giovedì 15 luglio 2021

Dellamorte Dellamore – Michele Soavi

ambientato in un cimitero, dove il ragioniere Dellamorte (che non è ragioniere) deve fare il lavoro "sporco" di gestire il camposanto, insieme al fedele assistente Gnaghi.

è un film di zombies, ma non è un film di zombies, è un film d'amore, forse.

tanti colpi di scena, non ci si annoia mai, cosa chiedere di più a un film popolare e di genere (forse) insieme?

cercatelo, buona visione - Ismaele


 

 

 

 

Michele Soavi, incoronato all’epoca come ‘erede di Dario Argento’, sceglie la carta dell’ironia macabra e della metafora socio-culturale (il tedio di una vita che non ci passa davanti inesorabile senza che nulla cambi, dove impera la burocrazia), piuttosto che la prevedibile via dell’orrore puro, confezionando un’opera imprevedibile e senza dubbio audace (naturalmente il pubblico non la premiò affatto al botteghino …), un cinecomic ante litteram nostrano lontanissimo da qualsiasi cosa venuta prima, e dopo.

L’idea era forse quella che Dellamorte Dellamore portasse in sala i già numerosissimi lettori di Dylan Dog, uno stuolo di ragazzini che avrebbero potuto gustarsi appieno scene come quella della motocicletta che schizza fuori dall’avello col suo fantasmatico centauro (interpretato dal regista stesso), una trovata destinata a restare nell’album delle citazioni di culto (un po’ meno la rappresentazione della Morte …). La scelta di un film ‘per tutti’, senz’altro dettata da motivi commerciali, è quindi quella che ha spinto Michele Soavi a puntare su di una moderata spettacolarizzazione del materiale letterario di partenza, come ad esempio nel massacro — e conseguente resurrezione — di un pullman pieno di boy-scout e ad eliminare invece certi episodi più intimi e dolorosi, come le ripetute visite di Francesco ai suoi genitori morti. II risultato è un perfetto equilibrio tra cinema popolare e cinema sofisticato.

E se il romanzo di Dellamorte Dellamore era già una sorta di prototipo del fumetto a venire – poche truculenze horror, molte complicazioni erotiche coi morti viventi, romanticismo dark humor -, l’adattamento cinematografico lo esalta, omaggiandolo con un memorabile finale, in cui i due antieroi imboccano l’autostrada per fuggire da Buffalora e si ritrovano sul ciglio del nulla, presagio lovecraftiano del futuro Dylan Dog. L’orrore presente senza necessità di manifestarsi concretamente: cioè il mistero

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Cemetery Man (Dellamorte Dellamore, 1994), se abre camino como un alegato genial contra la apatía del mundo contemporáneo, aunque sin dejar de lado los peligros que puede traer aparejado el hecho de abandonar las aburridas certezas de siempre y aventurarse hacia comarcas que brindan poca o nula seguridad existencial y hasta son garantía de deliciosas frustraciones de toda clase. Lejos de la enorme mayoría del cine industrial y/ o popular actual, muy homologado al despilfarro de dinero en films de una patética inoperancia incluso dentro de los parámetros menos exigentes, los opus de Soavi exudan imaginación escénica y una impecable factura general y ni siquiera se proponen decir algo sobre lo que sea porque el horizonte conceptual está vinculado al entretenimiento elegante y austero en el que los recursos disponibles son exprimidos sin ambiciones discursivas (como decíamos previamente, la gran excepción es Cemetery Man, propuesta que adapta la meticulosidad y paciencia de las obras precedentes a una madurez en verdad envidiable, ya orientada al mensaje social más seco y revulsivo)…

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El filme se ubica en Buffalora, Italia, Francesco Dellamorte es un enterrador que descubre que al séptimo día de muerto alguien éste regresa como zombie a tocar a su puerta, y la forma de recibirlo es con un disparo en la cabeza. Algunos de los zombies del filme de Soavi pueden comunicarse, no son máquinas de matar, pero aun así suponen algún tipo de peligrosidad. En la trama Dellamorte pierde la cabeza, cuando se comporta como un hombre acabado, mientras el jefe de policía y el destino lo ignoran por completo. La propuesta es loca, original, tornándose cada vez más irreal y fantástica, más descabellada, con un notorio sentido del humor, como con ese compañero medio retardado en el gigantesco Gnaghi (François Hadji-Lazaro) que solo hace un ruido como respuesta y se dedica a comer salvajemente. El filme no intenta tomarse en serio, pero es muy notable y valioso así, con un estilo que parece no respetar regla alguna. 

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2 commenti:

  1. Mi piacque molto, anche perché si "respira" parecchio Sclavi... È questo il vero film di Dylan Dog!

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  2. ma Rupert Everett è Dylan Dog, o Dylan Dog è Rupert Everett, o entrambe le cose?

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