il film nacque come uno sceneggiato per la tv, ma non fu mai trasmesso.
resta il film, che è comunque un gran film, Florestano Vancini non delude mai.
a Bronte attendevano l'arrivo di Garibaldi, libertà e terre ai contadini, anche i riccastri e i nobili, come gattopardi, erano per la libertà, purché tutto restasse come prima.
i poveracci, sotto la guida di Gasparazzo, iniziano ad ammazzare qualche riccastro, in attesa di Garibaldi, invece arriva Bixio, e fu una carneficina.
terra e libertà, aspettavano i poveri, non ci fu né l'una né l'altra, solo il cambio del padrone.
anche Leonardo Sciascia e Fabio Carpi hanno lavorato alla sceneggiatura, con Florestano Vancini, a partire dalla novella Libertà, di Giovanni Verga.
gran film, non perdetevelo.
buona (rivoluzionaria) visione - Ismaele
ps: Gasparazzo ha dato il suo nome a un disegnatore (di Lotta Continua)
…Rispettando le esigenze che si devono a una
ricostruzione storica dei fatti che si faccia cinema senza risultare
gratuitamente didascalica o eccessivamente pesante, con "Bronte",
Florestano Vancini ci ha fornito una testimonianza preziosa di una delle pagine
più buie della nostra storia risorgimentale, di quelle tenute ostinatamente
nascoste da una "storia ufficiale" pensata per la massiccia
scolarizzazione delle masse ed elaborata per una più comoda e semplicistica
idea di "eroe senza macchia e senza peccato". A quasi quarantanni
dalla sua uscita, rimane intatto il suo intrinseco valore storiografico ed è
uno di quei film per i quali è sempre utile consigliare la visione. Fosse solo
per il contributo di civiltà che fornisce e per il suo mettere in risalto il
fatto che una storia che non racconta tutte le verità è una storia pensata per
servire sempre e solo gli interessi dei più forti. Grande film di uno dei
grandi registi "dimenticati" del cinema italiano.
Un film magnifico. Per un italiano, perché fa capire parte della storia che ci
riguarda; ma per chiunque, per come mostra una vera rivolta popolare, nei suoi
modi e nelle sue ragioni.
Quest’ultimo aspetto è ancora più
rilevante: mai, sinora, avevo visto inscenata così bene la rabbia popolare
contro lo sfruttamento. L’aristocrazia, con il suo corredo di crimini costanti
e coerenti contro l’umanità, ha esercitato una tale violenza che l’indignazione
e la reazione non possono che essere terrificanti. Il film fa poi anche
riflettere sull’errore di chi usa la stessa moneta: se sbaglia il nobile, che
ha cominciato la violenza, non per questo è tanto più giustificabile la
violenza della vendetta. Il film mostra come sia necessaria la riparazione
nell’unico modo giusto: l’accertamento dei fatti di fronte a un tribunale
competente, e la giusta punizione (mai il perdono, quindi!) nei confronti dei
rei. Ma si mostra altrettanto bene come il tribunale che deve giudicare
facilmente è stato un tribunale ingiusto: che sacrifica la verità, e vite
umane, in nome del proprio potere. E qui sta il succo del film, e del perché è
celebre questo lugubre episodio: perché è la democrazia che tradisce sé stessa;
in nome della libertà, si nega la libertà. La rivoluzione per rendere tutti
uguali, sbagliando, deve essere guidata dall’alto, e non deve lasciare vera
libertà di autodeterminazione a nessuno.
Perciò questo capolavoro insegna
tantissimo soprattutto al pubblico di sinistra: per riflettere sull’errore
dell’imposizione con la forza dei valori che pure sono positivi; e per
riflettere sui disastri secolari dello sfruttamento violento dell’uomo
sull’uomo, dell’ingiustizia del nobile contro colui al quale si vuole impedire
di avere i propri privilegi…
… Tecnicamente il film è perfetto: la
recitazione corale è splendida; la scenografia anche, la colonna sonora pure.
La sceneggiatura è eccellente: certo, si parte da Verga. Infatti il realismo è
spettacoloso. Il ritmo è incalzante. E la Sicilia si mostra per quello che è:
lo specchio più fedele dell’Italia, piaccia o no. E la regione più intensa, se
si tiene assieme il profilo umano ed estetico.
E Vancini si conferma uno dei grandi
registi italiani più sottovalutati.
Sicilia, 1860. Mentre, in attesa di Garibaldi, l'avvocato
liberale Nicola Lombardo progetta una riforma agraria, scoppia a Bronte
(Catania) una violenta rivolta popolare. Il generale Nino Bixio fa arrestare
150 rivoltosi e, per dare l'esempio, fa fucilare i 5 maggiori indiziati.
Ispirato a Libertà , novella poco nota di G. Verga, basato su documenti
d'epoca, scritto con N. Badalucco, F. Carpi e Leonardo Sciascia. F. Vancini
affronta l'argomento con serietà e impegno, espone i fatti con secca,
implacabile precisione e raggiunge in alcuni momenti un dolente afflato epico.
Lucida lezione di controinformazione storica, duramente attaccato da destra
("parlava male di Garibaldi"), ma anche da sinistra perché troppo
riformista (?), suscitò un ampio dibattito tra storici, intellettuali,
politici. Girato nell'estate 1970 in Iugoslavia e prodotto anche dalla RAI in
un'edizione televisiva di 3 puntate (165'), mai messa in onda. Distribuito in una
versione filmica di 110' cui seguì nel 2001 quella di 126' restaurata.
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