già una storia dove i nazisti perdono è un'ottima cosa, in più il film è un'avventura, una corsa, che pare impossibile, verso la salvezza.
una storia di eroismo e resistenza, Baalsrud è uno che non si arrende.
da soli si fa un pezzo della strada, i compagni disposti a rischiare la vita per te permettono di completarla e di arrivare in Svezia, grazie anche a una renna testarda, curiosa e abitudinaria.
gran film, le facce dai nazisti arrabbiati e impotenti sono impagabili.
buona visione - Ismaele
… Altro indiscusso pregio della pellicola è rappresentato dal fatto
che evita accuratamente di indulgere nella retorica o spingere
l'acceleratore dell'enfasi celebrativa nei confronti del suo
eroe, tipica dei prodotti cinematografici a stelle e strisce. Naturalmente, a
rubare la scena è lo spirito di resistenza umano, sia
del protagonista che delle persone che incontra sul suo percorso, la
voglia di riscattarsi e di vivere senza arrendersi alle insidie della guerra o
soccombere sotto la pressione e la paura esercitata
dall'occupazione nazista; ma ciò viene
presentato in maniera armonica e convincente, priva di manichea retorica.
Il film però si guadagna il dovuto
rispetto e apprezzamento anche e sopratutto grazie alle interpretazioni
convincenti, verosimili e impegnate. Da una parte quella di T. Gullestad che impersona in modo credibile un
Baalsrud stremato ma inflessibile, un uomo che si aggrappa alle residue energie
mentali per restare vigile, mentre dall'altra troviamo un Jonathan
Rhys Meyers acutissimo, intelligente, rigido e meticoloso ma mai eccessivamente
stereotipato da diventare macchiettistico nel ruolo di capo della
Gestapo Stage. Anzi, J.R.M. offre una delle sue interpretazioni migliori e tra
le più convincenti ed elevate degli ultimi anni che lo hanno visto oscillare
tra prodotti tv e dvd di mediocre qualità. I meriti di
questa pellicola vanno sicuramente estesi all'uso di un'eccellente
fotografia in grado di immortalare e rendere vividi ed evocativi gli scenari
unici e spettacolari del nord Europa immersi tra colori
freddi e talvolta cupi ma sempre molto atmosferici e d'effetto che
immergono pienamente lo spettatore nell'immagine. Bellissimo e
quasi commovente il finale che sigilla il termine dell'impresa di Gullestad e
che contiene una delle scene più belle, memorabili e d'impatto tra uomo e
animale.
Ottimo film che nonostante la sua
lunga durata mantiene inalterata l'attenzione e che ripropone un epico racconto
di resistenza e sopravvivenza. Da vedere assolutamente.
Il
lungometraggio diretto da Harald Zwart è un toccante ed potente viaggio nella
nevosa e gelata Norvegia, il cui candido manto bianco è sporco del sangue di
coloro che provano a combattere il nemico. Sullo sfondo di un conflitto
terrificante e mai dimenticato, The 12th man racconta
con minuzia e crudeltà la sofferenza di un uomo solo in fuga verso la
libertà. Thomas Gullestad, interprete del protagonista,
dona al suo personaggio una forza espressiva davvero palpabile e tangibile.
Grazie ad una regia molto precisa e ancorata al suo protagonista principale, il
film scorre su due binari paralleli che raccontano contemporaneamente i deliri
e le alterazioni psicofisiche di Jan Baalsrud e il supporto delle persone che
l’uomo incontra sulla propria strada. Di contro c’è il cattivo di turno, il
capitano della Gestapo installata in Norvegia Kurt Stage, interpretato da un
più che convincente Jonathan Rhys Meyers. L’attore certamente più conosciuto
del suo collega nel panorama mondiale risulta valido nel ruolo di un nazista
dal sangue freddo e subdolo, determinato a catturare il dodicesimo uomo come
fosse la sua unica ragione di vita…
Una pellicola fredda intensa cruda che
respira a pieni polmoni il ghiaccio, la neve e assorbe vorace le energie
fisiche del protagonista.
Un immenso Thomas Gullestad è la vera ragion d'essere del
film. Più che la guerra la pellicola dipinge una vera Odissea per la
sopravvivenza, una lotta fisica mascolina del protagonista contro uomini e
natura.
Ed è proprio la fisicità il secondo vero protagonista.
Una lotta impari tra colui che fugge ed una selva di nemici... soldati,
ghiacci, freddo, fame, animali e non ultima la propria salute mentale, da
controllare, per non impazzire. Il film è freddo, crudo, intenso e lo
spettatore è empaticamente catapultato nella lotta fisica del protagonista. Una
più che buona sceneggiatura e una fluente e precisa colonna sonora accompagnano
l'opera e menzione per la valida prova attoriale di Jonathan Meyers nei panni
di un alto funzionario della Gestapo ed esaustivo cacciatore del "dodicesimo
uomo".
…El Duodécimo Hombre atrapa desde su
inicio y si bien es verdad que por momentos se alarga en exceso la película se
ve muy bien gracias a una historia llena de angustia y altos niveles de
tensión. Bellos parajes para una historia narrada de una manera apasionante que
muestra la dureza en unas imágenes aterradoras por el realismo que trata. Una
historia real que emociona y hace que disfrutemos de una película potente en la
que poco falla y roza la perfección en los apartados técnicos.
Nessun commento:
Posta un commento