martedì 23 febbraio 2021

Compliance - Craig Zobel

si inizia sorridendo, sembra un filmetto per ragazzi, come tanti, due battute, tre sorrisi, il lavoro da Merdonald.

ancora non sai quale film dell'orrore stai per vedere, non l'orrore dei film pieni di sangue a litri, no, peggio, è "solo" l'orrore quotidiano, l'abusata banalità del male.

obbedire agli ordini è facile, non c'è responsabilità, dire no sembra impossibile, essere scelti come kapò dall'autorità costituita (costituita da chi?) è un onore, collaborare con la polizia è un dovere senza se e senza ma.

Becky è l'agnello sacrificale dell'ufficiale Daniels, come se fosse un test psico-comportamentale, ah, se lo fosse...

un film politico, sull'obbedienza, sul potere, un film che fa star male chi lo guarda, ma è necessario soffrire, per capire.

se resti indifferente, beh!, fatti fare qualche controllo.

buona, imperdibile, visione - Ismaele


 

 

 

Usciti dalla sala sconvolti da quella che potrebbe essere facilmente giudicata come stupidità dei personaggi che reggono la storia, nonché un poco delusi da un finale didascalico che mira a chiudere la storia con spiegazioni non necessarie, ci si ritrova a pensare a quanto la strategia della paura, propagandata con un certo successo anche alle nostre latitudini da media e politica, possa ancora oggi generare mostri anche tra le persone più miti.
Un thriller politico nel senso ampio del termine.

La protagonista Dreama Walker, già co-protagonista della sitcom “Don’t Trust the Bitch in Apartment 23”, se la cava ottimamente nel ruolo di una ragazza sveglia e polemica che si ritrova vittima – a un certo punto asservita – di una vicenda la cui logica le sfugge sin dai primi momenti. Non le è da meno Ann Dowd, qualche ruolo al cinema e soprattutto molto teatro nel suo curriculum, che rende con grande efficacia il personaggio di Sandra nella sua cieca obbedienza che la trasforma da severa gerente a crudele quanto acritica aguzzina...

da qui

 

…Se me hizo bastante difícil digerir lo que mis ojos estaban viendo, pensando constantemente “esto no puede ser real”. No puede haber gente tan sumisa, tan ignorante, con tanto verticalismo y obediencia extrema a la autoridad, sin cuestionamientos, sin el más mínimo reparo por preguntarse si lo que está haciendo es correcto o no.

Cuando termino de ver la película, me dispongo a averiguar sobre el hecho, y no solo el caso es real, sino que esta la filmación original de las cámaras de seguridad del local que lo comprueban. Y eso no es lo peor: hubo 70 casos más en todo Estados Unidos.

A todos los amantes de la psicología esta película seguramente los dejará con la boca abierta, y debatiendo un rato largo.

Las actuaciones son muy buenas y convincentes, y aunque el director no pretende tomar partido emitiendo juicio de valor sobre las personas involucradas, hace un buen trabajo dándonos pequeñas pistas sobre la personalidad de la manager del local, para tratar de entender un poco más.

Una lástima que Compliance haya pasado por debajo del radar casi por completo. Es una de las mayores pruebas que confirman la estupidez humana que vi en cine en los últimos años.

da qui

 

At a fairly early point, director Craig Zobel chooses to reveal that "Officer Daniels" is not a real cop at all (no kidding), but an ordinary guy, flat-voiced, soft-spoken, who's building himself a sandwich in his kitchen. There is no suggestion that he's sexually aroused. He isn't a breather. He walks outside to have a cigarette; reluctant to smoke in the house? His voice is insistent. He creates a scenario in which his fellow cops and the "victim" are searching her house to see if she left the money at home. His description of this search demonstrates how radio drama can be more absorbing than television drama, because we visualize events in our minds that are more real than any film or video could possibly be…

da qui

 

Most of the time, I am irritated when a movie proclaims to be "based on a true story." In many cases, it's a gratuitous marketing ploy. For Compliance, however, it's useful information. Unlike many "based on true stories," this one closely follows the established record. More importantly, without such a disclaimer, the viewer would be inclined toward eye-rolling. The truth can indeed be stranger than fiction and, in this case, were the story to have originated in the imagination of the screenwriter, it could rightfully be criticized as artificial and contrived. But, disturbing and unlikely as it may be, this stuff actually happened, and pretty much as Craig Zobel relates it…

da qui

 

In questa fondamentale pellicola non si raccontano eventi bizzarri o gli strani scherzi che può fare il caso. Qui le parole in sovrimpressione ISPIRATO A FATTI REALI fanno venire i brividi.  E’ un film che resta appiccicato alla pelle, penetra subdolo sotto la cute ed accompagna lo spettatore per giorni e giorni, trasmettendogli tutta la viscida angoscia e l’assoluta impotenza dell’umano.

Craig Zobel sceglie di dirigere senza la minima traccia di enfasi, metafore o virtuosismi registici. Si nasconde dietro la telecamera, svanisce, diventa anonimo, potrebbe non esistere. Ma questa precisa scelta ha un suo senso, oltre ad una ragion d’essere fondamentale. Non la vediamo la sua mano, ma per tutta la durata del film sembra ripeterci:

“Guardate di cosa siamo (in)capaci..”

Dikotomiko non accennerà minimamente ai fatti narrati, perché tra le centinaia di migliaia di nostri aficionados ci sarà di certo qualcuno che deciderà di vedere il film dopo aver letto queste righe. E vogliamo che i suoi occhi siano più vergini dei nostri, davanti a Compliance.

Questo è un film politico, uno dei più politici e radicali degli ultimi anni.

La divisa.

L’autorità.

Il potere.

L’ordine.

Condizionano le nostre vite senza neanche più il bisogno di esserci. Di essere.

da qui 


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