il film è ambientato a Siena (quella città ideale secondo Luigi Lo Cascio), ed è un mix di thriller, paranormale e visioni (del passato o del futuro, si vedrà).
il film non annoia un attimo, bravi gli attori, eccezionale la protagonista Jennifer O'Neill, un meccanismo a orologeria perfetto.
non perdetevelo, non ve ne pentirete.
buona (straordinaria) visione - Ismaele
QUI si può vedere il film
Forte di un ottimo gruppo di comprimari e di una sceneggiatura particolarmente ispirata, Fulci tenta qui di lasciare il giallo puro per avventurarsi (con successo) nei meandri della "parapsicologia". Il film, ambientato a Siena, si dipana su quello che appare come il flashback di un delitto avvenuto. Il regista ha classe da vendere e compone un perfetto meccanismo ad "incastro", anticipando di trent'anni la moda dello sviluppo a-temporale, tipico dei prodotti orientali.
Un puzzle psichico che esprime con le immagini il marcio che
si annida dietro il perbenismo borghese. Film pregevole in molti dettagli: la
sinfonia musicale che prende vita come un vero e proprio personaggio, il
capogiro di indizi che si affacciano attraverso visioni sulfuree, il volto
austero e malinconico di Jennifer O'Neill. Mentre la regia di Fulci, che si destreggia
tra le tappe di un viaggio extrasensoriale e femmineo, regala sequenze ancora
oggi indimenticabili.
Un Fulci del periodo migliore, capace di far quadrare senza
sbavature l'aspetto paranormale - rappresentato dalle capacità di preveggenza
della protagonista - e la soluzione razionale del caso. Nonostante qualche
lentezza e un vero colpevole che, col senno dello spettatore di oggi, non è
così difficile prevedere, il film mantiene viva l'attenzione per tutta la
durata senza mai cedere a effettacci sanguinolenti o a parentesi erotiche, cosa
piuttosto rara per un film di quegli anni. Discreta la prova del comparto
maschile ma a troneggiare è la raffinata e sensuale eleganza della O'Neill.
Uno dei migliori thrillers mai realizzati in Italia. Mette paura e
ti tiene inchiodato alla sedia fino all'ultimo, senza troppo spargimento di
sangue. Bello sotto tutti i punti di vista. IMPERDIBILE per chi ama il genere
Uno di quei
films che ti tengono inchiodato alla sedia fino alla fine e che contengono
immagini e melodie che, dopo averlo visto, non riuscirai più a toglierti dalla
testa. Un film che mette davvero paura pur senza troppo spargimento di sangue.
La tensione psicologica è agghiacciante, l'ambientazione toscana è perfetta,
gli attori azzecatissimi, il ritmo calzante nella sua lentezza. Uno dei
migliori e più paurosi gialli all'italiana della storia..secondo solo a
Profondo Rosso sotto alcuni punti di vista. Decisamente imperdibile per chi ama
il genere. Grandissimo Fulci.
Lo reputo il migliore tra tutti i films di Fulci. Si colloca
a metà tra un Dario Argento prima maniera e il Pupi Avanti della
"Casa dalle finestre che ridono" : esistono infatti degli omicidi che
scaturiscono da un segreto celato in una casa ( se vi ricorda Dario
Argento in Profondo Rosso avete indovinato) e una borghesia di provincia
descritta nella sua apparentemente tranquilla e annoiata esistenza ma che
sotto la superficie nasconde, invece, un mondo "disturbato" e
inquietante ( e qui il riferimento è senz'altro all'opera di Pupi Avati).
Sarebbe tuttavia un errore pensare ad un semplice rimando ad altri autori
poiché il sottovalutato regista ha sempre avuto una sua personalissima tecnica
descrittiva e di analisi, in particolare nelle scene di sangue,
prediligendo mostrare omicidi e delitti , ma direi la Morte più in generale,
nella sua cruda e brutale pienezza, metaforicamente sotto la lente di
ingrandimento evidenziandone quasi i dettagli e, dal punto di vista
tecnico, senza stacchi di camera o allusioni e illusioni
visive. La trama scorre fluida e avvincente, la fotografia sempre
colorata e brillante, le inquadrature agghiaccianti e stridenti. Il
regista, del resto, già aveva dato prova della sua maestrìa in altre eccellenti
pellicole del medesimo filone come "Una sull'altra"
e "Non si sevizia un paperino". Il finale (che rivela anche
il significato del titolo) è talmente magistrale che dimostra come
l'approdo di Fulci al giallo/thriller e successivamente all'horror
(dopo avere esplorato praticamente tutti i generi, dal western al
comico alla commedia) sia una sorta di traguardo finale, frutto di un percorso
registico che vede in questi generi (e non in altri) la migliore
modalità possibile di esaltare la propria cifra stilistica. Da vedere.
