con Craig Zobel non sai mai dove si va a parare, meno male.
The Hunt sembra una cosa, poi un'altra, poi un'altra ancora, e sono appena iniziati i colpi di scena.
meglio non sapere niente prima, per non perdere il gusto.
il film è un po' vendetta, un po' nasce da un'equivoco, e dentro c'è una sacco di roba, azione a 100 all'ora, con due eroine femminili, critica e satira politica, i social, umorismo nero e dark comedy, e un altro po' di cose, per non parlare del maialino.
non sarà un capolavoro, ma non ti annoi un attimo, sceneggiatura e regia sono di alto livello, con attori in ottima forma (le due protagoniste Betty Gilpin e Hilary Swank sono davvero formidabili) .
buona divertente visione - Ismaele
…il pregio
maggiore del cinema serie B (anche di questo prodotto dall'ormai immancabile
Blumhouse) è da sempre quello di farsi specchio della realtà e ridefinire
continuamente la propria possibile lettura: ma nel caso della caccia all'uomo
raccontata da The Hunt non c'è nulla di mitico o universale.
Il fulcro del film non è affatto la sopravvivenza delle dodici persone
coinvolte - lo si intuisce dal piacere con cui la trama fa fuori nei primi
minuti i potenziali protagonisti, a cominciare dal personaggio interpretato da
Emma Roberts - bensì lo scontro politico e sociale di cui sono parte.
The Hunt è innegabilmente un film parte di un mondo in cui la realtà è
scomparsa, sostituita dalle bolle autoreferenziali e dalle zone di comfort
garantita dal web e dalle reti sociali. Lo stesso gioco della caccia nasce dai
desideri delle vittime più che dalla volontà dei predatori, ed è frutto della
pigrizia con cui le persone anonimamente appartenenti al popolo costruiscono
un'immagine del mondo a misura del proprio odio; sul fronte opposto, il piacere
della gestione del potere è anch'esso parte di questa pigrizia, come soluzione
animalesca a problemi complessi e per molti versi irrisolvibili…
…con con lo scorrere dei minuti e delle sequenze
assistiamo alla messa in scena di uno scontro non tanto fra cacciatori e
cacciati quanto fra verità sempre più difficilmente distinguibili dal falso.
Sono le nostre certezze morali ad essere messe in dubbio. Per chi dovremmo
“tifare”? Le vittime dopotutto sono persone deplorevoli, ed è facile pensare
che senza esse il mondo scorrerebbe più felice verso un futuro di diritti
civili, inversione dei cambiamenti climatici, redistribuzione della ricchezza.
Ma i carnefici, in teoria dalla parte del giusto, sono pur sempre assassini a
sangue freddo che non danno alle loro vittime una reale possibilità di
difendersi.
E cosa faremmo, noi, se fossimo al posto dei
cacciatori? Se per una volta potessimo dare sfogo all’istinto di mettere da
parte ciò che ci rende diversi da razzisti, omofobi, maschilisti, fanatici
delle armi? Si può combatterli diventando come loro, oppure questo e gli
inevitabili errori del fato ci porterebbero ad essere uguali a loro, senza
risolvere i grandi problemi di questo mondo ma addirittura esacerbandoli?...
…Spogliato di ambizioni alte, The Hunt non è comunque privo
di un modesto fascino, soprattutto se
cercate un survival horror che garantisca ammazzamenti inventivi
e improvvisi (è stato classificato R-Rated per un
buon motivo). Appare chiaro che Craig Zobel si compiaccia nell’inscenare morti
atroci e sanguinarie, che si tratti di sbudellamenti o di corpi che esplodono.
Betty Gilpin non è la solita ‘eroina per caso’, riuscendo a bilanciare la
giusta fisicità che il ruolo richiede (memore delle quattro stagioni passate
sul ring di GLOW) con le curiose espressioni facciali con le quali
affronta anche i momenti più splatter e grotteschi (in
questo ricorda non poco l’Ash di Bruce Campell), ed è
l’unica, assieme a Hilary Swank, a lasciare una qualche impressione in chi
guarda. Intorno a lei si muovono in camei rapidissimi Emma Roberts, Amy
Madigan ed Ethan Suplee, tutti in grado di
garantire diversivi moderatamente divertenti.
In definitiva, per qualcosa che avrebbe dovuto essere così
politicamente schierato, la vena satirica offerta da The Hunt è poco affilata e
irregolare, indecisa su quanto spingere sul pedale del ‘commento sociale’ a
scapito dell’intrattenimento, e viceversa.
…The Hunt,
nonostante sia un film preceduto da polemiche e controversie sulla sua presunta
violenza e sulla supposta critica della classe politica attuale, offre un’ora e
mezza di puro divertimento con una decina di minuti finali bestiali e noi
possiamo solo elogiare questa piccola gemma del genere che, sebbene non
contenga nulla di nuovo, fai il suo dovere con sufficiente fiducia nei propri
mezzi per acquisire personalità e intrattenere più che degnamente lo
spettatore.
…La
película, dirigida por Craig Zobel, no se anda con metáforas complicadas y va
directo al grano ridiculizando tanto a la derecha oligofrénica contemporánea, repleta
de ignorantes del vulgo y las corporaciones que se sumergen en delirios
paranoicos permanentes, un egoísmo fanático, la basura religiosa antiaborto y
la destrucción de la vida silvestre, como a los payasos que simulan ser
“progres” y lo único que dan es risa porque jamás salieron de sus burbujas
burguesas patéticas, hablamos de -sobre todo- los snobs de cotillón, las
feminazis misándricas, los hipsters y bobitos alternativos de pose, los
populistas que la van de “abiertos” pero en verdad son bien intolerantes, los
pelmazos huecos de las redes sociales cual ágora omnipresente, los infradotados
de la corrección política a los que les interesa nada la cultura y todos los
otros imbéciles que ayudan a sostener a gobiernos de demagogos de derecha
disfrazados de heterodoxia, hoy por hoy todo un sector en auge al igual que su
complemento cual yin y yang, léase los empresarios metamorfoseados en políticos
kitsch…
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