La tribuna del cinema, il battagliero periodico dell'Associazione nazionale autori cinematografici pubblica nel suo secondo numero questo articolo di Federico Fellini sulla censura. Pensiamo sia interessante riportarlo in questa rubrica per i concetti espressi, e soprattutto per l'autorevole e polemica figura del suo autore.
La censura è
un modo di conoscere la propria debolezza e insufficienza intellettuale.
La censura è sempre uno strumento politico, non è certo uno strumento
intellettuale. Strumento intellettuale è la critica, che presuppone la
conoscenza di ciò che si giudica e combatte.
Criticare non è distruggere, ma ricondurre un oggetto al giusto posto nel
processo degli oggetti.
Censurare è distruggere, o almeno opporsi al processo del reale.
La censura seppellisce nell'archivio i soggetti che vuole seppellire e
impedisce loro indefinitamente di diventare realtà. Non importa che quattro o
cinque intellettuali si leggano e si scaldino in cuore tali soggetti; essi non
sono divenuti realtà per il pubblico, hanno mancato quindi alla vera realtà.
La censura non si giustifica neppure come espressione della volontà di un
popolo intero che, considerando di avere superate criticamente certe posizioni
e certi rapporti, mette fuori dai propri confini testi e documenti di tale
cultura, come chi gettasse dalla finestra i libri che ha già letto e che
considera come sciocchi e decaduti.
Fermo restando che non può essere impedita la circolazione delle idee, si
tratta di vedere se e in che limite può essere proibita la circolazione ai
fatti e forme e stimoli ed esibizioni, visioni e perversioni dell'erotico, del
macabro e dell'orrido.
Proibire certi films, per motivi che riguardano forse più la loro stupidità che
la loro carnalità, è l'autodifesa che ognuno deve esercitare per poco che tenga
a sé. Naturalmente, proibire questi films non sarà un'impresa che potrà bastare
a metterci il cuore in pace; si tratterà di andare più a fondo nelle cause di
quella stupidità e di quella eroticità e di scuotere l'inerzia che ne è sempre
alla base.
C'è dunque non un problema della censura, ma un problema della pulizie e
dell'intelligenza.
Il problema della censura cinematografica in Italia, come nel resto del mondo,
è tutto contenuto nei termini della circolazione delle idee ed è su questo punto
che è un problema attuale e scottante.
Bisogna onestamente riconoscere che il problema della censura cinematografica
non sarebbe così importante se si trattasse di battersi per i centimetri di
bikini di un'attrice i per il modo di ballare di una "soubrette". A
questo proposito si tratta semmai di constatare fino a che punto la censura in
tutti i paesi viene allegramente giocata e come essa serva a stimolare la
fantasia più morbosa per trovare modi pornografici che non cadano nella lettera
dei vari codici. C'è dunque semmai da richiamare l'attenzione sul fatto che la
censura in questo campo deve essere intelligente, e ispirata a metodi
suscettibili di evoluzione.
Ma il problema della censura è un altro. Per esempio, la censura applicata alle
idee è né più né meno che un sistema di violenza sul quale è perfettamente
ozioso fare disquisizioni morali.
La censura politica non ha d'altra parte mai portato fortuna a chi se ne è
servito per difendersi in mancanza di argomenti. Per quanto riguarda il Cinema,
arte espostissima e fragilissima, non dobbiamo d'altra parte avere troppa
fiducia nella forza naturale delle idee.
C'è una censura italiana che non è invenzione di un partito politico ma che è naturale
al costume stesso italiano.
C'è un atteggiamento italiano, presente in tutti noi, che la censura riflette,
ed è il negarci all'autocritica, il credere nel privilegio di essere italiani e
nella virtù del cielo azzurro.
C'è, oltre all'orgoglio e all'euforia, o all'eccessiva rassegnazione, il timore
dell'autorità e del dogma, la sottomissione al canone e alla formula, che ci
hanno fatto molto ossequienti.
Tutto questo conduce dritti alla censura.
Se non ci fosse la censura gli italiani se la farebbero da soli.
C'è poi la censura come strumento politico e ci sono i problemi attuali del
neorealismo.
La nota caratteristica del neorealismo è che non solo vuole contemplare il
mondo ma anche trasformarlo. Il neorealismo mette in cima al suo programma
quella che in fondo è stata, sempre, la forza dell'arte. L'Italia è un Paese
estremamente carico di situazioni dolorose o insomma si problemi da risolvere,
ed è naturale che qui ci sia più ispirazione per un artista che voglia non solo
contemplare il mondo ma, anche trasformarlo. Le opposizioni che gli si fanno
riguardano la resistenza di certi ceti a essere trasformati e a rinunciare a
certi privilegi. Sarebbe ora che anche il partito che in Italia è alla
maggioranza rinunziasse decisamente a certi privilegi. Ma il neorealismo è un
movimento che è inserito attivamente nel processo di trasformazione di una
società e, nato per la battaglia, non può invocare la via pacifica di altre
arti.
Il problema della censura in Italia è il problema del neorealismo nel senso che
sta per esserci un neorealismo per ogni partito. Se bisogna ammettere la lotta
dei partiti bisogna ammettere la lotta dei neorealismi.
Nel campo cinematografico, una tale lotta finirà probabilmente per essere
combattuta con le armi più sleali.
Il problema oggi per l'Italia è di ripristinare dialogo, circolazione,
espressione e libertà.
(Federico
Fellini, "Appunti sulla censura" in La Tribuna del Cinema,
n° 2, agosto 1958)
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