sabato 7 maggio 2022

Un attore contro - Gian Maria Volonté - Ferruccio Marotti

un omaggio, uan testimonianza, un ricordo di Gian Maria Volonté.

cercatelo e buona (memorabile) visione - Ismaele


 

 

 


Come ebbero a dire Orson Welles e Ingmar Bergman, Gian Maria Volonté, uno dei maggiori attori del mondo, resta il simbolo di una stagione felice del nostro cinema, quella che ha legato l'arte all'impegno. Scontroso, lontano dal mondo dello show business, Volonté è stato un artista del tutto particolare, profondamente calato nel ruolo dei personaggi, nel bene e nel male, e convinto che praticare l'arte e trasformare il mondo siano cose collegate. Il film presenta le testimonianze di registi, sceneggiatori, direttori della fotografia, produttori e amici che ricostruiscono il fascino di un attore e di un uomo che ha influenzato profondamente la sua generazione.

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Quell’impegno che portò Gian Maria a dire: «Io accetto un film o non lo accetto in funzione della mia concezione del cinema. E non si tratta qui di dare una definizione del cinema politico, cui non credo, perché ogni film, ogni spettacolo, è generalmente politico. Il cinema apolitico è un’invenzione dei cattivi giornalisti. Io cerco di fare film che dicano qualcosa sui meccanismi di una società come la nostra, che rispondano a una certa ricerca di un brandello di verità. Per me c’è la necessità di intendere il cinema come un mezzo di comunicazione di massa, così come il teatro, la televisione. Essere un attore è una questione di scelta che si pone innanzitutto a livello esistenziale: o si esprimono le strutture conservatrici della società e ci si accontenta di essere un robot nelle mani del potere, oppure ci si rivolge verso le componenti progressive di questa società per tentare di stabilire un rapporto rivoluzionario fra l’arte e la vita».

Un pensiero che i tanti, troppi attori che, oggi, celebrano il nome di Volonté, dichiarando di ispirarsi alla sua concezione artistica, dovrebbero ripassare. Le idee per sopravvivere devono camminare sulle gambe della realtà. Altrimenti le si umilia, con la propria incoerenza. Ciao Gian Maria. E grazie!

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Per aiutare a capire cosa si intenda per “militanza politica” di un attore straordinario, ci sembra un dovere riproporvi questo cortometraggio girato da Gian Maria Volonté insieme ad un gruppo di altri straordinari attori di quegli anni. Ricostruisce l’omicidio di Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico, provocatoriamente accusato per la strage di Piazza Fontana (12 dicembre 1969), eseguita dai fascisti su indicazione dei servizi segreti italiano e statunitense. La scena si svolge nell’ufficio del commissario Luigi Calabresi, al quarto piano della Questura di Milano.


 

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Bellissimo racconto della vita di uno dei più grandi attori della cinematografia mondiale. Sono ripercorse passo dopo passo tutte le sue opere (con qualche marginale assenza) mostrando le sequenze principali e offrendo numerosi aneddoti e testimonianze delle persone che han lavorato con lui, molte delle quali fortunatamente ancora in vita. Ne emerge la figura di un grande attore molto professionale e di un uomo militante con slancio sincero, che cercò di coniugare questi due aspetti per tutta la sua vita, spesso riuscendoci.

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Documentario imprescindibile su Gian Maria Volonté che ha il pregio di aprire uno squarcio su un uomo dai grandi ideali e dalla forte personalità che pretendeva di cambiare il mondo utilizzando l’arte al posto delle armi. Un attore che ha rinunciato al successo facile per perseguire la sua strada con tenacia evidenziando una meticolosità unica nel prepararsi al ruolo che affrontava sempre con grande profondità d’animo. Il doveroso tributo a un attore che meriterebbe di essere ampiamente riscoperto e rivalutato.

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