sabato 28 maggio 2022

Vivere in fuga (Running on empty) – Sidney Lumet

una famiglia in fuga, i genitori hanno fatto un attentato in un'impresa che produceva napalm per il Vietnam, e da allora sono in fuga, braccati dal FBI.

i due bambini sono cresciuti, il grande, Danny, è interpretato da River Phoenix.è uno dei meno conosciuti film di Sidney Lumet, ma è comunque un film grandissimo.

cercatelo e godetene tutti.

buona (fuggitiva) visione - Ismaele




 

Ispirato a una storia vera, Vivere in fuga di Sidney Lumet racconta la vicenda di Arthur e Annie Pope, una coppia di ex militanti di sinistra, protagonisti negli anni Settanta di un attentato a un laboratorio nucleare. Sedici anni dopo il fatto, i due sono ancora latitanti, insieme ai figli Danny ed Harry. Ogni sei mesi i quattro sono costretti a cambiare nomi, città, tingersi i capelli, questo finché Danny, il maggiore dei due ragazzi, si ribella allo stile di vita del fuggiasco, spinto dal desiderio di stabilizzare la sua quotidianità e diventare un musicista, iscrivendosi alla prestigiosa Juilliard a New York.

Vincitore nell’89 del Golden Globe per la migliore sceneggiatura, Vivere in fuga è forse uno dei più toccanti e sentiti film di Lumet, da sempre con la sua cinematografia sensibile a tematiche politiche e sociali. Il film altro non è che una rilettura di ciò che animava i movimenti sessantottini, con il regista che tenta (con successo) una riflessione sullo scarto esistente tra impegno civile ed emozioni. Ma, soprattutto, Lumet riesce a confezionare un prodotto in cui il concetto stesso di libertà, che ha mosso azioni e pensiero della generazione hippie, viene capovolto, tanto che la famiglia Pope si ritrova a campare schiava delle proprie scelte passate, dentro un circolo vizioso di clandestinità che sembra non avere più fine (e, infatti, il titolo originale del lungometraggio è Running on empty, ovvero “girare a vuoto”)…

da qui

 

Nella sceneggiatura di Naomi Foner, così come nello sguardo di Lumet che abbraccia gli eventi senza retorica, prende forma il dramma dell’America post Vietnam, macchiata e imbruttita da una guerra le cui ombre avviluppano persino chi l’ha contestata. E se reduci e oppositori non possono scrollarsi di dosso l’orrore, non va meglio ai rispettivi figli, eletti a eredi involontari di colpe non loro o di una lotta che non gli è appartenuta. Il passato, dunque, è il vero ostacolo: non un qualcosa da sotterrare, da annegare nella musica come il padre di Lorna o nell’ipocrita beneficenza di sua madre, ma qualcosa che insegue e non dà tregua, con cui imparare a fare i conti mettendo alla prova la propria integrità e il senso profondo del proprio agire. Nessuna facile conciliazione, in questo film ispirato a una storia vera, ma un’attenzione sincera al disagio di una famiglia costretta ad esistere senza dare nell’occhio, rinunciando alle proprie radici come alle aspettative di un futuro brillante. La regia di Lumet l’accompagna discretamente, rivelando solo a tratti una vicinanza intimamente partecipe, interrogandosi insieme ai Pope sulla natura della vera libertà.

da qui

 

The family is not really political at all. Politics, ironically, have been left far behind - that kind of involvement would blow the cover of the Pope family. The film is a painful, enormously moving drama in which a choice must be made between sticking together or breaking up and maybe fulfilling a long-delayed potential. The parents never fulfilled whatever potential they had, because of their life underground. Now are they justified in asking their son to abandon his own future? And how will they do that? Push him out of the car, and drive away, and trust that he will find a home, just as the dog did? Lumet is one of the best directors at work today, and his skill here is in the way he takes a melodramatic plot and makes it real by making it specific. All of the supporting characters are convincing, especially Plimpton and her father (Ed Crowley). There is a chilling walk-on by L.M. Kit Carson as a radical friend from the old days. And there are great performances in the central roles. Phoenix essentially carries the story; it's about him. Lahti and Hill have that shattering scene together. And Lahti and Hirsch, huddled together in bed, fearfully realizing that they may have come to a crossroads, are touching; we see how they've depended on each other. This is one of the best films of the year. 

da qui

 

 

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