ispirato a un fatto storico, Flavia è una ragazza che un padre di merda destina al convento, dove capirà lo schifo che la religione offre ai malcapitati.
quando arrivano i musulmani lei è felice dell'invasione, e sarà l'occasione per vendicarsi.
il film è davvero meritevole di essere cercato e visto, ci sono delle scene durissime, così erano quei tempi.
e Florinda Bolkan è di una bravura straordinaria.
un film da non perdere, provare per credere.
buona (non religiosa) visione - Ismaele
Con un'enfasi particolare sull'emancipazione femminile e
sull'anti-clericalismo, il film di Mingozzi rimane tuttora un prodotto
piuttosto scomodo e provocatorio. Il regista rimane pericolosamente in bilico
tra film d'autore (le lunghe sequenze mute, dal notevole gusto per l'immagine e
per l'allegoria) e cinemabis anni '70 (le numerose sequenze truci e sanguinose);
è supportato da un cast adeguato, guidato dalla brava Bolkan e da un comparto
tecnico di buon livello, specialmente riguardo a musiche e fotografia.
Bizzarro, ma alquanto interessante.
Avvertenza: darò forti spiegazioni sulla trama! Ispirato ad
una figura realmente esistita (così dice qualcuno!) un film estremo ed
impegnato. Mingozzi proviene dal documentario e si vede. La ricerca dei costumi
medievali del luogo è impeccabile. Flavia da piccola è stata salvata da un
saraceno. L'uomo poi è stato ucciso e Flavia cresce con i suoi connazionali che
le spiegano che i saraceni non possono essere nostri amici. Da ragazza viene
costretta (com'era uso per le primogenite) ad entrare in convento dove subisce
umiliazioni a non finire finché non passa con i saraceni che la usano per
invadere Otranto abbandonandola poi al suo destino dimostrando così che gli
uomini sono tutti uguali nel bene ma (sopratutto!) nel male. Tra deliri gore
(impalamenti, scorticazioni, etc.), deliri visivi (una donna nuda infilata
nella pancia di una mucca sanguinante, un affresco della chiesa che si anima
mostrando il volto del saraceno che aveva salvato Flavia e le strizza l'occhio,
etc.) una allegoria su temi quali la condizione della donna nella società
medioevale, il razzismo, i rapporti col Medioriente, le superstizioni, le
crudeltà di potere della Chiesa nel Medioevo, etc. Un'opera cruda e coraggiosa
come non se ne fanno più. Impeccabile e rigorosa nella messa in scena.
Tagliatissimo nei rari passaggi televisivi (l'ultimo dei quali forse una decina
d'anni fa su Odeon Tv). La versione integrale circola forse (così dicono!) solo
in Olanda. Capolavoro assoluto!!!
mingozzi non è l'ultimo arrivato, come sembra quando si parla
del suo film forse più celebre. ha imparato a dririgere da fellini, è stato un
grande documentarista lavorando sul tarantismo con ernesto de martino già negli
anni '60.
questo film non è una commedia priuriginosa di
quelle diffuse in quegli anni, è una pellicola che si prende parecchio sul
serio, e forse questo è il suo limite.
è proprio l'entrata in scena delle tarantolate
nella prima parte del film che ci deve dare la chiave di lettura. de martino
interpreta il tarantismo come una manifestazione di ciò che oggi gli
antropologi chiamano "violenza strutturale". le donne dell'italia del
sud, ancora a metà '900, sono vittime di una serie di violenze che fanno parte
dell'articolazione stessa della società. il tarantismo è semplicemente il
meccanismo socialmente riconosciuto attraverso cui possono esprimetre il
proprio disagio, assume i toni di una liberazione sociale, sessuale e
religiosa. nel film, dove occupano un ruolo marginale e sono quasi introdotte a
forza nella trama, forniscono la monade per l'interpretazione della figura di
flavia, cercando anche un appiglio in una teoria sociale. ad uscirne con le
ossa rotte è la religione come forma di dominio (sempre della donna in questo
caso), il film tecnicamente è curato ma risulta parecchio pesante da digerire
ed anche un po' tronfio. le immagini forti non mancano, ma con i miei gusti
cinematografici sono abituato a ben peggio. molto interessante la scena onirica
sul finale
Molte qualità tecniche: fotografia, interpretazione,
scenografia, musica... ma tutto ciò non basta per farne un buon film. Al di la
della storia, interessante anche questa, quello che non funziona è una sorta di
confusione che viene dalla regia, che non approfondisce mai nulla volendo
toccare tutto, una lentezza che spezza il ritmo e l'interesse. Quello che
emerge chiaramente di certo, è che le religioni, tutte, se usate per scopi non
meramente spirituali, sono crudelmente uguali e la donna è da sempre la vittima.
È già qualcosa.
Nessun commento:
Posta un commento