martedì 12 settembre 2017

Baby Driver - Il genio della fuga - Edgar Wright

ancora un film di un regista inglese, in questo inizio d'anno al cinema.
Edgar Wright ha fatto cose grandi all'inizio della carriera, L'alba dei morti dementi e Hot Fuzz sono grandi film, inglesi e ambientati in Inghilterra, entrambi con Simon Pegg (anche alla sceneggiatura) e Nick Frost, una gioia per lo spettatore.
con Baby Driver Edgar Wright fa un salto ad Atlanta, per una storia che fa scintille, con attori davvero bravi, tutti, a parte il giovane autista, che è straordinariamente bravo.
e se qualcuno vi dirà che non succede niente, che la colonna sonora è ripetitiva, che non ci sono colpi di scena, che gli attori fanno il minimo, che la storia è noiosa, insomma, che se ve ne state a casa a guardare la tv è meglio, sappiate che se qualcuno vi dice così lo dice perché si è addormentato o perché gli è piaciuto La La Land, o magari vende televisori e divani.
voi non ascoltatelo, andate e godetene tutti - Ismaele







Baby Driver è quel film che ti fa sorridere soprattutto dopo, quando ricominci a respirare, tra una riunione tra criminali e l’altra, tra un colpo gobbo e l’altro, tra una battuta feroce e una sgommata sul sound giusto: spesso rock, mai banale. Come quei concerti che canti a bassa voce per ore, dopo essere uscito dallo stadio. Diventerà un cult movie Baby Driver, proprio perché si smarca un attimo prima di diventare prevedibile: fin dalla scelta della principessa in pericolo (Lily James), passando per vecchie volpi della recitazione che sono in gran forma anche perché possono giocare sulle loro icone (proprie e di riferimento), perché gli effetti speciali sono all’osso e c’è tanto cinema. E perché il regista, da Scott Pilgrim a Hot Fuzz, da L’alba dei morti dementi La fine del mondo, non ha mai fatto lo stesso film. Anzi, ne ha sempre fatti tanti in uno solo, non avendo paura di esagerare. E di pescare dove altri non avrebbero il coraggio: dalla colonna sonora alla fotografia, dai protagonisti fino alla commistione di generi. Cinematografici, musicali, di scrittura.
Di Baby Driver qualcuno potrebbe darvi qualche stroncatura snob. In caso, ignoratela: Baby Driver è una gran figata, solo che alcuni sono troppo radical chic per ammetterlo.

Ogni film ha un suo ritmo ma nessuno lo espone come Baby Driver, che sulle note di Brighton Rock dei Queen fa esplodere auto e colpi d’arma da fuoco tutti ritmati con la canzone, come se i mitra fossero strumenti e chi li impugna musicisti, fa stridere le gomme sull’asfalto a tempo e anche in casa, senza musica, fa in modo che ogni rumore abbia un suo piccolo tempo.
Wright ha sempre usato il montaggio visivo con quello degli effetti sonori per dare un ritmo tutto suo ai film, per riassumere i gesti gli piace tagliare rapidamente tre-quattro inquadrature e lasciarne poi una un po’ più lunga, usando i suoni per aiutare la comprensione. Qui utilizza anche il montaggio interno (come gli elementi di un’inquadratura spostandosi coprono o scoprono qualcosa cambiando di fatto l’immagine) per giocare con ogni angolo dell’inquadratura e dare ritmo a quello che è un lungo musical in cui nessuno balla ma molti muoiono, uno fatto di canzoni non originali ascoltate in cuffia e in cui la musica è un obbligo (Baby, il protagonista, ha un fischio all’orecchio costante e riempie la sua vita di canzoni per non sentirlo). Sbatti le palpebre una volta di più e potresti perderti qualcosa…

E’ impossibile negare la bellezza della love story del protagonista (perfetta l’alchimia tra la splendida Lily James e Ansel Elgort, novello Ryan O’Neal), la divertente caratterizzazione dei criminali e la forza di ogni singola scena d’azione. Wright è un ottimo narratore. Il problema di Baby Driver, però, è nel fatto che il regista, per la prima volta da solo in sceneggiatura (niente Pegg, niente Cornish) si lascia completamente prendere la mano. Wright, e di questo è ben consapevole, vive una luna di miele con la critica anglosassone. Comodo nel suo status di geniale enfant prodige, sa che il suo enorme credito gli garantisce di poter osare ogni cosa. E’ questa “presunzione” che gli ha permesso, più dei suoi film precedenti, di innamorarsi ciecamente dei tic dei suoi personaggi, di calcare i dialoghi, di girare intorno a una situazione.  La perfezione del plot di piccoli divertissement  come Hot Fuzz (dove ogni elemento, più o meno autoreferenziale, era dosato con intelligenza) lascia lo spazio a una pellicola ipertrofica e ipercinetica, furba nel vendersi come la risposta perfetta per un pubblico bramoso di farsi bombardare di immagini facili, di idee limitate

