martedì 18 novembre 2025

Il sentiero azzurro (O Último Azul) - Gabriel Mascaro

in un mondo futuro (il futuro è domani) il governo decide di liberarsi dei vecchi, un peso per il paese. 

volenti o nolenti i vecchi vengono portati via, in qualche luogo ignoto.

ma qualcuno dice no, come Tereza, che non brilla per simpatia, ma è testarda come pochi.

riuscirà a scappare, e si salverà?

un film che merita, promesso.

buona (sorprendente) visione - Ismaele


 

 

In un Brasile immaginario (ma non troppo), schiacciato dal controllo e dall’abuso di potere, una donna anziana sfida le leggi e l’ordine costituito avventurandosi in un viaggio in Amazzonia. Gabriel Mascaro firma un film politico e spiazzante, immerso in una visione lisergica dove il colore si fa materia e l’erranza della protagonista è gesto estremo di ribellione e di autodeterminazione. Tra racconto di formazione e road-movie, un film dallo spirito anarchico che restituisce il sapore dolce della libertà.

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La rarissima lumaca dalla bava blu, tra questi, è l’elemento in grado di spalancare le porte della percezione e il viatico per un vero e proprio trip lisergico che consente prima a Cadu e poi a Tereza di visualizzare il futuro e mettere a fuoco il desiderio di riappropriarsi della loro esistenza a un livello più profondo e radicale di quanto non abbiano fatto finora. Analogamente il “Pesce Dorato”, sorta di bisca acquatica dove Tereza si gioca economicamente tutto il proprio futuro, vincendo, rappresenta la zona franca non sottoposta al controllo dell’autorità di matrice fascista che vorrebbe coartare il popolo; luogo di possibile perdizione ma anche di subitanee opportunità, in esso la donna appare completamente trasformata (i capelli ora lasciati sciolti, il look fattosi improvvisamente più giovanile), guidata da forze sovrannaturali appannaggio dei pesci utilizzati per le lotte clandestine e capaci di orientare le scelte degli scommettitori. A questo aspetto panico e irrazionale è legato il maggior pregio de Il sentiero azzurro, che altrimenti sarebbe eccessivamente rimasto ostaggio di una metafora politica per molti versi già vista e poco originale nelle sue premesse e che il racconto dai tratti picareschi di Mascaro riesce a vivificare operando una classica contrapposizione tra natura e cultura nella quale la prima può rivelarsi ancora non del tutto irreggimentata dalle logiche perverse della seconda. E, come Tereza, alla fine l’alligatore può nuotare libero nell’immenso letto del fiume, sottratto a un destino di sfruttamento e morte, verso la riconquistata libertà.

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Il sentiero azzurro è una storia distopica inserita in un classico stato di polizia, eppure non troppo lontana dalla realtà del paese sotto il regime di Bolsonaro. Ambientato in un tempo indefinito dal passato o del futuro, con dei toni di ilarità e malinconia, ed una fotografia impreziosita dalla luce del sud del mondo che sottolinea l’aspetto onirico, il film ricorda l’importanza di lottare, di non dare niente per scontato e di non firmare cambiali in bianco. Il sentiero azzurro è un road movie politico, con delle punte di visionarietà tra i colori dell’acqua e dell’orizzonte, il volo degli uccelli che invadono il cielo, ed un vertice incredibile in una straordinaria sequenza di lotta tra due pesci tropicali. Non ha bisogno di proclami ed eccessive linee di dialogo. Sono piuttosto le immagini a riprodurre l’insensata profezia, ed in quella riserva comica nel trattare il problema, il film inventa un valore aggiunto e suggerisce come i modi di combattere l’ignoranza e l’arroganza dilagante negli stati repressivi siano tanti, e quello principale stia nel rifiuto di misure di controllo sprovviste di raziocinio, oltre che umilianti e disumane.

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Mascaro lancia una prima sfida rappresentando i corpi anziani come ancora desideranti, vivi, non sazi. Punta poi tutto sul fatto di inserire questi stessi corpi in un costrutto narrativo a metà fra il coming of age e la distopia. L’identità del personaggio principale travalica quella di madre e nonna, e nel corso del film acquisisce (e forse scopre) altre identità personali che si allargano oltre i ruoli sociali normalmente attribuiti alle donne anziane. Intorno a lei ruotano personaggi maschili fragili, che non riescono a portare a compimento nulla, annegati in una Amazzonia contemporanea, piena di contraddizioni eppure sempre bellissima e seducente, contesa fra capitalismo e magia, con una natura che sembra quasi parlare. Il ruolo del meraviglioso, del fantastico, brilla, occhieggia con lo spettatore, lo diverte…

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