un film misterioso, nel quale un medium ungherese viene chiamato dalla polizia parigina per risolvere un caso di omicidio (i medium francesi non lo sanno risolvere?).
e poi succede (poco?) altro, a Parigi, città dell'amore, Simon è più che conquistato dagli occhi e dalle parole di una giovane che si mantiene facendo interviste inutili per strada (l'interprete con la parrucca ha un ruolo fondamentale).
e alla fine Simon si fa coinvolgere in una scommessa dal suo rivale Peter, questione di vita o di morte.
film inquietante e affascinante - Ismaele
ps: Simone Mago nasce qui
1998,
Parigi. Simon è stato convocato come medium dalla polizia francese per
risolvere un difficile caso di omicidio. Arriva da Budapest, non conosce una
parola di francese, tratta per ottenere un compenso migliore e pretende il
pagamento anticipato. È flemmatico, non si scompone dinanzi a nulla e una
segreta inerzia sembra possederlo. Appena posato piede a Parigi il suo sguardo
è attratto da una giovane studentessa, ma è anche braccato dalla curiosità
morbosa dei giornalisti e dall’ansia di rivalsa di Péter, il suo mefistofelico
nemico. Péter, costantemente sconfitto da Simon, ambisce ad avere la vittoria,
e pertanto lo sfida a duello: si faranno entrambi seppellire sottoterra e dopo
tre giorni si vedrà chi dei due è ancora vivo.
Péter
Andorai presta il volto svogliato ad un Simon che pare non avere
alcuno scopo nella propria vita, di cui non si capisce fin dove arrivi il
potere ma si riconosce subito quale potere sia – il potere di comprendere la
mente altrui. Il personaggio di Simon sprigiona, quasi senza volerlo, un
carisma che esercita la propria fascinazione su chi gli sta intorno. La
comunicazione verbale gli è preclusa ma gli basta lo sguardo per attrarre
irresistibilmente la giovane parigina, quasi spaventata dalla consapevolezza
profonda emanata dagli occhi di Simon. E la forza del suo sguardo non ha nulla
della stregoneria e del sortilegio, ma è lo sguardo di chi vive con la piena
cognizione che l’intero suo potere è inutile perché priva di senso è la vita.
Il corpo ingombrante e indolente di Simon attraversa Parigi alla continua
ricerca di un luogo, un luogo qualsiasi, in cui poter chiudere gli occhi e
dormire, dimenticare l’intero mondo che gli parla; la sua barba incolta, gli
occhi tristi e il cappotto nero lo rendono quasi un mistico alla ricerca di un
Senso che smentisca ciò che già sa. Eppure vi è una sorta di leggerezza in
questa pellicola, veicolata da un’ironia pacata, surreale, da un montaggio
sincronico, da un’atmosfera misteriosa. Quello che la regista ungherese Ildikó
Enyedi crea è un film sulla conoscenza, interamente retto dagli
sguardi e dalle suggestioni delle immagini. E Simon mágus, lungi dall’essere
quel personaggio ambiguo ed eretico tramandato dalla patristica medievale e
dalla tradizione apocrifa cristiana, diviene l’incarnazione della Conoscenza e
del peso che essa comporta, come fu per chi creò il personaggio del dottor
Faust, immortalato poi da Marlowe e da Goethe.
La
pellicola è inedita in Italia. Si può però visionare in lingua originale con
sottotitoli in italiano, e ne vale decisamente la pena.
…In Enyedi's film, Péter Andorai plays a modern Simon, or,
more precisely, a millennial Simon whose adventures in 1998 Paris—Enyedi is
specific about the date—bookend the past 2000 years. "Adventures" may
not quite be the right word. Andorai's Simon, a psychic from Budapest, comes to
Paris not for a challenge, but in answer to a police summons requesting his
help in solving a crime. But such matters don't really interest Enyedi, or even
Andorai, who arrives at a solution after napping by the outline of the body for
the better part of an afternoon. The director seems to delight in confounding
expectations. When Andorai encounters his Peter (Péter Halász), a vain,
shaven-headed Bentley owner, they spend most of their time hanging out
together, comparing interests, and eventually getting on each other's nerves.
Andorai has a hard time returning Halász's demand that he prove his wizardly mettle,
especially when a bright-eyed Parisian (Julie Delarme) polling uninterested
passersby about religious practices offers a different sort of challenge.
Occasionally, the film become more interesting to think about than to watch.
The first time Enyedi shows Andorai strolling about Paris to the strains of
Bartók, the mixture of end-of-the-millennium bustle, the sight of a powerful
magician in casual dress clothes, and the grandiose music plays as clever…
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