il boom italiano era nell'aria, ma l'economia era ancora sottosviluppata, i lavoratori erano poco più che schiavi, i capitani d'industria erano ancora (o sono?) degli sfruttatori e degli imbbroglioni.
il magistrato inizia la sua attività con un caso d'omicidio più complesso di quello che sembra, lui vive in una camera da una famiglia complicata, con il padre che non riesce a soddisfare le attese della moglie e del mondo, un travet che non riesce a diventare un arrampicatore.
Luigi Zampa è bravissimo, il film si vede benissimo ancora oggi.
peccato che pochi conoscano il film.
buona (sorprendente) visione - Ismaele
QUI si può vedere il film completo, in italiano
Ingiustizie e ritratto di famiglia in attesa del boom
economico. Due film al prezzo di uno:da una parte un giovane magistrato
idealista indaga sull'omicidio di un portuale disonesto ad opera di un
lavoratore a cui era stata fatta terra bruciata intorno e per questo ridotto
alla fame. Dall'altra parte la storia della famiglia che affitta una stanza al
suddetto magistrato per difficoltà economiche le quali si fanno via via più
pressanti quando il capofamiglia perde il lavoro. Esito tragico... Un film i cui
due sottotesti non compenetrano tra loro e che parla di temi molto attuali
anche se ha ormai mezzo secolo di vita:oggi la disoccupazione è sulla bocca di
tutti in modo drammatico,così come le difficoltà economiche che affliggono
moltissime famiglie. E c'è ancora tutto quel sottobosco di faccendieri,caporali
che rende il lavoro un privilegio da pagare a caro prezzo. Il problema è che
Zampa non è Rosi ma infarcisce il tutto sempre di connotazioni quasi da
commedia di costume e forse stavolta non era il caso. A tratti il tono si fa
declamatorio anche fastidiosamente in altri frangenti si parla dei giovani di
allora in termini assai generici....un occasione sprecata in sintesi...
Giudice istruttore indaga su un omicidio commesso al porto
di Genova e intanto assiste impotente alla rovina della famiglia che lo ospita.
Zampa ci racconta l'altra faccia del miracolo economico e un'Italia che non c'è
più, ma che alcuni problemi li ha lasciati in eredità a quella attuale. Suarez
più testimone che protagonista e infatti a restare impressi sono soprattutto
l'onesto ma debole Périer, l'acqua cheta Sassard, il canagliesco Serato e una
Cardinale intensa in pochi attimi. Finale triste, ammorbidito da un invito alla
speranza.
…Non ravviso populismo o demagogia nella sceneggiatura
di Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa,
nè granché didascalismi in questo film di Zampa, pienamente inserito nella sua
narrativa di realismo civile e di quegli anni, nè tantomeno affondare nel
facile melodramma, ma anzi, una acuta capacità che gli era personale
caratteristica stilistica, nel saper delineare con maestria e incisività già la
decadenza e il distruttivo -verso tutti coloro che non sono dei rettili senza
sangue caldo- marciume del lavoro e dell'economia di un mondo che la propaganda
di chi a cui va tutto bene e non potrebbe essere altrimenti, vuole farci
apparire tutto raggiante, senza lontanamente poterlo essere. Un affresco
familiare e una cronaca giudiziaria del lavoro nell'Italia del
1959. Che si rivolge ancora più chiaramente a quella del 2019, e in maniera
netta del 2025.
Scevro da appeal di carattere spettacolare e con
praticamente nessuna divagazione di carattere evasivamente comico o sterilmente
sentimentale, un film che Zampa precipita senza fronzoli nello specchio scuro
degli anni del boom, raccontando con un plot di consistenza quasi "naturalista"
il progressivo sfaldarsi di un sistema di valori che misura ormai la dignità
con il "benessere" e il capriccio. Non meraviglia che il suo non far
sconti a niente e nessuno, compresa la confezione, lo abbia relegato nel
dimenticatoio. Grande Perier, travet gogoliano oppresso e sconfitto, rigido
Suarez.
Un magistrato alle prime armi arriva in una grande città e resta
invischiato nelle faccende complicate della famiglia presso cui è in affitto.
Scoprirà così molte cose di sé e gli aspetti più cruenti della vita. Film con
un’evoluzione drammatica molto profonda, al di là delle pagine da romanzetto di
provincia che potrebbe offrire. Un po’ sbrigativa in alcune soluzioni
narrative, è comunque una storia che prende, fino al suo epilogo tristemente
inaspettato.
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