scritto dai fratelli D'Innocenzo, il film mostra uno spicchio di vita di due senzatetto, Callisto e Romeo, in una Roma sconosciuta.
vivono sotto un ponte sul Tevere e cercano di sopravvivere, senza dimenticare la loro vita è stata (e sarà) anche altro.
faticano per mettere insieme gli spiccetti per mangiare, e quando Romeo sta male, cioè peggio, Callisto fa di tutto per curarlo.
un film su due amici, loro malgrado, che non lascia indifferenti,
da non perdere, promesso.
buona (senzatetto) visione - Ismaele
QUI si può vedere il film completo, su Raiplay
…L’asciutta
ed essenziale scrittura dei fratelli D’Innocenzo riesce a costruire
sapientemente, a partire dalle parole e dai gesti quotidiani e ripetitivi di
una vita in convivenza, l’imperfetta sintonia che lega questi
due senzatetto talmente diversi tra loro che, messi assieme, non possono non
ricordare una classica coppia di comici alla Stanlio e Ollio o,
meglio, alla Franco e Ciccio.
Eppure di
comico nel film c’è ben poco. Viene utilizzato, a partire
dalla sceneggiatura, ogni possibile strumento per impedire, il più
a lungo possibile, l’immedesimazione o almeno un certo
avvicinamento emotivo e patetico con i personaggi. Lo spettatore si ritrova a
sentirsi quasi in colpa di provare una certa ripugnanza nei
confronti di Romeo e Callisto, ma è esattamente
ciò che Trash Secco ha voluto suscitare. Perché quell’istinto
di distogliere lo sguardo è, in fondo, il germoglio
dell’indifferenza e l’unico modo per contrastarla oggi
sembra essere attraverso l’arte: costringere lo spettatore
a fare i conti col mondo in cui vive, risvegliarlo dal torpore indotto
dalle fantasmatiche illusioni che lo circondano, sbattendogli in faccia tutto
lo schifo in cui è invischiato.
Così
la scenografia e la regia arrivano a dividere nettamente in due Roma,
una divisione in cui, come in Parasite di Bong Joon-Ho, le
differenze a livello architettonico-spaziale delle varie ambientazioni sono
funzionali ad evidenziare una profonda crepa sociale.
La
fotografia illumina gli ambienti, prevalentemente esterni, in cui si muovono i
protagonisti di colori smorti, spenti, acidi.
Quasi come una scia tossica che, proveniente dal degrado della Roma “di sotto”,
segue costantemente i due senzatetto, ovunque essi vadano.
A
sua volta la scrittura è brutalmente cruda e realistica,
specie nei dialoghi. Callisto in particolare utilizza un volgare vocabolario
“di strada” impregnato di omofobia e misoginia che,
oltre a rappresentare un’assoluta novità sul grande schermo, soprattutto oggi
dove la libertà dell’artista si ritrova ingabbiata all’interno dei paletti
imposti dal politicamente corretto e da una censura sempre più pressante,
finisce per distanziare ancor di più lo spettatore.
Addirittura
gli zoom in avanti che portano ai primissimi piani sul volto rigato dalle
lacrime di Romeo, in un procedimento speculare a quello che Kubrick in Barry
Lyndon ha utilizzato per rendere un certo effetto di straniamento,
lasciano lo spettatore assolutamente impassibile. Perché l’occhio di
quest’ultimo, pur seguendo per tutta la durata della pellicola solo ed
esclusivamente i due clochard, è quello alieno e giudicante del
passante.
Non c’è pathos, non c’è drammaticità.
C’è solo indifferenza…
…Bassifondi non consola, non propone soluzioni, non
denuncia con retorica. Semplicemente guarda. E chiede di guardare. È un pugno
nello stomaco, ma anche una carezza, una storia d’amore senza morale. Una
parabola discendente che però ci lascia col cuore pieno. “L’unica cosa che i
protagonisti possiedono sono loro due e la loro relazione morbosa”, per dirla
con le parole di Trash Secco. È abbastanza. Ed è devastante.
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