giovedì 31 luglio 2025

Anni difficili – Luigi Zampa

non è facile essere antifascisti in Italia e in Sicilia, Piscitello è un'impiegato che si è sempre tenuto fuori dal fascismo, ma da un certo punto in poi è necessario prendere la tessera del partito.

in famiglia la moglie (Ave Ninchi) è un fascista dell'anima, Piscitello avrà le sue gatte da pelare anche in casa.

c'è anche una storia d'amore, si sorride abbastanza, ma spesso amaramente.

il film è una critica pungente al fascismo e al qualunquismo.

un film che merita, promesso.

buona (antifascista) visione - Ismaele

 

 

si può vedere QUI o QUI

 


scrive Goffredo Fofi:

...Quella di Anni difficili è una storia esemplare e molto comune, però contro il film si sollevarono non solo i “nostalgici” ma anche molti dirigenti del Partito comunista – alcuni dei quali erano ex membri dei Gruppi universitari fascisti – che accusarono Zampa e Brancati di denigrare il popolo italiano che, sostenevano, era sempre stato di sentimenti antifascisti. Se la presero anche col giovane Italo Calvino, grande estimatore del film, quando espresse il suo parere nell’edizione torinese dell’Unità. Ma “il miglior giudice è il re”, si diceva in Spagna, e le polemiche spinsero Togliatti a vedere il film e a difenderlo contro i suoi stessi amici, lodandone la qualità del giudizio storico-politico e la civile moralità…

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Calvino aveva evidenziato l'importanza di Anni difficili come “lodevole esempio di «cinema giornalismo», un saggio di costume pieno di notazioni acutissime sulla vita e la cultura di diverse classi e di diverse generazioni in un particolare periodo della nostra storia nazionale”. Calvino aveva letto nel film un forte valore antifascista e positivo, uno degli aspetti più interessanti che ci aveva ravvisato era “lo studio dei giovani cresciuti sotto il fascismo”: il figlio sempre in guerra che non è fascista, ma guarda al fascismo con “pensosa moderazione”, i piccoli gemelli allevati lontano dalla famiglia alla Farnesina, in seno all’Opera Nazionale Balilla, “la figlia lettrice di romanzi dannunziani, portata al fascismo da attrazioni di «cultura», o meglio di «gusto»”.

Lo scrittore esortava “lo spettatore di coscienza” a porsi una domanda dopo aver visto il film, domanda valida tutt’oggi: “Cosa avrebbe dovuto fare Piscitello, cosa avrebbe fatto oggi?". Questo interrogativo d’obbligo salvava agli occhi di Calvino Anni difficili dall’accusa dilagante di essere un film qualunquista, un film che gettava l’onta di antinazionalismo sul suo popolo. Quando invece, a ragion veduta, Calvino lo definiva come film anti-qualunquista per antonomasia, perchè urlava «Se non vogliamo uccidere i nostri figli non bisogna dire “Non m’impiccio di politica”, per poi subire la politica degli altri, ma bisogna essere tutti d’un pezzo, e lottare, e organizzarsi!». Se guardiamo Anni difficili sotto la lente d’ingrandimento calviniana sarà dunque facile restituirgli il valore di parabola morale e politica, primo atto di quella che sarà una trilogia scritta da Brancati per il regista Zampa, che qui porta al cinema il romanzo "Il vecchio con gli stivali”, e in seguito con Anni facili (1953) e L'arte di arrangiarsi (1955), ne osserverà la dolorosa continuità negli intrallazzi del dopoguerra…

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… Lodevole è la denuncia di uno dei grandi bastioni del conformismo pusillanime fascista: quello cattolico. «Tu sei cristiana e sei felice che la gente si sgozza e viene sgozzata», può dire il protagonista alla moglie che si eccita di fronte alle stragi che i finti volontari fascisti compivano contro i democratici nella guerra civile spagnola. Moglie (correttamente) definita «cretina», come la figlia, ugualmente fanatica del fascismo per interessi vari. Almeno in casa, l’imbelle protagonista Spadaro un qualche brandello di dignità la tirava fuori. Al matrimonio del figlio il prete può dire: «Avete avuto la fortuna di fondare una famiglia dentro una società prospera, felice, arbitra dei destini del mondo». Una tiritera che insulta ogni intelligenza e verità, ma che in Italia per tanti anni ha prevalso, col plauso delle moltitudini, in modi così scioccanti. Figlia, in generale, di una sconcezza etica ed educativa che però non ha ancora finito di fare i suoi danni. Anzi.

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Alla sua uscita il film di Zampa/Brancati causò le ire di tutti e, nonostante il buon successo, questo decretò la sua scomparsa (il suo ultimo passaggio in Rai dovrebbe risalire al '66) e la sua caduta nel dimenticatoio. Restaurato nel 2008 dalla Cineteca di Bologna, dalla Cineteca Italiana di Milano e dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, finalmente questo gioiellino di antiretorica e consapevolezza ha potuto tornare allo splendore originale. Anni Difficili è un film che non concede consolazione a nessuno, che mette l'Italia del '48 di fronte al suo passato (prossimo) fascista con ferocia e realismo, ma non solo: mette alla berlina ancora più rabbiosamente i cosiddetti antifascisti, che durante la manifestazioni in onore del duce se ne stanno in uno stanzino a lamentarsi e a raccontare barzellette. Anni Difficili fu per questo accusato di qualunquismo, senza che ci si rendesse conto che proprio il qualunquismo era l'oggetto della sua critica (la stessa ironia della sorte, lo stesso meccanismo folle e perverso, che poi non è che ingnoranza diffusa, che portò Kubrick ad essere accusato di istigazione alla violenza per Arancia Meccanica). Al valore ed al coraggio straordinari del film vanno poi aggiunte le interpretazioni toccanti di Umberto Spadaro e Massimo Girotti, al loro meglio. Da proiettare nelle scuole (e non solo di cinema).

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