Joshua Oppenheimer lo fa raccontare agli assassini, che entrano nel ruolo di star, orgogliosi delle proprie azioni.
che si pentano o facciano finta non so, di sicuro è originale e riuscito il modo di far "confessare" quei criminali (o quegli eroi, il punto di vista è tutto), che diventano attori di se stessi.
merita di sicuro la visione - Ismaele
ps: per un ripasso veloce di quella storia si può leggere Noam Chomsky (da qui)
…Qualcuno potrebbe vedere nella trovata di Oppenheimer
una provocazione in stile Michael Moore ma "The Act of Killing",
nonostante le immagini forti, è molto più asciutto. Gli autori-intervistatori
restano in disparte lasciando i "protagonisti", criminali mai pentiti
(e mai puniti) liberi di esprimere le loro opinioni sui loro delitti passati,
adducendo ragioni ben poco plausibili (da notare anche il discutibile
significato di "uomo libero" attribuito alla parola gangster). Eppure durante le
lunghe sequenze in cui le varie uccisioni vengono riprodotte ci sono anche
momenti rivelatori in cui Congo mostra vero disagio nel trovarsi
"dall'altra parte", come se non ci avesse mai riflettuto più di tanto
(col regista che pazientemente, comunque, gli ricorda che le vere vittime non
stavano recitando e quindi non venivano aiutate dallo stop del regista).
Il risultato è un film che mette sicuramente a dura prova lo spettatore, decisamente innovativo nella sua ricerca di nuovi percorsi per raccontare ciò che molto spesso si presenta come irraccontabile.
Il risultato è un film che mette sicuramente a dura prova lo spettatore, decisamente innovativo nella sua ricerca di nuovi percorsi per raccontare ciò che molto spesso si presenta come irraccontabile.
…Soberbia
puesta en escena de uno de los hechos más absurdamente diabólicos de la segunda
mitad del último siglo. Si de mí dependiera sería de visionado obligatorio en
cada colegio por su mensaje; y en cada facultad de cine, por la brillantez de
su forma.
…Guardano in
macchina e mettono in scena le torture, si divertono a mimare con la voce il
suono orrido, rauco ed infinito che esce da una gola umana durante lo
sgozzamento. Hanno una memoria così vivida che riescono ad impersonare le loro
vittime, specie nelle convulsioni e nelle urla di dolore.
Non sono le pur insostenibili
descrizioni delle torture e delle esecuzioni a disturbare di più, no. È
l’atteggiamento degli ex-carnefici davanti alla telecamera, la loro allucinante
simpatia, il loro mostrarsi nonni affettuosi o freak obesi, padri di famiglia
disincantati o guappi in divisa paramilitare, compagnoni allupati e misogini,
che accidentalmente hanno dovuto versare fiumi di sangue ed accatastare
centinaia di cadaveri perchè era la cosa giusta da fare, senza se e senza ma.
Non temono il
giudizio della storia, loro la hanno fatta, la storia, loro hanno vinto.
Il racconto della
banalità del male porta alla luce la demenza del male. Una ferocia decerebrata
oltre l’immaginabile, paragonabile alla spietata incoscienza di un bambino che
strappa le ali ad un insetto e ride felice…
…Son varios de estos últimos los entrevistados en The Act of Killing, estremeciendo de entrada la
impunidad y ligereza con que detallan sus torturas y asesinatos de comunistas,
que rondan el millar en el caso de Anwar Congo; el individuo mejor dispuesto,
por pura inconsciencia, a exponerse ante el objetivo de Oppenheimer.
Las declaraciones de Congo y
compañía resultan de sumo interés por cuanto ejemplifican a la perfección la
banalidad del mal sobre la que escribió Hannah Arendt a propósito del nazi
Adolf Eichmann; la normalidad con la que en determinadas épocas y bajo
determinados regímenes el mal puede practicarse, relativizarse y hasta
justificarse…
Like Claude Lanzmann's
otherwise incomparable Shoah, Joshua Oppenheimer's bracing documentary
The Act of Killing reanimates a historical catastrophe without leaning
on archival footage. In relying primarily on testimonials grounded at the site
of violence, both films argue for a more radical than usual method of bearing
witness to unspeakable genocides--in this case, the murder of nearly a million
communists, intellectuals, and ethnic Chinese in mid-1960s Indonesia by a cadre
of paramilitaries and gangsters who were backed by an American-funded military
and subsequently never brought to trial. Yet as much as each project seeks to
drag a monstrous past into the light by shooting at the present scene of the
crime, Oppenheimer's work is given an even more surreal kick by virtue of the
incredible status still afforded to members of the killing squads,
politically-connected goons who openly boast of their murders to anyone within
earshot, including the film crew…
continua qui
Dovrei rivederlo sottotitolato in italiano. Originale lo è di sicuro, e certi momenti (come quello dello sterminio di massa) lasciano il segno. Ricordo però, che nel complesso non mi aveva convinto molto.
RispondiEliminaquest'anno dovrebbe uscire un altro suo film su una famiglia di sopravvissuti allo sterminio del 1965 in Indonesia di fronte agli assassini (http://www.imdb.com/title/tt3521134/?ref_=nm_flmg_dr_1).
Eliminaaspetto quello per un giudizio complessivo, completo, direi.
questo film merita, ma per me non è il capolavoro assoluto che dicono in tanti
"non è il capolavoro assoluto che dicono in tanti"...
EliminaE mi pare che siamo d'accordo :)
ogni tanto si può anche essere d'accordo :)
EliminaConcordo con ViS e con te, Ismaele: non è il capolavoro assoluto che dicono in tanti, però dal punto di vista cinematografico fa paura e anzi hai ragione da vendere quando parli del diventare attori di se stessi, in poche parole hai centrato più di quanto sia riuscito a fare io questo documentario: diventare attori di se stessi, alienarsi, trasfigurare uno sterminio nel cinema e, forse, mostrare la potenza o l'innegabile limite della settima arte.
RispondiEliminaPer me una delle massime visioni dell'anno, almeno fino ad adesso.
RispondiEliminaMonumentale.
@ poor Yorick e @ Caden Cotard:
RispondiEliminadice il regista :"I think it's our obligation as filmmakers, as people investigating the world, to create the reality that is most insightful to the issues at hand. Here are human beings, like us, boasting about atrocities that should be unimaginable. And the question is: Why are they doing this? For whom are they doing this? What does it mean to them? How do they want to be seen? How do they see themselves? And this method was a way of answering those questions...I think it almost stops being a documentary altogether. It becomes a kind of hallucinatory aria, a kind of fever dream...[that] transcends documentary."
(http://www.imdb.com/name/nm1484791/bio?ref_=nm_dyk_qt_sm#quotes)
mi viene in mente "Cesare deve morire", anche lì una messa in scena, lì di perdenti, qui di vincitori.
mi viene in mente anche la "Truth and Reconciliation Commission" (http://it.wikipedia.org/wiki/Commissione_per_la_Verit%C3%A0_e_la_Riconciliazione_(Sudafrica)), anche quella una rappresentazione, una terapia e una cura, forse.
qui (http://markx7.blogspot.it/2013/12/red-dust-tom-hooper.html) un gran bel film ambientato ai tempi della Commissione