venerdì 14 novembre 2025

The running man - Edgar Wright

Edgar Wright non delude mai, dai primi film inglesi a quelligirati oltreoceano (come Baby driver).

la storia è tratta da una creazione di Stephen King, di più di mezzo secolo fa, ambientata, che coincidenza nel 2025.

si raccontano le cose come sono, e questo lo rende un film politico.

c'è un modo per sfuggire alla miseria del 99%, partecipare a un programma tv dove si può vincere un sacco di soldi, ma quasi sempre si crepa.

la tv governa il mondo, lo spettacolo fotte le menti delle persone.

fuori dal Sistema qualcuno resiste, a rischio della vita, aiutano Ben, che riesce a fare una rivoluzione, ma non sapremo mai se il Sistema ha previsto tutto, e la sua è solo una rivoluzione colorata.

ottimi tutti gli interpreti, Edgar Wright, con una sceneggiatura a orologeria, è un'eccezionale regista.

un film da non perdere, nessuno se ne pentirà, promesso.

buona (di corsa) visione - Ismaele

ps: il successo popolare di Ben mi ha ricordato quello del Mohicano, il ribelle è sempre nel cuore del popolo.

 

  

Nella tv (spazzatura?) che viene messa in scena, con un occhio a Quiz Show di Robert Redford soprattutto nella prima mezz'ora quando appunto vengono mostrati i vari show televisivi (ma a monte c'è sempre Quinto potere), si insinua lo humor del regista che con il programma "The Americanos" fa la parodia di "The Kardashians" e con i video incendiari dell'Apostolo (Daniel Ezra) fa il verso a quelli degli youtuber contro l'establishment e pronti a smascherare la propaganda come se ci fosse un reale spazio di contestazione sui social media. Ma c'è anche un'analisi e critica ben precisa dei meccanismi e delle scelte degli autori nella preselezione dei concorrenti nei quali individuano già i veri e propri personaggi che diventeranno.
Buona parte del film si incentra proprio sul rapporto che si crea tra il produttore onnisciente del programma, interpretato da Josh Brolin, e il giocatore di cui individua subito le straordinarie capacità di resistenza dovute anche alla disperazione. Resistenze al sistema che vengono messe in scena grazie a vari personaggi borderline in cui Wright instilla la giusta ironia e sana follia, come l'anarchico che vive nei sotterranei (William H. Macy) che fornisce al protagonista falsi documenti d'identità e un'attrezzatura utile per scomparire per 30 giorni (un po' come Q nella saga di Bond) o come il ribelle interpretato da un sempre inquietante Michael Cera che lo aiuta nel momento in cui i Cacciatori gli si stanno avvicinando troppo azionando i meccanismi da 
Mamma ho perso l'aereo presenti nella sua casa bunker.
È proprio questo uno degli aspetti steampunk che risulta più affascinante del libro e del film in cui il futuro è appunto vintage, retrò, digitale ma ancora molto analogico (tornano in auge le vhs che il protagonista deve ogni giorno spedire per dimostrare la sua esistenza) dove però come sempre, dalla notte dei tempi, sono le persone a decidere con leggerezza della vita e della morte degli uomini.

da qui

 

The Running Man sa combinare spettacolarità, ironia e introspezione dei personaggi. L’accoppiata Glen Powell / Edgar Wright promette di non far prigionieri e forse potrebbe replicarsi in futuro per altre avventure.

Il film celebra il passato degli action anni Ottanta e rende omaggio alla versione Schwarzenegger, reinterpretandolo con modernità e leggerezza. Ogni scena di azione, ogni sequenza comica e ogni momento emotivo contribuiscono a costruire un’esperienza cinematografica coerente e coinvolgente. The Running Man non è solo un omaggio a un’icona del genere, ma un’opera autonoma, capace di intrattenere, emozionare, che ripercorre tutti gli step del film di rivolta, in cui l’eroe, partito per la sua missione per difendere la propria famiglia diventa poi simbolo di rivolta e si mette a capo della Rivoluzione. Una visione che per quanto già vista non mancherà di infuocare gli animi in un momento storico in cui la società sembra disperatamente bisognosa di una guida.

Questo reboot offre uno spettacolo visivamente spettacolare e narrativamente appassionante. Glen Powell si afferma come un protagonista moderno, pronto a raccogliere l’eredità degli eroi action del passato, ma con una sensibilità contemporanea che lo rende credibile e umano. Per chi cerca un action movie che sappia unire ritmo, fisicità e ironia, The Running Man è una visione imperdibile.

da qui

 

The Running Man gioca sul sottile equilibrio tra satira sociale e grande spettacolo, sa quando è il momento di prendersi le sue libertà e quando è necessario restare ferocemente ancorato alla realtà. Ha così tante cose da dire, così tanto da accoppiare all’azione – serratissima e meno apertamente comica del solito – che si perde un po’ per strada e dura più del dovuto. Il film non è, forse, il capolavoro che in molti si attendevano da Edgar Wright – l’occasione è solo rimandata – ma la capacità di abbinare spettacolo e anima, l’intelligenza con cui ragiona sul potere manipolatorio e la pericolosa ambiguità dell’immagine sono notevoli, con un occhio all’attualità e un respiro universale. The Running Man è un film d’azione con qualcosa in più; è anche, indirettamente, un manuale d’istruzioni sul cinema di intrattenimento che punta in alto.

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2 commenti:

  1. Ottimo l'accostamento con "Il Mohicano", altro bellissimo film. Di Wright avevo adorato "Ultima notte a Soho", visto a Venezia anni fa. Non me lo perderò ;)

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    1. "Ultima notte a Soho" ancora mi manca, spero non per molto.
      "The Running Man" non può deludere, vedrai

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