Baby Driver penso sia uno dei film con meno dialoghi che sia andata a vedere, eppure racconta e dice lo stesso molto, con le sue inquadrature, con le sue scene adrenaliniche e, soprattutto, la colonna sonora.
Ben trenta canzoni di vario genere e un’importanza che va al di là dell’accompagnare le scene, ma che in realtà è quasi come se la musica fosse un personaggio della storia. La musica è tutto in questo film e sicuramente la colonna sonora è qualcosa che sarà amata dai fan del genere. Per quanto mi riguarda, penso sia la prima volta che ho visto tanta importanza data alla colonna sonora (tranquilli, non è un musical) e l’ho amato.
La musica è tutto in questo film ed è meravigliosa…

Lo que hace de este trabajo un extraordinario ejercicio estético de posmodernismo cultural es, precisamente, ese desprecio laudatorio por lo clásico, una cualidad tan contradictoria que ha convertido la cinta de Wright en una Ópera NeobaRockera de una factura formal tan rigurosa que la sitúa en la estela de los trabajos teóricos de Gills Deleuze y Omar Calabrese. Estos dos investigadores sentaron las bases de lo que podría clasificarse como cultura neobarroca, productos artísticos dominados por el ritmo y la repetición, característica que Baby Driver cumple de manera axiomática gracias a la sincronización coreográfica de la imagen y los acordes de Ennio Morricone, Isaac Hayes, David Porter, Lionel Richie, Beck y T-Rex, entre muchos otros; así como a la aparición de Doc, personaje interpretado por Kevin Spacey, quien resulta una mezcla maléfica entre M de James Bond y Cyrano de Bergerac; sistemas de aproximación cultural límites, o próximos a un límite estético, otra característica de la que presume la película gracias al evidente histrionismo con el que resuelve la mayoría de situaciones y la excentricidad llevada a cabo en el proceso de construcción de sus personajes; la fuerte tendencia hacia los excesos; y, por supuesto, el gusto por lo impreciso, la divagación intertextual y la paráfrasis de lo clásico y lo moderno, distorsionando todas las referencias culturales para lograr un resultado insólito en un singular proceso de apropiación deformadora de textos. Motivos más que suficientes para excluir a la película de Edgar Wright de la indigesta y masiva producción de parodias de un género maltratado, y situarla en el discreto y selecto club de productos de fuerte implicación teórica bajo un formato de alto entretenimiento.

Wright trasforma un concetto pulp in un brillante esercizio di alto stile come pochi altri registi al giorno d’oggi sanno ancora fare. Ansel Elgort, interpreta Baby, un adolescente di poche parole disturbato da tinnito, a causa di un incidente subìto durante l’infanzia che ha lasciato un suono permanente nelle sue orecchie. Le straordinarie abilità dimostrate dal giovane protagonista a bordo delle automobili che guida, lo hanno fatto diventare il pilota di fuga al servizio del boss criminale Doc (Kevin Spacey).
Baby può guidare in maniera straordinaria, solo se accompagnato da uno dei tanti brani del proprio repertorio suonato da uno dei molti iPod che possiede, con pezzi che vanno da The Jon Spencer Blues Explosion ai The Damned, sino a Barry White, pertanto quando non ascolta il blues frizzante di “Bellbottoms” o le emozioni rollercoaster di “Neat Neat Neat“, un suono costante nell’orecchio lo disturba.
Baby ha bisogno delle sue melodie, per ragioni pratiche, ma anche perché sono la chiave della sua identità che è un miscuglio di archetipi classici maschili. Egli deve inoltre saldare un vecchio debito che ha con Doc anche se vuole lasciarsi alle spalle la vita del crimine, esortato anche dal padre adottivo sordo (CJ Jones) con il quale comunica attraverso il linguaggio dei segni…


QUI le canzoni del film


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