venerdì 22 settembre 2017

Eraserhead (La mente che cancella) - David Lynch

l'altra sera visto Eraserhead al cinema, quelli della Cineteca di Bologna (il Signore del Cinema li conservi) l'hanno restaurato e lo mandano in giro.
cosa vuol dire David Lynch non lo sa nessuno, magari lui sì, forse.
il mondo è in rovina (già 40 anni fa), si sopravvive, male, anzi malissimo.
Henry ha dei bellissimi capelli, e scopre di avere un figlio, un essere da Cottolengo, Henry ha una grande fantasia, ma non ce la fa.
polvere eravamo e gomme per cancellare diventeremo, in mezzo qualcosa.
un film unico, senza tempo, un capolavoro che resterà.
cercatelo, guardatelo (o riguardatelo), al cinema è meglio - Ismaele

ps: sono solo io che penso che nel 1977 Spielberg abbia visto il film e nel 1982 ET sia lo strano bambino di Henri e Mary sopravvissuto e cresciuto?





QUI una bellissima recensione

Nato in un contesto indipendente e underground, il primo lungometraggio di David Lynch passa in pochi mesi dalle gallerie d'arte di New York alle sale di tutto il mondo. Girato in totale autonomia nel 1976, con un pugno di amici e collaboratori fidati, si fa subito notare per l’inquietudine che emana e per lo sconcerto che suscita nei pur ben disposti spettatori. È il primo incunabolo (ma per alcuni il più radicale e ipnotico) delle visioni lynchane: b/n avanguardistico, narrazione apocalittica, vicende inspiegabili e orrore ovunque, con una trama (un uomo misterioso, con un figlio mostruoso, dentro un futuro post-industriale) pressoché nulla. Né fantascienza né horror, anche se i vari distributori nazionali, Italia compresa, provarono a farlo passare per un film di genere. In verità, il dialogo è con il surrealismo, la fotografia industriale, l’underground statunitense. "Come ShiningEraserhead stupisce per la capacità di tener fede alla forma linguistica dell'inconscio", secondo Enrico Ghezzi. A posteriori, va considerato come il film che per primo ha dato voce ai fantasmi interiori di Lynch: non solo alle sue fantasie morbose, ma anche al suo desiderio di purezza.

The benchmark of bizarreness. At the surface this is a dark and twisted tale of a timid dreamer on vacation living in a squalid house and neighborhood who discovers he is now a father of a monstrous creature/baby due to an old sexual encounter. He is forced into marriage by the mother-in-law and is frequently left to care for the baby while his emotional wife runs off to take breaks from this unpleasant life. He uses one of these breaks to have an affair with the neighbour. This is all filmed with incredibly bizarre imagery and behaviour through nightmarish dream sequences and visuals. Details such as the other world with a pilot, sperm-like worms and a strange lady inside a radiator can be taken as symbols of subconscious, guilt and death, but the movie works as a superb dream-like experience regardless of what it means, so it is highly recommended. Lynch has never repeated the brilliantly pure and abstract dream-experience of this debut.

Lynch voit son film comme le bilan des années passées à Philadelphie. Et bien figurez-vous qu'en y regardant de plus près, c'est peut-être l'interprétation la plus juste. A la seconde vision, fait étrange, le film devient merveilleux. Ce qui nous paraissait repoussant la première fois dégage à présent une grande poésie et une douce mélancolie. Et cette fois, on pense à un film précis : 2001 de Stanley Kubrick. En effet, sur plusieurs points, les deux films se font écho, notamment sur leur premier et dernier plan (pour l'anecdote, Kubrick affirmera que Eraserhead est le seul film qu'il aurait aimé réaliser). 2001 s'ouvrait sur une spectaculaire levée de planètes dans un ciel en Cinérama sur le grandiloquent Ainsi parlait Zarathoustra de Richard Strauss. Cette ouverture nous indiquait que nous allions assister à un voyage à travers l'infiniment grand….

In principio era il rimosso.
Per David Lynch il cinema è un universo mentale, è la nostra mente che crea le “realtà” che ci circondano, quell’insieme misterioso di mondi perlopiù alterati dove (non) sempre è meraviglioso perdersi.
Ecco quindi che la sequenza iniziale di Eraserhead, in stretto legame con le sperimentazioni visive dei primi cortometraggi, funge da subito come manifesto della poetica del regista.
La testa di Henry volteggia nello spazio e, in sovraimpressione, cerca di allinearsi con una strana struttura sferica verso cui ci avviciniamo lentamente. Stiamo entrando dentro la testa del protagonista, stiamo per esplorarne i segreti. Ma di che segreti si tratta?
Se riflettiamo sulla semplicità drammaturgica di Eraserheaci rendiamo conto di come l’atto creativo, sessuale, sia l’incubo per eccellenza, che trova nel terrore della paternità la sua manifestazione. Tutto il film è pieno di disturbanti tic, di allusioni all’amplesso e alle sue possibili conseguenze, mostrandosi come la vera ossessione del personaggio, dietro la cui maschera, apparentemente impassibile, ribolle un profondo malessere. Il cinema di Lynch però è sempre stato assertivo dell’impossibilità di isolare un trauma fondante, perché questo ha comunque vita propria e, in un modo o nell’altro, prenderà forme tangibili con le quali bisogna fare i conti.
L’incipit di Eraserhead quindi è leggibile come la sintesi di ciò che è stato rimosso ovvero l’atto sessuale tra Henry e Mary, quel non detto e dimenticato che ha dato origine al feto prematuro. La bocca del protagonista si apre (coito), ne fuoriesce uno spermatozoo che precipita dentro un liquido (amniotico) presente in quella sfera che ora non può non essere letta come un ovulo inseminato. A tirare le fila, in uno scorcio espressionista, vi è un demiurgo dalle sembianze deformi che anticipa la fisionomia di John Merrick o del Barone Harkonnen e attiva questo meccanismo di fertilità.
E a colpire è il mondo nel quale nasciamo, un inferno apocalittico, dove i tubi hanno sostituito gli alberi, dove la materia industriale giganteggia nella sua avvolgente e ipnotica lingua sonora. Non bisogna allora stupirci di come anche l’atto più naturale come la procreazione abbia perso tutta la sua componente vitale e assuma la forma di un gelido processo di produzione…

…Espressionista e surrealista fino all'inverosimile, ricco di inquadrature che si trasformano in pochi secondi, rimandi allucinati al mondo dell'assurdo (le teste del bambino che svolazzano per la stanza) e il sentore costante di fastidio ricreato dilatando in maniera anomala i tempi e i suoni, co-protagonisti dialoghi ridotti la minimio per non minare l'ermetismo della pellicola. E così, se i dialoghi sono pochi e stranianti, i rumori, i suoni regnano sovrani creando un muro suono-immagine terrificante che non può lasciare insensibili. Lontano dal poter essere chiuso in una categoria questo film disturba nel senso più reale del termine, annichilisce i sensi dello spettatore rapito da sequenze di immagini oltre ogni controllo non certo paragonabili all'innocuo intrattenimento fornito dai film horror che infestano i botteghini, passeggeri passatempi in cui l'orrore è costruito e dosato con gentilezza per non scalfire la morale di chi nel cinema vede solo intrattenimento semplicistico. Eraserhead è oltre il sopportabile...è un capolavoro e tanto basta.

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