un film adrenalinico, in 24 ore si svolge il dramma.
Hassan e Issam (padre e figlio) devono fare un lavoretto da niente, che poi diventa una fatica di Sisifo, il problema sembra risolto, ma subito dopo riappare ancora più grande.
una notte da dimenticare per i due, un gran film, opera prima, da ricordare per noi.
buona (imperdibile) visione - Ismaele
Il primo lungometraggio di Kamal
Lazraq – vincitore del Premio della Giuria nella sezione Un
certain Regard al Festival di Cannes 2023 – è un
ritratto della condizione e quotidianità del mondo nordafricano, in questo caso
del Marocco. Lazraq si focalizza su immagini crude e
violente soprattutto nella prima parte, dove il rapporto
uomo-animale sembra essere il fulcro del film (sulla scia di Amores
Perros), per poi trasformarsi in un racconto notturno, un
rapido susseguirsi di eventi e situazioni.
Molto interessanti l’intraprendenza di
Hassan e il legame paterno con Issam, un aspetto con molti
piani di ascolto e poche parole. La regia ci guida in un limbo, ci
fa incastrare nelle strette maglie dell’opera coinvolgendoci quasi
direttamente. Il climax notturno possiede un senso
grottesco che affoga silente nel paradosso e in una
sottile ironia ispirata dalla violenza suburbana.
L’arrivo del giorno rende Noir Casablanca “apparentemente” più
dolce.
Religione, spiritualità e purificazione sono
temi molto forti, trascendentali e singolarmente risolutivi. Insieme offrono
uno sguardo penetrante e sincero sulla vita marocchina, mettendola
a nudo senza banalità e con un realismo scrupoloso e
avvincente.
…Forte dell’autenticità delle interpretazioni dei suoi
attori non professionisti, impreziosito dalla colonna sonora della talentuosa
cantautrice francese P.R2B e immerso in una notte buia come la pece tagliata da
affilati lampi di luce e neon, Noir Casablanca è un’odissea
ansiogena capace di tenere incollati alla poltrona lo spettatore di turno.
L’unità e la linearità della narrazione che si sviluppa nell’arco di qualche
ora sino all’alba del giorno dopo aumenta in maniera esponenziale la
temperatura emotiva, la suspence e il livello di coinvolgimento del fruitore
attraverso l’impatto del qui ed ora dettato proprio dal fattore cronologico.
Sta in questa capacità di trascinare con sé il pubblico per l’intera durata di
una timeline, che sembra una corsa ad ostacoli contro il tempo tra imprevisti e
criminali di ogni sorta, il punto di forza di questo meritevole di attenzioni
esordio nel lungometraggio di un regista che si era già fatto notare con i
pluripremiati cortometraggi realizzati in precedenza…
…Kamal Lazraq sovrappone ai modelli
classici del cinema nero americano la disperata realtà sociale del Marocco
contemporaneo. Il disagio economico e la miseria hanno condotto molte persone
ai margini della società, in una terra in cui le attività illegali trovano
manodopera a basso costo per qualsiasi crimine. La presenza di bande di
gangster nei quartieri più poveri della capitale è ormai un fenomeno diffuso e
molti degli attori del film provengono proprio da questo degradato tessuto
sociale, popolato da uomini che hanno ormai abbandonato ogni speranza di
riscatto.
La narrazione è tutta incentrata
sull’azione, con dialoghi scarni, essenziali e personaggi spesso intrappolati
in situazioni che lasciano poco spazio di movimento e poco tempo per decidere
che strada prendere. Gli stilemi classici della letteratura e del cinema noir
americano, che rivivono ancora all’interno delle rivisitazioni post-moderne di
Quentin Tarantino e dei fratelli Coen, sono alla base dell’opera di Kamal
Lazraq. Il regista utilizza l’estetica notturna tipica del genere, con una
fotografia cupa e opprimente, che contribuisce a disorientare lo sguardo e
l’anima dei personaggi, conducendoli verso pericolose derive e sconcertanti
approdi.
Un gangster movie rarefatto e
angosciante, caratterizzato da inquadrature statiche, primi piani incisivi,
strade anonime e locali malfamati. Ciò che rende l’universo di Noir
Casablanca particolare e la totale assenza di redenzione. I
personaggi si muovono all’interno di un orizzonte nero e occluso, in un
microcosmo autoreferenziale che assume i connotati di una prigione
esistenziale.
…A sorprendere in Noir Casablanca non
è tanto la messa in scena, che esteticamente pesca dal cinema criminale delle periferie e del global cinema da festival, quanto l’intensità delle performance attoriali.
Abdellatif Masstouri nel ruolo di Hassan e Ayoub Elaid in quello di Issam, ma
anche gli altri personaggi secondari hanno un fascino pasoliniano sullo
schermo, creando un effetto di realismo impattante. La scelta di Kamal Lazraq
di insistere coi primi piani fa emergere gli innumerevoli lati emotivi sommersi
nelle rughe, nelle espressioni degli attori che affrontano deviazioni sempre
più impegnative. Eppure, si sa, che un viaggio non ha nulla a che fare con il
raggiungimento della meta. Anche se il cadavere verrà fatto sparire, saranno
riusciti Hassan e Issam a disfarsi del rancore che sta decomponendo il loro
rapporto, l’uno incapace di accettare il punto di vista del figlio, l’altro
cieco di fronte alla sofferenza e ai limiti di suo padre? La risposta si
troverà nell’ultimo, teso sguardo dei protagonisti e nell’ultima inquadratura
di Noir Casablanca, un mondo nel quale vige la legge
del cane mangia cane.
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