nel film si ascoltano due frasi che possono spiegare un po' di quello che succede nel film e nella vita:
“Dice
un poeta arabo, che la felicità non è una meta da raggiungere, ma una casa a
cui tornare…..tornare non andare”
“Nella vita tutto quello che facciamo è una
scusa per farci voler bene”
Amelio mette insieme dei grandi interpreti, tutte persone sole, che cercano solo un po' di tenerezza, senza riuscirci, per orgoglio, per egoismo, per incapacità, per pregiudizio.
nessuno è perfetto, ma non si riesce a fare il primo passo, verso la tenerezza, e spesso dopo è troppo tardi.
Lorenzo si attacca a quella ragazza che potrebbe essere sua figlia, una persona alla quale raccontare tutto quello che non è mai riuscito a dire.
e poi Elena lo trova, si trovano finalmente.
cercate questo film, vedrete un Renato Carpentieri straordinario, fra le altre cose, e non sperate di ridere, che non c'è niente da ridere, solo guardare e capire quelle due frasi - Ismaele
nessuno è perfetto, ma non si riesce a fare il primo passo, verso la tenerezza, e spesso dopo è troppo tardi.
Lorenzo si attacca a quella ragazza che potrebbe essere sua figlia, una persona alla quale raccontare tutto quello che non è mai riuscito a dire.
e poi Elena lo trova, si trovano finalmente.
cercate questo film, vedrete un Renato Carpentieri straordinario, fra le altre cose, e non sperate di ridere, che non c'è niente da ridere, solo guardare e capire quelle due frasi - Ismaele
…Amelio ricostruisce
con sensibilità ed eleganza uno spaccato di umanità che cerca di uscire dalle
sabbie mobili dell'ipocrisia e del rancore, dimostrando quanto l'infelicità e
l'aridità affettiva non dipendano dall'età e dalle epoche bensì esclusivamente
dagli uomini: tutti i personaggi del film infatti, giovani e vecchi, introversi
e spigliati, non riescono a parlarsi ed affrontarsi fino a quando la vita
stessa non li costringe a farlo. I padri non sono migliori dei figli, gli
amanti si amano ma non si cercano, nessuno muove il primo passo, tutti
immobilizzati dalla paura di provare affetto...
La
famiglia, tradizionale baluardo di un' Italia ipocrita e democristiana, qui
viene fatta a pezzi e umiliata da una società arcaica e benpensante che soffoca
i sogni e gli ideali, non permettendo a nessuno di essere ciò che vorrebbe
essere. A venirci incontro, sembra dirci il regista. è la natura stessa
dell'uomo, incapace di trovare felicità nella solitudine e nella povertà di
affetti. Siamo e restiamo "animali sociali", fatti per stare insieme,
malgrado e nonostante tutto. Perchè forse è proprio vero che, nella vita, "tutto
quello che facciamo è una scusa per volerci bene".
… La fotografia, curata da Luca Bigazzi, presenta una Napoli
meravigliosa, in parte quella che già conosciamo, in parte quella dei nostri
sogni: la luce del mattino illumina l’ultima brina notturna, lasciando spazio a
vicoli brulicanti e al vociare dei bambini che riempie le piazze. Un’atmosfera
serena, di paradossale quiete, dietro la quale però si nasconde tanta amarezza.
Il film di Gianni Amelio, dal cast eccezionale, disvela
infatti una crisi ben più profonda di quella circostanziata dal plot: la crisi
dei processi comunicativi e dei sentimenti contemporanei, veicolati sempre più
spesso da fraintendimenti e cose non dette o capite troppo tardi, come nel caso
del rapporto tra Lorenzo e sua figlia Elena. La paura dell’autenticità e
l'orgoglio perenne lacera le relazioni umane e rischia di trasformarsi nel più
grande dei rimpianti.
Il film, estremamente drammatico, trascina il pubblico in
circostanze di un’intensità tale da destabilizzarlo. L’intero intreccio
narrativo deve molta della sua disarmante carica emotiva all'interpretazione
di Renato Carpentieri, il cui personaggio, con la
sua indole ribelle, conduce lo spettatore in un viaggio che, nonostante tutto,
cattura e strappa di tanto in tanto anche qualche sorriso.
…Nell’abusata e ovattata ricerca di
formule magiche e perbenismi manieristi che ha investito il panorama medio
della nostra industria narrativa, la scelta di Amelio, disposto persino ad
appropriarsi e a stravolgere una storia altrui pur di continuare a raccontare i
suoi sentimenti e le sue emozioni, raggiunge livelli di un atto
“rivoluzionario”. Cosciente di essersi accomodato nella comoda dimensione
autoriale del maestro venerato (non deve sorprendere che il suo nome sia citato
dai migliori giovani autori del nostro cinema) il regista calabrese con La tenerezza realizza, dunque, un’opera lenta, pesante, fuori tempo e fuori spazio,
costruita da uno spirito, allo stesso tempo, ingenuamente nostalgico e
fieramente anti-moderno, che, addirittura, raggiunge vertici di luddismo. Non potremmo definire altrimenti il casting del
meraviglioso Renato Carpentieri, per la prima volta protagonista assoluto di
una pellicola…
…La
tenerezza è cercata, a volte ostentata, ma incredibilmente efficace solo quando
è davvero negata, quando una quotidianità apparentemente scontata squarcia il
velo delle ipocrisie che l’autore tiene strette a sé, come una coperta di
Linus. E allora sono un nonno bambino e un bambino adulto (“voglio tornare a
scuola” dice il secondo, “rapito” durante l’orario scolastico) a darci
qualcos’altro, una Maria Nazionale delusa a emozionarci, un Carpentieri che da
grande interprete lo spazio per qualche finezza se lo prende da solo.
E, alla fine, inevitabilmente, senti che è proprio il
timoniere di questo film inespresso a essere il punto debole. Incapace di
aprire tutte le sue vele e allo stesso tempo senza il coraggio di navigare
controvento. La sua velocità di crociera mal si concilia con il naufragio
emotivo, antropologico e parentale che vuole raccontare. E anche lo spettatore,
alla fine, annega nel torpore di questo racconto sbagliato.
da qui
da qui
L'ultima frase del film è una citazione da "Ladri di biciclette": Amelio non vedeva l'ora di metterla... :)
RispondiEliminae a chi non sarebbe piaciuto farlo? :)
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