mercoledì 25 maggio 2022

L'uomo, la donna e la bestia - Spell (Dolce mattatoio) - Alberto Cavallone

durante la festa paesana le contraddizioni e le tensioni accumulate esplodono, come in un carnevale senza (troppe) inibizioni.

accade di tutto, violenze, sesso, e misteri.

allora (nel 1977) era un film maledetto, pur non essendo stato censurato, anche oggi non è una passeggiata, in tv non passerebbe mai, credo.

eppure è un film che, oltre agli eccessi, ha molte qualità.

buina (eccessiva) visione - Ismaele






 

 

“Essere estremo per me significa essere a-normale, cioè fuori dalla norma. La norma è sopore, staticità, accettazione passiva dell’esistente. La norma è immorale, perché vuole essere morale. La norma disconosce l’etica universale. Essere normali significa non progredire e accettare soltanto ciò che protegge i meccanismi dell’esistenza.
L’anormalità è desiderio di progresso, è ricerca e scoperta di nuove etiche e morali adeguate ai cambiamenti che la norma nega… Sono anormale, non estremo.”
– Alberto Cavallone intervistato in Nocturno n.4, settembre 1997, p.46

Finalmente editata in DVD quest’opera controversa e sconcertante da uno dei cineasti più radicali ed eccentrici della nostra cinematografia, per anni rimosso dalla storia del cinema a causa della sempiterna cecità dell’ingessata critica tradizionalista italica, poi riscoperto grazie all’encomiabile lavoro del gruppo di “Nocturno”. Un cinema, quello di Cavallone, che unisce forti aspirazioni intellettuali con pratiche basse e malsane in un’amalgama esplosiva di sesso, violenza, politica, analisi sociale, religione, arte, surrealismo, psicanalisi e ribellione.

Per il regista le immagini sono come proiettili, urticanti pallottole in grado di ferire gli occhi e scuotere le coscienze.

Dopo diversi anni di permanenza a Castelnuovo di Porto, paese in provincia di Roma, Cavallone decide di fare un film, ambientato durante l’annuale festa paesana in onore del santo patrono, tradizionale occasione in cui agli abitanti è permessa una scarica delle energie pulsionali, altrimenti compresse e altamente pericolose per il mantenimento dell’equilibrio sociale, momento dionisiaco in cui Eros e Thanatos si manifestano e si intrecciano in tutta la loro crudele veemenza. Cavallone, con piglio insieme documentaristico e provocatorio, realizza così un’opera complessa e sfacettata, che rimanda come approccio e onestà intellettuale all’insostenibile capolavoro apocalittico “Salò” di Pasolini (scatologia compresa).

La realtà paesana italiana viene fotografata con implacabile lucidità nei suoi aspetti più reconditi e proibiti, in un’epoca in cui la televisione non aveva ancora lobotomizzato le menti. La dice lunga sulla sincerità del regista il fatto che nessuno degli abitanti del paesino rappresentato, vedendo il film successivamente, si sia lamentato dell’immagine mostrata o abbia protestato per la terribile crudezza della pellicola.

Ciò che emerge dalla visione trent’anni dopo, molto in anticipo sui tempi per l’epoca, è una profonda angoscia esistenziale e politica che permea e si conficca nelle esistenze dei protagonisti. Come giustamente scrivono Pulici e Gomarasca, “le piccole comunità, che sono il futuro del mondo, della società, rispecchiano con anticipo ciò che il mastodonte opererà in seguito, dopo anni e anni”…

da qui

 

