bravissimi i due protagonisti, e, come l'altro film, "Windstruck" riesce a far ridere e commuovere.
forse in qualche momento sembra troppo lungo, ma nel complesso è da vedere, con piacere - Ismaele
Windstruck è un film d'amore e di vento. E di morte.
Per l’impigrito occhio dello spettatore medio occidentale, è almeno “strano”: parte come una divertente e spassosa commedia, a tratti parodistica, narrando la storia di un’agente di polizia, Yeo Kyung-jin (Jun Ji-hyun), che, lanciatasi irruentemente e avventatamente all’inseguimento di un borseggiatore, finisce con l’arrestare l’uomo sbagliato, Go Myung-woo (Jang Hyuk), un quieto professore di fisica in un liceo femminile. Da questo incontro/scontro, il rapporto tra i due sfocia in una bellissima storia d’amore, come lo sono anche i rituali di corteggiamento (tenere e piacevoli le scene in cui loro giocano con l’acqua o quando lei gli porta il pranzo a scuola). Lui è, all’apparenza, più coinvolto, è generoso, dolce, premuroso; preoccupato dal carattere impetuoso di Yeo Kyung-jin e dalla foga incontrollabile che ella mette nel suo lavoro, appena può la segue per aiutarla nei casi più pericolosi. Mentre lei mostra un atteggiamento aggressivo e scostante, tipico di chi ha vissuto una dolorosa esperienza (la gemella, dal carattere diametralmente opposto, morta tempo addietro)…
Per l’impigrito occhio dello spettatore medio occidentale, è almeno “strano”: parte come una divertente e spassosa commedia, a tratti parodistica, narrando la storia di un’agente di polizia, Yeo Kyung-jin (Jun Ji-hyun), che, lanciatasi irruentemente e avventatamente all’inseguimento di un borseggiatore, finisce con l’arrestare l’uomo sbagliato, Go Myung-woo (Jang Hyuk), un quieto professore di fisica in un liceo femminile. Da questo incontro/scontro, il rapporto tra i due sfocia in una bellissima storia d’amore, come lo sono anche i rituali di corteggiamento (tenere e piacevoli le scene in cui loro giocano con l’acqua o quando lei gli porta il pranzo a scuola). Lui è, all’apparenza, più coinvolto, è generoso, dolce, premuroso; preoccupato dal carattere impetuoso di Yeo Kyung-jin e dalla foga incontrollabile che ella mette nel suo lavoro, appena può la segue per aiutarla nei casi più pericolosi. Mentre lei mostra un atteggiamento aggressivo e scostante, tipico di chi ha vissuto una dolorosa esperienza (la gemella, dal carattere diametralmente opposto, morta tempo addietro)…
…Un po' troppo strappalacrime nell'ultima
parte e molto basato, come nota giustamente la recensione di “Han Cinema” [1],
sulla recitazione di buon livello, l’avvenenza, l’abilità nel ruolo di commedia
di Jun Ji-Yun, alquanto accattivante nelle sue nevrosi di poliziotta non
sempre all'altezza dell'immagine di superefficienza che si vorrebbe dare; di
orfana di una sorella gemella deceduta per essersi scambiata con lei e insomma
anche in questo caso origine di un senso di colpa; oltre che di innamorata
dapprima felice e poi sofferente.
Con una miscela di motivi (di cui sopra) e
di generi (poliziesco, comedy, fantasy, racconto
romantico) e non del tutto stringente sul piano della struttura narrativa, non
di meno è un film, pur commerciale, realizzato con tatto nei confronti dei
sentimenti dei personaggi…
…The problem is that neither Kwak, nor anyone else involved in this film
could think of a good enough filler plot as an excuse for us to watch two
pretty people fall in love. The audience is forced through awkward tonal shifts
as the romantic comedy moments give way to Michael Bay type cop action scenes
with a reckless Kyung-jin kicking criminal ass. Sure, an action movie can have
romance, but it’s simply odd when the same film has one sweet moment where our
two leads dance around in the rain to the oldies song ‘Stay,’ and then a
gruesome murder scene soon thereafter. It recalls those script filler moments
in My Sassy Girl when Cha Tae-hyun reads Jeon’s amateur
screenplays and imagines the overlong movie sequences, however, without any of
the irony.
When the second half of the film
descends into melodrama, audiences should be pleased to find it convincing,
emotional, and relatively unique. It has a distinctively different angle from
the normally contrived plot turn that breaks the characters up so they can
dramatically get back together again. Kwak takes a risk with a plot turn that
does not allow a neat, predictable happy ending.
But again, this half comes with its
share of problems when the film runs on for far too long, indulges in
heavy-handed scenes and even makes its viewer sick of Jeon Ji-hyun’s frequent
weeping. Kwak finds an absolutely perfect and satisfying way to end the film,
but did we really have to wade through all the fat and unnecessary tangents to
get there?
da qui
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