sabato 6 dicembre 2025

Othello – Orson Welles

mi è capitato di vedere Othello al cinema, mi sembrava brutto non andarci, e non me ne sono pentito, la sala cinematografica, finchè esiste, è sempre meglio di uno schermo in casa.

la storia è quella di Shakespeare, riguarda Otello, guerriero nero che a Venezia è un idolo.

si sposa con una donna bellissima, Desdemona, sono profondamente innamorati, la felicità è tutta per loro, ma c'è un traditore di nome Jago, uno stratega delle debolezze umane.

Orson Welles è l'ottimo regista, e anche protagonista, in un film che nonostante mille difficoltà di realizzazione è davvero un capolavoro.

non perdetevelo, è Cinema, gioia e stupore per gli occhi e per la mente, promesso.

buona (shakespeariana) visione - Ismaele 

ps1 - il film è sempre d'attualità, i femminicidi sono sempre numerosi, in realtà Desdemona subisce un terribile femminicidio.

ps 2 - provate a pensare che al posto di Jago ci sia Zelensky, col suo fare mellifluo, imperioso e servile insieme, quante cose sapeva prevedere Shakespeare...


 

QUI si può vedere il film completo, in italiano

 

 

…Finalmente nel 1952 porta a termine Othello, girato in tre faticosi anni tra l’Italia (Studi Scalera a Roma con esterni a Venezia, in Toscana, Viterbo, Perugia, Isola di Torcello) e il Marocco (Mogadir, Sali, Mazagan). Il film presentato il maggio di quell’anno al Festival di Cannes ottiene il Grand Prix ex aequo con Due soldi di speranza di Renatò Castellani. Il film-Odissea Othello anche se risente delle difficoltà di produzione, quanto a omogeneità è un capolavoro ispirato. Welles si circondò di collaboratori molto capaci fra cui Michael Mac Lammoir (vecchio amico e maestro) che diede vita a uno Jago straripante e feroce la cui diabolica natura è originata da un’irrisolta sessualità malata. Sazanne Cloutier (Desdemona) in alcune scene è sostituita da Betsy Blair e da Lea Padovani; Joseph Cotten appare nelle vesti di un senatore. Le musiche della colonna sonora sono affidate a Francesco Lavagnino.
Quanto al rapporto Shakespeare-Welles molti trovano confuse e teatrali le trascrizioni wellesiane. Sadoul, pur parlando di 
Othello come di un’opera “che vorrebbe apparire preistorica ma che è più che altro affine a quella di uno zoo con le sue rocce di cartapesta”, lo ritiene “opera di gran lunga migliore e uno dei film più notevoli della serie scespiriana”; Guido Fink ritiene che “le leggende fiorite intorno a Welles (...), grande Scholar scespiriano fin dalla più tenera infanzia appaiono fra le più risibili, e l’indubbia dimestichezza del regista con il poeta risulta invece improntata a una buona dose di antiaccademica disinvolta”.
La critica più recente parla di Othello come di opera imprevedibile “dove (Welles) mette insieme in un montaggio che è un fuoco d’artificio inquadrature girate in tempi e luoghi diversi.” (Adriano Aprà), mentre Enzo Ungari in polemica con André Bazin e i difensori del “cinema-cinema” afferma che “i piani-sequenza di Orson Welles sono soltanto alcuni dei mezzi prodigiosi e molteplici con cui il personaggio ha lavorato per avvolgere il caos della sua esistenza nella logica di un’opera d’arte, la stessa che permette di legare rigorosamente un piano americano di Othello girato a Venezia con il suo contro-campo girato in Marocco.”.
Per altre considerazioni si dovrà aspettare lo stesso Welles che condurrà la propria esegesi in Filming Othello, un documentario che, suggerito a Welles dall’amico e regista Carol Reed nel 1952, vide la luce venticinque anni dopo, nel 1977.

da qui

 

…Un film che è dunque più vicino all’arthouse cinema europeo che non al cinema americano coevo, e che in Europa (e dintorni) trova location reali, storiche, lontane dai set preparati ad hoc nei teatri di posa americani: così Welles può girare a Venezia il matrimonio segreto di Otello e Desdemona nella Chiesa di Santa Maria dei Miracoli, luogo scelto ancora oggi per le nozze da tanti veneziani, può sfruttare il cortile di Palazzo Ducale e la sua Scala dei Giganti, può girare alla Ca’ d’Oro e inquadrare veri, labirintici incroci di canali; può andare in Marocco e sfruttare una cisterna portoghese con apertura circolare sul soffitto per creare una camera da letto simile alla Camera degli sposi di Mantegna, mantenendo altissimo il livello culturale dei suoi riferimenti.[7] La tendenza di Welles a seguire lo sperimentalismo degli autori europei e a rifarsi continuamente a modelli colti del vecchio continente è un aspetto che, se ancora non entrato nei gusti di studios e pubblico durante la crisi di Hollywood negli anni Cinquanta, diventerà un riferimento fortissimo e fondamentale per gli autori della New Hollywood, che cominceranno a lavorare un decennio dopo l’esperienza europea di Welles.[8]

da qui

 

Orson Welles probabilmente è stato il regista più sfortunato della storia del cinema, poichè l'unica volta che poté girare in condizioni produttive normali come tutti gli autori che si rispettino, ha tirato fuori con Quarto Potere (1941), quello che a tutti gli effetti è il miglior film della storia del cinema probabilmente o comunque giù di lì. Ogni sua opera successiva venne paragonata con l'intenzione di sminuirla al suo primo film, non considerando il fatto che non era tanto il regista ad aver subito un calo, ma le condizioni lavorative impietose con ingerenze marcate degli studios e final cut negato in post produzione dove le sue pellicole venivano rimaneggiate brutalmente tanto che ora oggi anche quando si è potuti recuperare qualcosa, comunque non abbiamo dei veri e propri final cut ma versioni che si presumono più vicine alla volontà del regista. Con Othello (1952), secondo adattamento di un'opera di Shakspeare dopo il bellissimo Macbeth (1948), si introducono nuove difficoltà per il regista; i problemi produttivi con soldi che inizialmente vi sono, poi in corso d'opera scompaiono con il risultato di avere delle lavorazioni travagliate. 

Welles era partito con le migliori intenzioni anche questa volta, ma dopo pochi giorni dall'inizio delle riprese il produttore del film va in bancarotta con il risultato che il regista si ritrova al palo con una lavorazione già avviata, decidendo caparbiamente di investire in prima persona nel progetto, arrivando a sospendere per almeno tre volte la lavorazioni per reperire i soldi tramite suoi ingaggi come attore in altri film, giungendo infine dopo circa tre anni di lavorazione ad ultimare l'opera…

da qui

 



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