statunitense” – razzismo che secondo il cineasta deriva proprio dalla stessa complessa nascita del paese – “non sia altro che la continuazione di una lunga storia di dominazione eurocentrica“...
…Peck finds the brutality of American
presidents all throughout the ages, back when this country was still a colony.
The way the government treated the indigenous people back then still shapes how
our military today treats our perceived enemies abroad, all while co-opting the
names of tribes for our weapons.
Peck asks about America, “When exactly
was it really great and for whom?” He answers his own question with stacks of
evidence against the idea that America could ever consider itself great after
all it has done to destroy human life in and out of its borders. The director
ends with a sobering thought, that it’s comforting to think that genocide
somehow began and ended with Nazi Germany. But Peck isn’t interested in
comfort. He dispels that notion, one hour after another, chiseling away at the
polite lies passed from generation to generation, in the hopes that we may
finally learn something about ourselves and our past.
Un film? Una serie? Un documentario? Un saggio? Exterminate All The Brutes di Raoul Peck per HBO, 4 ore di filmati e voce narrante del regista organizzati in quattro capitoli è difficile da classificare secondo i consueti standard. L’ultimo lavoro del regista di I Am Not Your Negro (2016) e Il Giovane Karl Marx (2017) si apre con l’immagine di Aby Osceola della Seminole Nation e la voce di Peck che spiega che la storia di Aby va dritta alle radici profonde del continente americano. La voce si ferma, e l’immagine successiva presenta Aby costretta a terra e un coltello stretto da una mano bianca che ne recide lo scalpo. È soltanto un fotogramma, scorre veloce quanto la mano che impugna il coltello, e racchiude al suo interno molti degli elementi portanti della storia raccontata dal regista: la violenza, l’impotenza, il sopruso, l’inumanità e l’ingiustizia.
Un inizio forte e chiaro; se può mandare in confusione il tentativo di incasellare quest’opera in un preciso genere cinematografico nessun dubbio sul tema che affronta: il colonialismo. Con uno sguardo prevalentemente indirizzato agli Stati Uniti d’America e al continente americano ma che allarga il ragionamento, e non potrebbe essere altrimenti visto il tema trattato, agli altri continenti. La proposta di Peck più che una ricostruzione della storia del colonialismo è una decostruzione di come si è raccontata la storia del mondo negli ultimi 600 anni. Questa scelta viene portata avanti ancorando l’analisi ad alcuni degli studi che hanno affermato in storiografia una prospettiva critica sul colonialismo negli ultimi decenni; in particolar modo Exterminate All The Brutes: One’s Man Odissey into the Heart of Darkness and the Origins of European Genocide di Sven Lindqvist.
L’opera del regista, il cui titolo è un chiaro ferimento a Cuore di tenebra di Joseph Conrad, si preoccupa principalmente di smontare alcune delle prospettive con le quali si è guardato e raccontato quel passato; la scoperta di nuove terre, l’arretratezza e l’inciviltà dell’altro, tutti elementi presenti in gran parte delle ricostruzioni storiche che raccontano quel passato vengono così messi alla prova dello sguardo, lo sguardo del colonizzato e dell’oppresso. E con quegli occhi Peck non vede alcuna terra nuova scoperta ma dei territori abitati che vengono sottratti ai legittimi abitanti, vede dei modi di organizzazione sociale ed economica legittimi, diversi da quelli degli europei, che vengono stravolti e cancellati per sempre dall’imposizione del capitale.
La critica mossa non è indirizzata soltanto alle dinamiche del colonialismo ma al modo in cui la sua storia è stata scritta e raccontata, il più delle volte adottando la prospettiva del colonizzatore in maniera acritica...
… Peck’s reversals are defiant. He is not in the business of
telling the story of slavery by holding up some abolitionist mirror. He wants
to smash the mirror and use the fragments to put that story into perspective.
Abolition would not have come about without the Haitian Revolution of
1791-1804, which entailed the defeat and death of 50,000 French soldiers
and sailors.
Exterminate All the Brutes is a masterpiece to set beside
Gillo Pontecorvo’s take on the Black Jacobin Caribbean, Burn! (¡Quiemada!, 1969), a film sadly
neglected in comparison to his The Battle of Algiers (1966). Peck’s series is
also in the same league as Ciro Guerra’s Embrace of the Serpent (2015). That film’s
grotesque hallucinatory sequences in a riverside mission school capture Conrad
and “the horror, the horror” of imperialism far more effectively than
Apocalypse Now (1979), whose riffs on Heart of Darkness Peck references
throughout this phenomenal documentary.
… Exterminad a todos los salvajes es una serie documental de HBO, que mira de frente a la cruda realidad en la que se ha vertebrado la
historia de occidente en estos últimos siglos de colonialismo. Una docuserie que ha sido posible gracias a una
exhaustiva investigación de la materia por parte de director y su equipo, y de
la que ahora podremos disfrutar como espectadores.
Una travesía dura, incomoda y rigurosa la que nos sumerge esta
serie documental, exponiéndonos sin
atisbos ni contemplaciones la realidad del imperialismo occidental. Una obra
audiovisual más necesaria que nunca, que presenta una mirada muy interesante
como es la de Raoul Peck.
We knew
most of this before. «There is no document of civilisation that is not at the
same time a document of barbarism», wrote the philosopher Walter Benjamin in
1940, shortly before his death. But writer and director Raoul Peck, in his
breathtaking Exterminate All the Brutes hybrid docu-series makes it clear, in an utterly
convincing way, that we still need to grasp the actual meaning and scope of
this fact.
Peck is
known for his disruptions of formal and artistic film conventions and this
series excels by its strikingly innovative approach to historic documentary,
but Exterminate All the Brutes is first and foremost an essential lesson in
history. Just one example: Benjamin died as he was trying to escape the killing
machine designed to facilitate Hitler’s imperial ambitions. Peck shows that the
model for this was developed and perfected long before the Nazis and is still
being used today. In the words of Peck whose broken, dark voice will make the
painful truths he reveals stay with you long after the closing titles, «There
is this one short simple sentence that sums up the history of the western
world, exterminate all the brutes».
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