Fulci ritorna al giallo con un'altra pellicola originale e
riuscita, fuori dagli schemi precostruiti del genere, creando allo stesso tempo
uno dei migliori prodotti del suddetto. L'onirismo è di nuovo presente. Lo
svolgimento per quanto complesso è originale e calcolato fin nel più piccolo
dettaglio concludendosi con un colpo di scena shockante impossibile da
prevedere che rimette in dubbio quanto visto prima. Memorabile.
…Visivamente elegantissimo – lo storico direttore della
fotografia di Fulci, Sergio Salvati, raggiunge qui uno dei suoi risultati
migliori – ma anche insolitamente felice in un cast ottimamente assemblato (che
vede coinvolti i nomi di Gianni Garko, Marc Porel e Gabriele Ferzetti), Sette
note in nero sta a ricordarci come la (a volte troppo) generica
rivalutazione degli anni ‘70 italiani, la spesso interessata e poco consapevole
rincorsa odierna a tutto ciò che è genere e cinema popolare, trovino a volte,
nei prodotti dell’epoca, una giustificazione solida. Il film di Lucio Fulci è a
tutti gli effetti opera d’autore, girata con una consapevolezza del mezzo, e
delle sue potenzialità, sconosciuta a gran parte dei registi d’epoca e odierni.
Riconoscerne, ancora una vota, il valore, significa anche fare chiarezza e
saper discernere, in un panorama complesso e vario (anche qualitativamente)
come quello dell’italico cinema di genere del periodo.
La riscoperta della serie B italiana è stata un vezzo degli
ultimi vent’anni di critica. Talvolta si è rivalutato solo sotto il profilo del
costume, talvolta per il gusto dell’eccentrico, talvolta totalmente fuori
luogo, talvolta si è riscoperto davvero qualche bel film. Qualche volta capita
anche di riscoprire un film enorme, che di serie B non ha davvero quasi nulla.
E’ il caso di Sette note in nero (1977)
di Lucio Fulci, ripubblicato adesso da Sinister Film e CG Home Video; in realtà
il film non è un totale sconosciuto, e più o meno era considerato un classico
del thriller all’italiana già prima dell’ondata di rivalutazione compiuta sul
genere lungo tutti gli anni Novanta. A suo tempo era già stato indicato come un
prodotto più elegante della media dei film di genere realizzati da Lucio Fulci,
sorretto da una vera sceneggiatura e da un gran lavoro di sottrazione sulla
messinscena. Ma rivederlo oggi ci dà una scossa ulteriore.
Il film di Fulci non è solo un dignitoso
thriller industriale; è una vera lezione di cinema, che della serie B conserva
solo qualche incrinatura di servizio, ovvero qualche residuo di sbadataggine
narrativa che evidentemente, nel grande sforzo di rendersi adulti, non si è stati comunque capaci di evitare,
forse perché l’intreccio è intricatissimo ed enormemente più elaborato (pure
troppo) della media fulciana…
…Le visioni, frammentate e sovrapposte,
provocano incomprensioni temporali tra quello che è accaduto e quello che dovrà
accadere (antesignane, ad esempio, de La zona morta di Stephen
King, messa su pellicola da David Cronenberg nel
1982), portando a costanti capovolgimenti delle certezze attraverso una
costruzione esemplare della tensione filmica. Ultima grande fermata prima dello
sbarco nell’orrore puro, Fulci limita al massimo gli eccessi estetici in Sette
note in nero, anche se non mancano i soliti movimenti fulminei della
macchina da presa, con una ricerca spasmodica di primi e primissimi piani e dei
dettagli delle precognizioni di Virginia….
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