Dove cadono le ombre è la sua opera prima (non documentaristica),
ispirata a una storia di genocidio da parte della Svizzera, contro gli Jenisch.
la storia raccontata si ispira ai libri di Mariella Mehr, una bambina sopravvissuta all'esperimento di eugenetica, di stampo nazista.
film doloroso, con molti silenzi, sguardi, turbamenti, piccole vendette, smascheramento di una storia poco conosciuta.
bravi gli attori, non è un film perfetto, ma vale più di quanto sembri.
non si può perdere, se uno capita vicino a una delle 5-6 sale italiane dove viene proiettato - Ismaele
ps: siamo cresciuti coi miti della civilissima Svizzera e del faro della civiltà che sarebbero gli Stati Uniti d'America, sappiamo adesso che sono stati una schifezza, non tralasciamo di dirlo tutte le volte che capita (parliamo del Potere, naturalmente, non di ogni singolo cittadino di quei paesi).
QUI il film completo
…L’esperienza per lo spettatore di Dove Cadono le Ombre è
completa, totalizzante: non termina, non può terminare dopo i titoli di coda
del film. Si ha come l’impressione di aver ricevuto un pugno in faccia, di dover
portare con sé il dolore di quanto si è appena visto: perché si tratta di
un’opera di finzione, ma basata sulla storia di forse 2000 persone. Sarà
difficile una volta usciti dal cinema non cliccare su google i temi portanti
del film, alla ricerca di una verità che Valentina Pedicini ha sapientemente e
coscienziosamente voluto denunciare e che la scrittrice Mariella Mehr, protagonista
delle vicende denunciate nel film, documenta nei suoi romanzi; e ancora, non
vogliamo rivelare nulla, perché le contrastanti emozioni che la pellicola
suscita valgono la pena di essere vissute appieno (ed in questo, il trailer è
perfetto nel suo non rivelare niente di più di ciò che lo spettatore dovrebbe
conoscere prima della visione).
Ci troviamo sicuramente di fronte ad un
prodotto lontanissimo dagli standard commerciali ed in quanto tale (sic!) di
alto livello, quasi autoriale grazie alle
particolari caratteristiche documentaristiche che la sua regista nasconde (come
abbiamo affermato fin dall’inizio, neanche troppo velatamente) all’interno di
esso, per forza di cose impossibile da far arrivare a tutti in modo
adeguato. Dove Cadono le Ombre è al tempo stesso lento ma
assolutamente magnetico, a volte ingenuo ma anche straziante, e potrebbe essere
facile per alcuni soffermarsi sui (pochi) difetti – per la maggior parte figli
dell’inesperienza – anziché sui suoi macroscopici ma forse più insidiosi pregi.
…Sulla suggestione forse della poesia della
grande Mariella Mehr, jenisch ella stessa e preziosa, autorevole traccia
documentale di un orrore consumato sulla propria pelle (Dove non c’è luogo/si
nutre la parola della montagna non rimossa./Disperata frase per frase, la mia
Babilonia./Solo la ferita da aculeo tace.), la Pedicini ha realizzato un
film di fantasmi, sommesso e onirico, un film che non si limita a fare memoria
ma che è fatto di memoria. Dei suoi meccanismi di riemersione e rimozione
che si servono di movimenti sincronici di eventi diacronici, di carezze e
cazzotti tra passato e presente, compresenti e sempre confliggenti.
Un muro contro
muro dialettico, tradotto nello scontro mentale e fisico tra una sopravvissuta
e una sopravvivente, tra la jenisch Anna, e la vecchia carnefice Gertrud. La
prima, infermiera in un vecchio istituto per anziani, che una volta era stato
l’orfanotrofio dove aveva vissuta da bambina; là dove incuteva terrore la
seconda, la dottoressa che ora, invecchiata, ricompare come paziente. I ruoli
che si invertono, l’una fa all’altra quello che l’altra le aveva fatto a sua
volta e nel mezzo giochetti, meschinità, rivendicazioni, questioni non risolte.
