se uno non sa chi era Gilles Villeneuve, o non se lo ricorda bene, ha l'occasione, come è stato per me, di riscoprire quel gigante.
e non se ne pentirà.
buona (pericolosa) visione - Ismaele
QUI il film completo
Chiunque
sia della “mia generazione” (anni ‘70 o giù di lì) e segue un po’ la Formula
Uno non può non aver sentito parlare di Gilles Villeneuve: sono
passati quarant’anni esatti da quel maledetto 8 maggio 1982, quando quel
piccolo, coraggioso, indemoniato folletto canadese voluto da Enzo
Ferrari in persona compì il suo ultimo volo, quello verso la leggenda
delle corse. Villeneuve era sinonimo di genio e sregolatezza,
talento e coraggio, caparbietà e funambolismo: i suoi (pochi) anni passati al
volante della rossa di Maranello, le sue (poche) vittorie, spesso ottenute con
una macchina nettamente inferiore alla concorrenza, i suoi incredibili duelli
in pista, i suoi incidenti spettacolari (e terribili) lo hanno reso il pilota
in assoluto più amato dai tifosi ferraristi (anche più del grande Michael
Schumacher) nonostante non sia mai riuscito a diventare campione del
mondo. Lo chiamavano “l’aviatore”, proprio in virtù dei suoi
capitomboli in corsa, da cui usciva sempre miracolosamente illeso, quasi
volesse ogni volta sfidare il destino. Fino, appunto, a quel tragico epilogo
avvenuto l’ 8 maggio 1982 sulla pista belga di Zolder. E L’Aviatore è
anche il titolo dello splendido documentario andato in onda la scorsa settimana
su Rai 2 e ora disponibile gratuitamente sulla piattaforma RaiPlay: un’ora e
mezza di struggente ricordo, di toccanti interviste ai protagonisti dell’epoca
(da Mauro Forghieri, il suo team manager, al compagno di
squadra Jody Scheckter, all’amico-rivale Renè Arnoux) intervallate
da immagini di repertorio, raccontate con profonda emozione dalla voce fuori
campo di Ivano Marescotti. Villeneuve era il diamante grezzo
con cui Ferrari voleva dimostrare che l’automobilismo non è
solo uno sport di macchine, ma anche e soprattutto di uomini incoscienti e
coraggiosi, disposti a spingersi oltre ogni limite pur di coronare il loro
sogno. L’Aviatore è quasi un manifesto della Formula Uno
romantica e sanguigna di un tempo. E di cui Gilles era il suo
Profeta.
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