quando Dario Argento era giovane faceva film come questo, come una fiaba nerissima, coloratissima, con molto rosso sangue, in un complotto di streghe ai danni della giovinezza.
anche se si guarda più di una volta il film non stanca mai, promesso.
buona visione - Ismaele
…L'inizio è fulminante per la scelta
delle atmosfere, la rapidità dell'azione e la capacità di introdurre in modo
efficace e visualmente straordinario un clima enigmatico, surreale e
minaccioso. Si vede subito la mano di un autore in stato di grazia che azzecca
tutte le mosse, realizzando un film che diventa un classico istantaneo, un
paradigma influente per molto dell'horror successivo. Caratteristico è l'uso
del colore, che ha chiare ascendenze baviane (da Mario Bava), ma persegue un
percorso personale di grande fascino visuale. Ogni svolta narrativa è occasione
per esprimere controllo e maestria. Magistrale è anche la gestione di episodi
minori, come per esempio l'invasione di larve dalla soffitta. Raffinati giochi
di luce e una costante applicazione di fantasia registica sia nei movimenti di
macchina sia nella pura messa in scena accompagnano senza sforzo l'azione in un
tripudio estetico che è una gioia per gli occhi…
…Suspiria è infatti il lavoro più raffinato
e registicamente ambizioso della carriera di Dario Argento, la perfetta fusione fra il mondo delle
fiabe che ha influenzato la crescita di ognuno di noi e le atmosfere torbide e
inquietanti tipiche del grande cineasta italiano. La prima cosa che balza anche
all’occhio dello spettatore meno attento è la sublime fotografia curata
da Luciano Tovoli, che grazie allo strepitoso utilizzo di
colori accesi e dominanti (in particolare, ovviamente, il rosso sangue) e a
deliziosi giochi di luce e ombra riesce nel duplice intento di creare il
necessario clima di costante suspense e le surreali atmosfere su cui è
imperniato il racconto…
Questa storia ha inizio in una
notte buia e tempestosa, con una ragazza sperduta che cerca riparo in un
castello. Sembra l’incipit di una fiaba dei fratelli Grimm, mentre invece si tratta
del Capolavoro di Dario Argento: Suspiria.
Fu proprio Biancaneve
e i Sette Nani, a ispirare il regista italiano per la messa in scena
caleidoscopica di Suspiria, i cui colori sgargianti irretiscono lo sguardo
dello spettatore trasportandolo in un luogo sospeso tra realtà e
magia, dove il rosso del sangue diventa un dolce nettare per le api
regine.
Siamo in un alveare,
in effetti: l’Accademia di Danza di Friburgo dove Susy consuma l’incubo di
Suspiria è il covo di una congrega di streghe: le Tre Madri.
Dario Argento trasse ispirazione dal romanzo Suspiria de Profundis dello
scrittore inglese Thomas de Quincey, che nel 1845 affermò di aver sognato le
tre madri del dolore: Mater Lacrimarum, Mater Tenebrarum e infine la più
potente, Mater Suspiriorum.
Suspiria è il primo capitolo della
così detta Trilogia delle Tre Madri, proseguita nel 1980
con Inferno e nel 2007 con La Terza Madre. Per dare forma al mondo allucinato
di Suspiria, Dario Argento visitò le città dell’occulto europee,
ovvero Torino, Lione e Praga, nonché la Scuola di Walford a Basilea, situata
nel così detto “triangolo magico” formato dalla sovrapposizione dei confini di
Francia, Germania e Svizzera.
Un viaggio che il regista
intraprese per cercare l’essenza di quello che definiamo
esoterismo, scienza antica che si interroga sulla natura interna
dell’uomo attraverso l’introspezione, alla riscoperta di noi stessi, alla
conoscenza della nostra “natura interna”, della Verità…
…Suspiria è una fiaba nera. Per questo ha per unica ambientazione
(o quasi) un non-luogo come l’accademia di danza persa nel folto della foresta;
dall’accademia non si può scappare, si preferiscono le studentesse che dormono
lì invece di affittarsi un appartamento in città, e non ci si allontana neanche
quando i vermi infestano lo stabile, terrorizzando le ballerine che se li
ritrovano nei capelli, sui mobili, nel bagno. Non si esce dall’accademia,
perché è già il ventre della Markos, una porta sull’inferno, il punto di
collegamento tra il reale e il soprannaturale. Argento non rinuncia alla
tentazione di dotare la struttura di passaggi segreti, ulteriore retaggio del
fantastico che aveva già utilizzato in Profondo
rosso, ma per
il resto l’accademia appare davvero come un corpo vivo, ansimante, ingordo di
carne giovane. Quando alla fine del film brucia, in un altro memorabile
acquazzone, sembra di sentir gridare di dolore la magione stessa, come la
Manderley descritta da Alfred Hitchcock in Rebecca, la prima moglie.
Suspiria radicalizzerà la naturale propensione di Argento per il corto
circuito logico, e nel corso della narrazione va incontro a più di un
paradosso: ma le supposte incongruenze non riescono in nessun modo a scalfire
l’immaginifico splendore di un’opera che ha il coraggio di sondare il
significato ancestrale del termine paura, e la sua
applicazione all’interno di una realtà oggettiva.
Un film che ho rispolverato da poco e sempre affascinante.
RispondiEliminaAssolutamente no per il remake che non mi è piaciuto per niente, salvo una scena e se lo hai visto (sicuramente), avrai capito quale.
Con Dario Argento vorrei tanto vedere Vortex di Gaspar Noe di cui ho letto un gran bene, purtroppo solo in due sale italiane ho letto. Sulle piattaforme se ti interessa lo trovi, pare che Darione sia davvero bravo. 👋
l'ho visto solo adesso, due volte, a distanza di qualche giorno, non si finisce mai di recuperare gioiellini del passato.
Eliminadel film di Guadagnino non so, ma questo mi basta, quasi sempre la copia sta sotto l'originale, va bene così.
per Vortex aspettiamo...
buone visioni :)