un piccolo film basato su un romanzo di Giancarlo Fusco, racconta le storie di un po' di mafiosi espulsi dagli Usa in Sicilia, alternando le gesta negli Usa e le miserie dopo il ritorno in Italia.
niente di speciale, ma ci sono codse interessanti.
buona (mafiosa) visione - Ismaele
1951: il tribunale di New York celebra un processo contro
un nutrito gruppo di italo-americani accusati di appartenere alla malavita. Non
riuscendone a provare la colpevolezza, la Corte attribuisce loro il marchio di
"indesiderabili" e li condanna al rimpatrio in Italia. 120 finiscono
su una nave diretta a Genova, dove dopo due settimane ad accoglierli c'è una
folla di giornalisti, fotografi e semplici curiosi. Giancarlo Fusco è li per
scrivere un pezzo per "Il Secolo XIX" e si mette ad intervistare gli
"indesiderabili", tra cui riconosce Ezio Taddei, anarchico e suo
ex-compagno di liceo. Il pezzo diviene un'inchiesta.
Scimeca, regista apprezzato per le sue opere precedenti,
compie un passo falso. Guidato dalla buona intenzione di rivisitare un periodo
della storia italiana leggendolo dalla parte dei gangster di mezza tacca
realizza un film confuso e zeppo di sparatorie alla rinfusa a cui neppure un
Catania e un Gallo sottotono o il cameo di Vincent Schiavelli riescono a
iniettare vitalità. Due stelle di stima
"Gli indesiderabili è
un'operazione su commissione, voluta dal produttore Galliano Juso. Ero
interessato a misurarmi con la pellicola di genere ma per me il cinema è
altro"[...]"Gli indesiderabili è un film di transizione, un gangster
movie, alla maniera di un autore italiano, dove cinema e cultura orale si
contagiano". Pasquale Scimeca, con onestà, così commentò la prossima
uscita del suo ultimo lavoro. Non un giudizio di valore (non si tratta di un
folle suicida), ma un dato di fatto che può permettere di inquadrarlo nel
corpus, non indifferente, della sua opera…
…Gli Indesiderabili mostra la faccia più desolante del
cinema italico, un regista come Scimeca, in balia già di una produzione
stentata, di una distribuzione al limite dell'inesistenza (e di un doppiaggio,
ancora una volta, da vomito), alla fine annichilito da attori che, abituati a
far imputridire un teatro morto di suo, spingono nella fossa un cinema, quello
nazionale, nato moribondo e santificato prematuramente. Marcello Mazzarella è
l'unico ad uscirne con l'onore delle armi. Dopo esser stato icona-Proust per
Ruiz, qui è il doppio di Rodolfo Valentino.
Dopo il bel Placido Rizzotto, Scimeca prosegue la sua opera di
ricostruzione di brani poco noti del passato italiano, e di ripensamento del
cinema politico. Stavolta si appoggia a un affascinante reportage di Giancarlo
Fusco, Gli indesiderabili (1962) recentemente ristampato da Sellerio. Vi si
raccontano le vicende di vari mafiosi italoamericani rimpatriati dal governo
degli USA appunto come “indesiderabili”: gangster di mezza tacca, per lo più,
con un passato sanguinario e un presente di lenta decadenza. Il regista mette
dunque in scena lo stesso Fusco (Catania), mentre indaga i destini di Lily
Valente (Mazzarella) che vendica il padre gelataio, di Lu Grisafi (Albanese)
raggiunto dai killer fino in Sicilia, e il destino che accomuna un mafioso
codardo (Gallo) e il suo garante (Scaldati). Le vicende narrate sono
appassionanti, e certe atmosfere di America sognata suggestive. Ma Scimeca non
controlla la complessa costruzione corale a flashback, spreca un cast
meraviglioso, traspone piattamente certi dialoghi del libro con effetti
artificiosi. La sua naïveté non è commovente né “brechtiana”, e alcune parti
risultano tirate via o posticce. Casuali, ma da pensarci su, le parentele con
gli ultimi film di Paolo Benvenuti e di Ciprì e Maresco.
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