giovedì 18 dicembre 2025

Noir Casablanca - Kamal Lazraq

un film adrenalinico, in 24 ore si svolge il dramma. 

Hassan e Issam (padre e figlio) devono fare un lavoretto da niente, che poi diventa una fatica di Sisifo, il problema sembra risolto, ma subito dopo riappare ancora più grande.

una notte da dimenticare per i due, un gran film, opera prima, da ricordare per noi.

buona (imperdibile) visione - Ismaele

 

 

Il primo lungometraggio di Kamal Lazraq – vincitore del Premio della Giuria nella sezione Un certain Regard al Festival di Cannes 2023 – è un ritratto della condizione e quotidianità del mondo nordafricano, in questo caso del Marocco. Lazraq si focalizza su immagini crude e violente soprattutto nella prima parte, dove il rapporto uomo-animale sembra essere il fulcro del film (sulla scia di Amores Perros), per poi trasformarsi in un racconto notturno, un rapido susseguirsi di eventi e situazioni.

Molto interessanti l’intraprendenza di Hassan e il legame paterno con Issam, un aspetto con molti piani di ascolto e poche parole. La regia ci guida in un limbo, ci fa incastrare nelle strette maglie dell’opera coinvolgendoci quasi direttamente. Il climax notturno possiede un senso grottesco che affoga silente nel paradosso e in una sottile ironia ispirata dalla violenza suburbana. L’arrivo del giorno rende Noir Casablanca “apparentemente” più dolce.

Religionespiritualità e purificazione sono temi molto forti, trascendentali e singolarmente risolutivi. Insieme offrono uno sguardo penetrante e sincero sulla vita marocchina, mettendola a nudo senza banalità e con un realismo scrupoloso e avvincente.

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Forte dell’autenticità delle interpretazioni dei suoi attori non professionisti, impreziosito dalla colonna sonora della talentuosa cantautrice francese P.R2B e immerso in una notte buia come la pece tagliata da affilati lampi di luce e neon, Noir Casablanca è un’odissea ansiogena capace di tenere incollati alla poltrona lo spettatore di turno. L’unità e la linearità della narrazione che si sviluppa nell’arco di qualche ora sino all’alba del giorno dopo aumenta in maniera esponenziale la temperatura emotiva, la suspence e il livello di coinvolgimento del fruitore attraverso l’impatto del qui ed ora dettato proprio dal fattore cronologico. Sta in questa capacità di trascinare con sé il pubblico per l’intera durata di una timeline, che sembra una corsa ad ostacoli contro il tempo tra imprevisti e criminali di ogni sorta, il punto di forza di questo meritevole di attenzioni esordio nel lungometraggio di un regista che si era già fatto notare con i pluripremiati cortometraggi realizzati in precedenza…

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…Kamal Lazraq sovrappone ai modelli classici del cinema nero americano la disperata realtà sociale del Marocco contemporaneo. Il disagio economico e la miseria hanno condotto molte persone ai margini della società, in una terra in cui le attività illegali trovano manodopera a basso costo per qualsiasi crimine. La presenza di bande di gangster nei quartieri più poveri della capitale è ormai un fenomeno diffuso e molti degli attori del film provengono proprio da questo degradato tessuto sociale, popolato da uomini che hanno ormai abbandonato ogni speranza di riscatto.

La narrazione è tutta incentrata sull’azione, con dialoghi scarni, essenziali e personaggi spesso intrappolati in situazioni che lasciano poco spazio di movimento e poco tempo per decidere che strada prendere. Gli stilemi classici della letteratura e del cinema noir americano, che rivivono ancora all’interno delle rivisitazioni post-moderne di Quentin Tarantino e dei fratelli Coen, sono alla base dell’opera di Kamal Lazraq. Il regista utilizza l’estetica notturna tipica del genere, con una fotografia cupa e opprimente, che contribuisce a disorientare lo sguardo e l’anima dei personaggi, conducendoli verso pericolose derive e sconcertanti approdi.

Un gangster movie rarefatto e angosciante, caratterizzato da inquadrature statiche, primi piani incisivi, strade anonime e locali malfamati. Ciò che rende l’universo di Noir Casablanca particolare e la totale assenza di redenzione. I personaggi si muovono all’interno di un orizzonte nero e occluso, in un microcosmo autoreferenziale che assume i connotati di una prigione esistenziale.

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A sorprendere in Noir Casablanca non è tanto la messa in scena, che esteticamente pesca dal cinema criminale delle periferie e del global cinema da festival, quanto l’intensità delle performance attoriali. Abdellatif Masstouri nel ruolo di Hassan e Ayoub Elaid in quello di Issam, ma anche gli altri personaggi secondari hanno un fascino pasoliniano sullo schermo, creando un effetto di realismo impattante. La scelta di Kamal Lazraq di insistere coi primi piani fa emergere gli innumerevoli lati emotivi sommersi nelle rughe, nelle espressioni degli attori che affrontano deviazioni sempre più impegnative. Eppure, si sa, che un viaggio non ha nulla a che fare con il raggiungimento della meta. Anche se il cadavere verrà fatto sparire, saranno riusciti Hassan e Issam a disfarsi del rancore che sta decomponendo il loro rapporto, l’uno incapace di accettare il punto di vista del figlio, l’altro cieco di fronte alla sofferenza e ai limiti di suo padre? La risposta si troverà nell’ultimo, teso sguardo dei protagonisti e nell’ultima inquadratura di Noir Casablanca, un mondo nel quale vige la legge del cane mangia cane.

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