un omaggio, uan testimonianza, un ricordo di Gian Maria Volonté.
cercatelo e buona (memorabile) visione - Ismaele
Come ebbero a dire Orson Welles
e Ingmar Bergman, Gian Maria Volonté, uno dei maggiori attori del mondo, resta
il simbolo di una stagione felice del nostro cinema, quella che ha legato
l'arte all'impegno. Scontroso, lontano dal mondo dello show business, Volonté è
stato un artista del tutto particolare, profondamente calato nel ruolo dei
personaggi, nel bene e nel male, e convinto che praticare l'arte e trasformare
il mondo siano cose collegate. Il film presenta le testimonianze di registi,
sceneggiatori, direttori della fotografia, produttori e amici che
ricostruiscono il fascino di un attore e di un uomo che ha influenzato
profondamente la sua generazione.
… Quell’impegno che
portò Gian Maria a dire: «Io accetto un film o non lo accetto in
funzione della mia concezione del cinema. E non si tratta qui di dare una
definizione del cinema politico, cui non credo, perché ogni film, ogni spettacolo,
è generalmente politico. Il cinema apolitico è un’invenzione dei cattivi
giornalisti. Io cerco di fare film che dicano qualcosa sui meccanismi di una
società come la nostra, che rispondano a una certa ricerca di un brandello di
verità. Per me c’è la necessità di intendere il cinema come un mezzo di
comunicazione di massa, così come il teatro, la televisione. Essere un attore è
una questione di scelta che si pone innanzitutto a livello esistenziale: o si
esprimono le strutture conservatrici della società e ci si accontenta di essere
un robot nelle mani del potere, oppure ci si rivolge verso le componenti
progressive di questa società per tentare di stabilire un rapporto
rivoluzionario fra l’arte e la vita».
Un pensiero che i tanti,
troppi attori che, oggi, celebrano il nome di Volonté, dichiarando di ispirarsi
alla sua concezione artistica, dovrebbero ripassare. Le idee per sopravvivere
devono camminare sulle gambe della realtà. Altrimenti le si umilia, con la
propria incoerenza. Ciao Gian Maria. E grazie!
*****
Per aiutare a capire
cosa si intenda per “militanza politica” di un attore straordinario, ci sembra
un dovere riproporvi questo cortometraggio girato da Gian Maria Volonté insieme
ad un gruppo di altri straordinari attori di quegli anni. Ricostruisce
l’omicidio di Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico, provocatoriamente
accusato per la strage di Piazza Fontana (12 dicembre 1969), eseguita dai
fascisti su indicazione dei servizi segreti italiano e statunitense. La scena
si svolge nell’ufficio del commissario Luigi Calabresi, al quarto piano della
Questura di Milano.
Bellissimo racconto
della vita di uno dei più grandi attori della cinematografia mondiale. Sono
ripercorse passo dopo passo tutte le sue opere (con qualche marginale assenza)
mostrando le sequenze principali e offrendo numerosi aneddoti e testimonianze delle
persone che han lavorato con lui, molte delle quali fortunatamente ancora in
vita. Ne emerge la figura di un grande attore molto professionale e di un uomo
militante con slancio sincero, che cercò di coniugare questi due aspetti per
tutta la sua vita, spesso riuscendoci.
Documentario
imprescindibile su Gian Maria Volonté che ha il pregio di aprire uno squarcio
su un uomo dai grandi ideali e dalla forte personalità che pretendeva di
cambiare il mondo utilizzando l’arte al posto delle armi. Un attore che ha
rinunciato al successo facile per perseguire la sua strada con tenacia
evidenziando una meticolosità unica nel prepararsi al ruolo che affrontava
sempre con grande profondità d’animo. Il doveroso tributo a un attore che
meriterebbe di essere ampiamente riscoperto e rivalutato.
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