Al netto di una certa
impostazione teatrale, le due interpreti, Federica Rosellini ed Elena Ciotta,
sono bravissime e l’operazione rivela una grande cura formale e un’algida
architettura emotiva, un procede per ripetizioni a bassa intensità, (primi)
piani severi e sentimenti strozzati come groppi in gola. La scena della memoria
non può che essere la stessa dell’accaduto, il luogo dove i ricordi sono eventi
intrappolati negli scantinati dell’anima. Immagini vuote, innocue, finché il
lucchetto è chiuso. Riportami la notte, l’occhio del giorno mi strappa la
ragione, scriveva la poetessa…
…In "Dove cadono le ombre" la memoria sepolta
viene plasticamente messa in scena con le continue buche scavate nel terreno
del parco da parte di Hans che porta ogni sera ad Anna resti di ossa di piccoli
animali, nel vano tentativo di scoprire la sepoltura di Franziska. Ecco che
allora nella diegesi principale nel tempo presente s'innestano numerosi flash
back in cui la giovane regista (anche co-sceneggiatrice) mette in fila una
serie di episodi che si raccordano l'un l'altro come singoli anelli di una catena
che collega drammaturgicamente il presente con il passato dei personaggi. Il
senso di decadenza e di disfacimento, di isolamento fisico e freddezza emotiva,
sono aumentati dagli interni spogli ed essenziali, dai gesti misurati di Anna
che implode le proprie emozioni. Ma quello che più tormenta la donna alla fine
è comprendere quanto sia diventata uguale a Gertrud: più volte abbiamo delle
inquadrature in cui le due protagoniste sono allo stesso livello, come ad
esempio nella doccia oppure sedute dietro a un tavolo, mentre mangiano una
caramella, dove persino i gesti sono compiuti in parallelo. La scoperta della
verità è anche una liberazione per Anna che si è murata volontariamente nella
villa per espiare una responsabilità tutta sua: quella di essere stata la
preferita di Gertrud durante gli anni dell'orfanotrofio. La morte di una donna
anziana, la quotidianità della vita degli ospiti al termine dell'esistenza sono
metonimiche del dolore di Anna, così come la villa è il luogo simbolico di un
intero dramma che ha colpito un popolo. I colori desaturati, le riprese
claustrofobiche dei lunghi corridoi nella penombra, la stessa Anna inquadrata
più volte nella semioscurità, contribuiscono a rendere visivamente il grumo
nero che riempie il personaggio.
Se da un lato, "Dove cadono le ombre",
forse, pecca di un eccessivo accademismo teatrale nella recitazione delle due
protagoniste (a dire il vero di una certa bravura, Elena Cotta - Gertrud e
Federica Rosellini - Anna), dall'altro la meritoria opera di disvelamento
storico di un dramma umanitario senza mai cadere nel patetismo ne fanno una
pellicola degna di essere vista e rigorosa nella sua messa in scena. "Dove
cadono le ombre" lo possiamo considerare un'opera interessante alla
stregua di "Corpo celeste" di Alice Rohrwacher, "Vergine giurata" di Laura Bispuri, "Liberami" di Federica di Giacomo e "Nico 1988" di
Susanna Nicchiarelli. Valentina Pedicini con il suo film si rivela una regista
di grandi qualità che la inseriscono di diritto tra le giovani autrici da
seguire e affacciatesi nel panorama cinematografico degli ultimi anni.
…Generalmente, quando si confeziona il proprio lavoro
di debutto, si cerca di mantenere un linguaggio ruffiano e di andare sul
sicuro. Valentina Pedicini, invece, decide intelligentemente di rischiare e propone una
forma filmica tanto scarna quanto meticolosa nell’allestimento scenico, nella
gestione della spazialità e in una direzione attoriale di stampo prettamente
teatrale.
Una fotografia algida e particolarmente curata (firmata da Vladan Radovic, autore anche delle immagini della trilogia di Smetto Quando Voglio e qui forse al suo miglior lavoro) ci restituisce interni spettrali, nei quali la cineasta fa muovere gli spiriti del passato in inquadrature di grande suggestione. I tempi sono dilatati, i movimenti di macchina sobri e minimali; il commento musicale di Paolini e Grosso sorprendentemente (e fin troppo) diradato…
Una fotografia algida e particolarmente curata (firmata da Vladan Radovic, autore anche delle immagini della trilogia di Smetto Quando Voglio e qui forse al suo miglior lavoro) ci restituisce interni spettrali, nei quali la cineasta fa muovere gli spiriti del passato in inquadrature di grande suggestione. I tempi sono dilatati, i movimenti di macchina sobri e minimali; il commento musicale di Paolini e Grosso sorprendentemente (e fin troppo) diradato…
…in Dove cadono le ombre Valentina Pedicini rifiuta preconcetti e soluzioni di
comodo, una divisione manichea tra bene e male, perfino in un contesto del
genere. Soprattutto nei dialoghi tra Anna e Gertrude, che probabilmente
rappresentano i momenti più alti e riusciti dell’intero film, assistiamo al
dischiudersi di due personaggi senza abbellimenti, umani e autenticamente
complessi, che spesso rendono difficile distinguere il confine che intercorre
tra donna e bambina, amore e odio, vittima e carnefice.
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