Ero perplesso prima della visione: su Cavallone ne ho lette tante, la gente si divide tra chi lo considera genio o mediocre regista di serie B. Come al solito la verità sta nel mezzo (forse).
Spell, forse il suo film più conosciuto e apprezzato insieme a Blue Movie e Maldoror (introvabile e perduto, ma diventato leggenda) è un bel film che per fortuna non si perde nei cliché del cinema erotico anni '70 italiano.
Pur ripetendosi e risultando alla lunga stancante è certo che alcune immagini siano di una potenza surrealista e visionaria dirompente, immagini non facili da dimenticare per la loro fascinazione come quella del famigerato occhio vaginale (rimando bunueliano distorto nel messaggio sessuale?) o l'atto di coprofagia nel finale.
Sesso dappertutto quindi e in tutte le sue forme, specie le più aberranti, fino a far nascere un rigetto nello spettatore ma anche un irresistibile tentazione di continuare a guardare: incesti, macellai con quarti di bue, coprofagia, comunisti incalliti e sullo sfondo la festa di un paesino provinciale sotto ritmi orgiastici. Non è difficile scorgere nel microcosmo provinciale uno spaccato più ampio, estendibile a tutta l'Italia; Cavallone d'altronde da quel che si reperisce era un uomo di vasta cultura e questo è un film non adatto a tutti i palati. Chi lo vede troverà somiglianze impressionanti con Jodorowsky, Arrabal e leggermente Bunuel ma senza la classe di questi ultimi. Eppure con un senso del cinema come rottura altrettanto dirompente ed estremo.
Un regista tutto da scoprire, per la prima volta. E magari da ritrovare...

da qui

 

… Paolo Mereghetti concede tre stelle: “Probabilmente il film più riuscito e originale del regista-sceneggiatore milanese che mette in scena una violenza visiva inusitata, in cui la placida provincia viene fatta interagire con un surrealismo e un erotismo che all’epoca non facevano parte dell’immaginario dei mass media. Il discorso è alogico, ma inquietante e disturbante: un viaggio nel’inconscio e nei lati più oscuri che non ha uguali nel cinema italiano. Malsano, sincero e senza catarsi”. Sequestrato e poi dissequestrato con 12 metri di tagli nella lunga scena con Paola Montenero in piena performance erotica.

Alberto Cavallone confida a Nocturno Cinema, nel corso del documentario Surrealismo o estremismo (2007), confezionato da Pulici e Gomarasca: “Vivevo a castelnuovo di porto da sei anni e avevo visto tutte le feste paesane e le processioni. Mi rendevo conto che la grande festa annuale era lo scopo di tutto ed era un po’ come il carnevale medievale: tutto sembrava permesso. Feci un film partendo da questa idea. Inoltre spiegavo la provincia e infatti e piaciuto soprattutto in provincia, perché la gente si è riconosciuta, ha trovato un po’ della sua vita. In città, invece, non è stato capito e l’hanno visto in pochi. Ho girato un scena tratta da un funerale vero e molte sequenze in presa diretta.

Ero terrorizzato all’idea che gli abitanti di Castelnuovo vedessero il film e s’infuriassero. Invece la presero bene. Tutti, tranne il prete che non digerì il fatto di aver dovuto fermare il funerale per consentirmi di eseguire una ripresa migliore. Spell è cinema surrealista al cento per cento. Per una mia precisa scelta”…

da qui

 

    I. teorema (nello specchio)

l’elemento perturbante del quieto vivere italico è un giovane sconosciuto che salta fuori da un cimitero- così: senza perché, senza per come- e catalizza tensioni e pulsioni su di sé. è l’anormale (?) che straripa nel panorama dell’uomo medio e lo spinge a guardarsi allo specchio. esattamente come fa l’Arte: fotografa il presente, mette in mostra come veramente siamo. e, quasi sempre, si tratta di immagini sconvolgenti.

 

          II. banchetto di lusso (l’Eterno Ritorno)

 

una festa di paese, per il santo patrono, come se ne fanno a migliaia in tutta Italia e a cui non prestiamo più nessuna attenzione. ma, se ci si ferma a pensare un momento, ecco saltar fuori subito l’inquietante: la Festa diventa un grande, carnevalesco esorcismo collettivo: contro la morte, contro le disgrazie; per dimenticare, per non pensarci. per lasciarsi alle spalle il grigiore quotidiano e tuffarsi nell’euforia dei sensi altrimenti addormentati; per non sentire la nausea della vita che non abbiamo…

da qui

 


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