Srdan Golubovic è uno dei più grandi registi in circolazione, e i suoi film sono imperdibili.
Otac è la storia di scarti della società, che non contano e non conteranno in questo mondo.
hanno un difetto, sono poveri e vogliono solo esistere, non chiedono molto, l'economia li emargina, la burocrazia li distrugge, per non parlare dei simpaticoni dei vicini.
Nikola, la moglie e i loro due bambini sono una famiglia, nella costituzione di ogni paese si parla di famiglie da proteggere e tutelare, è scritto, poi succede quel che succede, dappertutto.
non perdete questo film di Srdan Golubovic, se vi volete bene.
buona visione - Ismaele
…Ispirato, come ha dichiarato
il regista stesso, da Sentieri
nel ghiaccio di Werner
Herzog, Otac è infatti una
delle possibilità di quel resoconto (che
peraltro ha già, come tutte le pagine di Herzog, una sua potenza tutta
cinematografica). E la fedeltà a quel testo non risiede solo nella
identificazione negli ambienti, ma anche nello spirito che lo animava: quello
di un viaggiatore solitario, accompagnato solo dalla propria incrollabile
motivazione.
Tanto che le poche figure
umane incontrate lungo il percorso (nella stanza di un ospedale, a una stazione
di benzina, nell'abitacolo di un camion), non stabiliscono mai un vero
contatto. Non più di quello che avviene con un cane, che passa la notte al suo
fianco e che si troverà a dover seppellire il mattino dopo.
Otac è una sorta di road movie della paternità, dove la
strada è quella vera, battuta dai più afflitti: è La strada di Jack London, non
quella di Jack Kerouac.
Un film duro e desolato
sulla miseria più nera, quella che si porta via tutto: inevitabile non
ritrovare, nella figura di Nikola, la stessa rabbia muta che animava certi
personaggi di Ken Loach. Ma oltre il film di
denuncia, che è comunque uno dei suoi risvolti, è negli umori di Senza tetto né legge di Agnès Varda che ci si ritrova molto.
Qui c'è forse qualche
momento di eccessiva caricatura: il responsabile delle adozioni, corrotto e
malvagio oltre misura; e il cinismo dei media, nell'assistente del ministro
(che chiede un selfie per Twitter) e nella giornalista (che cerca
l'inquadratura più commovente). Ma i dieci minuti conclusivi del film
(perfetti), ritornano al rigore che lo ha caratterizzato. Dolorosamente bello.
…Will Nikola, like Job, regain some measure of grace if he
stoically endures enough suffering? The barely discernible uptick of optimism
that closes the powerful but grueling “Father” is a small mercy in suggesting
he might. But it is also a white lie, because as the gravity of the film to
that point reminds us, even if a given battle ends in unexpected victory for
the little guy, the next day he and millions like him worldwide will be back to
being combatants and casualties in the war on human dignity that is poverty.
Perhaps Nikola is not Job after all, but Sisyphus
…Nikola
è un povero diavolo , uno dei tanti reduci della distruzione, non solo bellica,
di una paese , la Serbia, che ha prodotto danni irreparabili lasciando
dietro di sè una scia di povertà interminabile: corruzione, violenza, disprezzo
del bene comune ha portato sopratutto nelle provincia la vita dei contadini ad
un livello di indigenza quasi medievale; quando la moglie di Nikola ,
esasperata dalla situazione che vive la sua famiglia compie l'insano gesto di
darsi fuoco per protesta nella fabbrica dove lavorava il marito licenziato
senza mesi e mesi di stipendi e senza la liquidazione, i servizi sociali,
guidati da un giudice corrotto che con l'affidamento dei bambini ci guadagna,
tolgono la tutela dei figli a Nikola, mentre la moglie giace tra la vita e la
morte in un letto di ospedale; di fronte alle richieste di Nikola di poter
riavere i figli dopo avere sistemato alla meno peggio la misera casa come gli
aveva richiesto il servizio sociale, la arrogante e vessatoria burocrazia
corrotta risponde in modo negativo…
…À
ceux qui chercheraient une figure christique et un message religieux dans ce
récit, le cinéaste répond par la négative dans une courte séquence présentant
un routier adepte d’une rédemption magico-religieuse. Bravant le danger de la
complaisance morbide de la mise en scène de la pauvreté, Srdan Golubovic
conserve au cœur de sa mise en scène de la première à la dernière scène la force
de la dignité de son personnage principal. La beauté du film se trouve aussi
dans cet émouvant passage de relais entre une mère et un père, dans une grande
économie de mots, pour transmettre la force de créer un foyer comme lieu
d’accueil et d’épanouissement pour entretenir et cultiver l’humanité.
Nessun commento:
Posta un commento