se cerchi un film che ti tiene attaccato alla poltrona del cinema questo film è per te.
come sempre si inizia con tanti sorrisi e allegria (diffidare, non andrà a finire bene, un po' di volte).
una bella vacanza, una gita esclusiva, per gente speciale, in un posto da sogno (o da incubo, fra le altre cose non c'è campo per i telefonini).
un bambino, che è bambino per tutto il tempo, dà un aiuto decisivo, per salvarsi dal complotto nel quale i turisti scelti vengono imprigionati.
il tempo ha un ruolo fondamentale nel film, dura due ore, che per alcuni è quasi una vita.
M. Night Shyamalan appare, fa l'autista e il controllore dell'esperimento, sa bene la sua parte.
film un po' thriller, un po' complottista, ma qualche vittima per il progresso, in nome della scienza, ci vuole, per il bene di tutti, pare.
Spielberg e Hitchcock sarebbero contenti, e anche noi lo siamo.
buona visione - Ismaele
…due errori davvero
grandi.
Il primo.
Come è possibile che IN QUELL'ALBERGO sono scomparse centinaia di persone
(poi tutte straniere, occidentali, coi soldi) e nessuno ha mai detto niente?
Sticazzi che prendono i pc e cancellano tutto, ci sono migliaia di parenti e
amici che sanno di quella vacanza e quando non tornano decine di famiglie tutte
dallo stesso albergo è tutto normale?
Seconda cosa.
Molto bella e interessante la questione dello studio scientifico, quel
discorso che in poche ore possono vedere l'effetto dei medicinali in tanti
anni. Peccato però che qualsiasi medicinale per malattie gravi andrebbe preso
continuamente, quindi non capisco che valore scientifico possa avere uno studio
per cui si somministra un'unica dose (per me dovevano fare in modo che anche
nella spiaggia prendessero quella roba).
Ok che già con una dose vedi molti effetti ma non capirai mai se fosse
presa di continuo quali avrebbe.
Però io a sto film glie ho voluto tanto bene, come quasi a tutti i film di
Mr Night.
Ha un suo fascino, ti tiene lì a capire come andrà a finire, a cercare
spiegazioni. Certo non riesce a dare mai la tensione e la tragicità di quello
che accade (ah, altro errore, ad un certo punto muoiono praticamente tutti ma i
cadaveri scompaiono...).
E in più aveva tutte le carte per essere un film esistenziale, sul ciclo
della vita, ma non riesce ad esserlo. Anche se nel finale quei due 50 enni che
hanno perso 40 anni della propria vita in un solo giorno ma hanno la gioia di
poter vivere tutto il tempo che gli rimane un'emozione la dà.
Però, cavolo, alla fine se salva.
Forse è pure bello
voto boh
…Un castello di sabbia che sintetizza mirabilmente con
un'immagine evocativa per tutti il bisogno di continuare, nonostante tutto
quello che gli anni ci regalano o impongono in dote, a conservare l’anima
di un fanciullo. Niente di rivoluzionario, ma Shyamalan ci tiene a non perdere
la voglia di costruire castelli di sabbia, a intendere il cinema con la
serietà, ma al tempo stesso la purezza del suo idolo, Steven
Spielberg, il maestro di un cinema in miracoloso
equilibrio fra spettacolo per il grande pubblico e riflessione autoriale.
Shyamalan conferma in Old, fin dal titolo, come non sia vittima (più?)
della sindrome di Peter Pan, che porta a vivere un’eterna vita da adolescente.
Ormai si prende le responsabilità e gli impegni di un autore
maturo, liberandosi di alcune sue ossessioni senza snaturarsi.
Come un altro suo idolo, Alfred Hitchcock,
il regista nato in India ama apparire nei suoi film. Qui è presente con un
piccolo ruolo, ed è significativo che sia proprio lui ad accompagnare (e
riprendere dall’alto) i protagonisti di questa storia in una piccola spiaggia
remota, un angolo di Paradiso molto lontano dalla zona di Philadelphia in cui
ha ambientato quasi tutti i suoi film. Old sposta l’ambientazione del fumetto di Pierre
Oscar Levy e Frederik Peters dalla
costa mediterranea francese a una non precisata località tropicale. Una
famiglia arriva in un villaggio dei sogni per godersi una vacanza di riposo,
spingendosi con una navetta, insieme ad alcuni altri ospiti della struttura,
fino a una spiaggia particolarmente bella, raggiungibile solo camminando fra
alte rocce, dove si accorgono presto che il tempo scorre in maniera diversa dal
normale, e iniziano a invecchiare molto velocemente…
…“Old” gioca col tempo e con lo spettatore. Shyamalan centellina
molto astutamente il crescendo di interesse per la risoluzione della situazione
nei vari tentativi che ogni personaggio cerca di inventarsi. La vacanza in un
posto incantevole si trasforma in un incubo senza uscita. Ben presto questo scorrere
veloce del tempo viene considerato, giustamente, come una trappola
incontrollabile dove ogni minuto diventa importante.
Il film riesce ad approfondire anche i vari legami che si
instaurano tra i vari personaggi e, per una volta, l’evoluzione dei rapporti sono
sì veloci ma dettati dal mutare veloce delle situazioni e dallo scorrere del
tempo iperaccelerato.
I protagonisti principali sono Guy e Prisca
(una bravissima Vicky Krieps) e il loro legame si sviluppa nel corso
dell’intero film coinvolgendo anche i figli e le altre persone presenti.
Malgrado la sceneggiatura non sembra sempre fluida è sicuramente solida ed
equilibra bene parole, paure e silenzi…
…Come
alcune delle opere migliori di Shyamalan, Old è spesso
sconnesso, incostante, eccessivo e disarticolato. Ma da questo guazzabuglio
cinematografico emergono sprazzi di grandissimo cinema, che toccano temi
universali come l’evoluzione nel tempo di un amore, il rapporto con la malattia
o la presa di coscienza del definitivo superamento di una fase della vita,
ricordandoci che dobbiamo sempre e comunque confrontarci con una natura intorno
a noi che non possiamo né comprendere, né prevedere. Una forza misteriosa e silenziosa,
a cui possiamo solamente adeguarci, perché ogni tentativo di andare contro di
essa è vano e dannoso. Un’entità sinistra e austera vera e propria protagonista
di Old, che in fondo non è che l’angosciante
esasperazione dell’adagio «Il dramma è la vita con le
parti noiose tagliate», firmato ovviamente da Alfred Hitchcock.
…L’abilità del regista con la macchina da presa – peraltro non nuova, e mai
smentita, neanche nelle sue prove meno convincenti – riesce in parte (ma solo
in parte) a supplire ai grossi limiti narrativi del
film. Ci si perde presto, in Old, dietro il rapido
invecchiare dei personaggi, che il regista non trova il tempo (capiamo che
sembra una contraddizione, ma è la sfida principale che una storia come questa
presentava) di approfondire al meglio. Si finisce presto per confondere
un personaggio con l’altro, per perdere attenzione alle sorti di
ognuno, mentre l’orologio scorre inesorabile (anche per lo spettatore) in
attesa che il film finisca o trovi il suo giusto ritmo. Ritmo che
purtroppo, invece, accelera ulteriormente – e indebitamente – in un’ultima
parte frettolosa, che fornisce una spiegazione superficiale al
tutto e sfocia in una conclusione davvero poco credibile. Conclusione in fondo
coerente con un film incerto, che rappresenta in
definitiva un’occasione persa per un cineasta la cui carriera sembrava, negli
ultimi lavori, in netta ripresa.
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