si inizia sorridendo, sembra un filmetto per ragazzi, come tanti, due battute, tre sorrisi, il lavoro da Merdonald.
ancora non sai quale film dell'orrore stai per vedere, non l'orrore dei film pieni di sangue a litri, no, peggio, è "solo" l'orrore quotidiano, l'abusata banalità del male.
obbedire agli ordini è facile, non c'è responsabilità, dire no sembra impossibile, essere scelti come kapò dall'autorità costituita (costituita da chi?) è un onore, collaborare con la polizia è un dovere senza se e senza ma.
Becky è l'agnello sacrificale dell'ufficiale Daniels, come se fosse un test psico-comportamentale, ah, se lo fosse...
un film politico, sull'obbedienza, sul potere, un film che fa star male chi lo guarda, ma è necessario soffrire, per capire.
se resti indifferente, beh!, fatti fare qualche controllo.
buona, imperdibile, visione - Ismaele
…Usciti dalla sala sconvolti da quella che potrebbe essere
facilmente giudicata come stupidità dei personaggi che reggono la storia,
nonché un poco delusi da un finale didascalico che mira a chiudere la storia
con spiegazioni non necessarie, ci si ritrova a pensare a quanto la strategia
della paura, propagandata con un certo successo anche alle nostre latitudini da
media e politica, possa ancora oggi generare mostri anche tra le persone più
miti.
Un thriller politico nel senso ampio del termine.
La protagonista Dreama Walker, già co-protagonista della
sitcom “Don’t Trust the Bitch in Apartment 23”, se la cava ottimamente nel
ruolo di una ragazza sveglia e polemica che si ritrova vittima – a un certo
punto asservita – di una vicenda la cui logica le sfugge sin dai primi momenti.
Non le è da meno Ann Dowd, qualche ruolo al cinema e soprattutto molto
teatro nel suo curriculum, che rende con grande efficacia il personaggio di
Sandra nella sua cieca obbedienza che la trasforma da severa gerente a crudele
quanto acritica aguzzina...
…Se me hizo
bastante difícil digerir lo que mis ojos estaban viendo, pensando
constantemente “esto no puede ser real”. No puede haber gente tan sumisa, tan
ignorante, con tanto verticalismo y obediencia extrema a la autoridad, sin
cuestionamientos, sin el más mínimo reparo por preguntarse si lo que está
haciendo es correcto o no.
Cuando termino de
ver la película, me dispongo a averiguar sobre el hecho, y no solo el caso es
real, sino que esta la filmación original de las cámaras de seguridad del local
que lo comprueban. Y eso no es lo peor: hubo 70 casos más en todo Estados
Unidos.
A todos los
amantes de la psicología esta película seguramente los dejará con la boca
abierta, y debatiendo un rato largo.
Las actuaciones
son muy buenas y convincentes, y aunque el director no pretende tomar partido
emitiendo juicio de valor sobre las personas involucradas, hace un buen trabajo
dándonos pequeñas pistas sobre la personalidad de la manager del local, para
tratar de entender un poco más.
Una lástima
que Compliance haya pasado por debajo del radar casi por
completo. Es una de las mayores pruebas que confirman la estupidez humana que
vi en cine en los últimos años.
…At a fairly early point, director Craig Zobel chooses to reveal that "Officer
Daniels" is not a real cop at all (no kidding), but an ordinary guy,
flat-voiced, soft-spoken, who's building himself a sandwich in his kitchen.
There is no suggestion that he's sexually aroused. He isn't a breather. He
walks outside to have a cigarette; reluctant to smoke in the house? His voice
is insistent. He creates a scenario in which his fellow cops and the
"victim" are searching her house to see if she left the money at
home. His description of this search demonstrates how radio drama can be more
absorbing than television drama, because we visualize events in our minds that
are more real than any film or video could possibly be…
Most of the time, I am irritated when a movie proclaims to be
"based on a true story." In many cases, it's a gratuitous marketing
ploy. For Compliance, however, it's useful information. Unlike many
"based on true stories," this one closely follows the established
record. More importantly, without such a disclaimer, the viewer would be
inclined toward eye-rolling. The truth can indeed be stranger than fiction and,
in this case, were the story to have originated in the imagination of the
screenwriter, it could rightfully be criticized as artificial and contrived.
But, disturbing and unlikely as it may be, this stuff actually happened, and
pretty much as Craig Zobel relates it…
In questa
fondamentale pellicola non si raccontano eventi bizzarri o gli strani scherzi
che può fare il caso. Qui le parole in sovrimpressione ISPIRATO A FATTI REALI
fanno venire i brividi. E’ un film che resta appiccicato alla pelle,
penetra subdolo sotto la cute ed accompagna lo spettatore per giorni e giorni,
trasmettendogli tutta la viscida angoscia e l’assoluta impotenza dell’umano.
Craig Zobel
sceglie di dirigere senza la minima traccia di enfasi, metafore o virtuosismi
registici. Si nasconde dietro la telecamera, svanisce, diventa anonimo,
potrebbe non esistere. Ma questa precisa scelta ha un suo senso, oltre ad una
ragion d’essere fondamentale. Non la vediamo la sua mano, ma per tutta la
durata del film sembra ripeterci:
“Guardate
di cosa siamo (in)capaci..”
Dikotomiko
non accennerà minimamente ai fatti narrati, perché tra le centinaia di migliaia
di nostri aficionados ci sarà di certo qualcuno che deciderà di vedere il film
dopo aver letto queste righe. E vogliamo che i suoi occhi siano più vergini dei
nostri, davanti a Compliance.
Questo è un
film politico, uno dei più politici e radicali degli ultimi anni.
La divisa.
L’autorità.
Il potere.
L’ordine.
Condizionano
le nostre vite senza neanche più il bisogno di esserci. Di essere.
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