nel quinto episodio ai confini d’Europa Corso Salani accompagna Raluca, giovane regista, in un viaggio dalla Romania in Moldova per fare un piccolo film.
non succedono grandi cose, ma il rapporto fra Corso (operatore di macchina che non vediamo mai, solo lo sentiamo) e Raluca è bellissimo.
buona visione - Ismaele
QUI si può vedere il film completo
Il quinto episodio ai confini d’Europa è una densa
stratificazione semantica sotto un’apparente ed esibita semplicità naif. Salani
pare interessato non tanto alla Moldova e alla sua capitale (che sono descritte
con sguardo curioso) quanto alle problematiche che coinvolgono i media e i
giovani. Non a caso è una diplomanda di regia (e pseudo-regista di questo
docufilm) a fargli da guida, con una complicità intrigante che sfocia in
imbeccate reciproche e discussioni alla moviola. Un film sul gusto di fare un
film, sottilmente insinuante.
Non ho mai amato il cinema del compianto Corso Salani. L'ho
sempre trovato piuttosto autoreferenziale e un po' ossessivo
nell'incollare la mdp addosso alla ragazza di turno (una per ogni nazione
visitata, in pratica). Tuttavia, mi affascina l'opera nel suo complesso: quasi
una enciclopedia dell'Europa più marginale, formata da diari di viaggio al
confine fra documento di realtà quasi aliene ed umile poesia. E forse
il primo passo verso una sua rivalutazione da parte mia potrebbe essere questo
Chisinau, opera che ho apprezzato, tanto per la capacità di evocare uno
scenario quasi surreale per mezzo di carrelli su staccionate verdi e baracche
azzurre o con inquadrature ravvicinate di prodotti alimentari kitsch,
quanto per la testimonianza di una realtà geo-politica paradossale: la Moldova
visitata da Corso e Raduca è una repubblica ancora subalterna allo strapotere
russo, eppure include al suo interno uno stato indipendente fantasma (la
Transnistria), del tutto isolato dal resto del mondo. Si ha una come la
sensazione che i confini geografici non abbiano più senso, perchè ce ne sono
troppi, dappertutto, e che ciascuno di questi confini delimiti
dei "non-luoghi", più che degli Stati. Com'è lontana
l'Europa di Salani rispetto a quella degli atlanti!
Corso Salani viene
chiamato a fare da operatore per il saggio finale in regia di Raluca,
studentessa alla Scuola Rumena di Cinema. Il tema scelto per l’ultimo esame è
la Moldova, il paese confinante con la Romania, e suo vicino povero. Insieme,
Corso e Raluca scopriranno questo stato appartato e sconosciuto. Il loro
viaggio sarà anche l’occasione per andare alla ricerca delle radici di Raluca,
che come molti altri rumeni ha origini moldave.
La posizione
geografica del paese, stretta tra Romania e Ucraina, fa della Moldova una sorta
di stato-cuscinetto tra l’Europa e la Russia post-comunista. Questa condizione
è divenuta emblematica quando nel 1990 la Transnistria dichiarò l’indipendenza
con l’aiuto militare di Mosca. La regione ancora opera come uno stato
indipendente, ma non è riconosciuta da alcuna nazione. L’influenza politica ed
economica dell’ex-Unione Sovietica resta una realtà opprimente per la Moldova.
Quando Raluca intervista dei giovani giornalisti di una radio locale, questi
rivelano che hanno rinunciato alla loro lingua madre a favore del russo, per migliorare
il proprio status sociale.
La piccola troupe
guidata da Salani, consapevole di quanto i media possano essere rivelatori
dello stato di salute di una giovane democrazia, visita la radio di Stato e una
Ong indipendente, attenta alla comunicazione, che cerca di fare i conti con la
mediocre industria cinematografica locale. Negli studi di Promoldova TV viene
intervistata una giovane presentatrice. Corso registra questi ed altri brevi
incontri nelle sue note di viaggio, riflettendo su dettagli sorprendenti e
sostando su interludi di luce. Sembra andare oltre, fare più di quello che la
sua giovane regista gli chiede. Nel loro insieme le sue immagini disegnano il
ritratto di un popolo genuino e schietto, che merita tutto il rispetto per come
affronta la povertà e il flagello dell’emigrazione. Per Corso l’incontro con
Raluca e con questa terra ha il sapore di un’esperienza vissuta molto
intensamente ma, come spesso accade, lo accompagna anche la sensazione che le
cose siano passate troppo in fretta. Il residuo di questa esperienza – come
dice Raluca nella sua ultima lettera – è un senso di gioia per tutto ciò che
hanno conosciuto e fatto, congiunto a un senso di tristezza per ciò che ci si è
lasciati indietro.
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