lunedì 22 aprile 2013

La città ideale - Luigi Lo Cascio

mi ricorda un po' Polanski, un po' Bertolucci (la cantina), un po' Tornatore, di sicuro questo è un gran film, un esordio davvero bello.
inquieta all'inizio nei titoli il contributo di Mps, poi scopri che la città ideale è Siena, quella del suicidio (?) del dirigente Mps, e del marcio che ancora è da scoperchiare, la realtà supera la fantasia.
il film alla fine ti lascia poco tranquillo, quello che succede a Michele può succedere a chiunque di noi, è prigioniero, non si vedono i fili, ma le sensazioni, le atmosfere sono da film del terrore, non urlato, gentile, la gabbia c'è, ma non si vede.
una cosa che mi ha colpito è che solo a Palermo c'è il sole, Siena è buia, grigia, le città ideali sono quelle “dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi”.
io non me lo farei scappare, cercatelo e soffrite tutti, è grande cinema - Ismaele



Grottesco,visionario, onirico e a tratti thriller il cinema di Lo Cascio, non è classico, nè bacchettone anzi tenta vie nuove di rappresentare i fatti e gli stati d’animo. Suggestive le immagini della città, specie la sera con chi la contempla  ripreso di spalle in campo medio, con buona fotografia e montaggio. Il protagonista è convincente nel suo addolorato stupore, qualche comprimario di fama sfugge al suo controllo registico con recitazioni più teatrali e di maniera (Alfonso Santagata e Luigi Maria Burruano, suo zio nella vita), sincera e misurata la madre Aida Burruano, che lo è realmente. Bel ritorno di Massimo Foschi, suo maestro all’accademia, e insuperabile come sempre in un cammeo Roberto Herlitzka, guardiano di cavalli che, se gli andasse, lo potrebbe aiutare con una testimonianza tanto autentica quanto poco credibile. Per essere un esordio, pur con qualche oscillazione nella ricerca della cifra da dare al film, alcune ellissi narrative troppo in contrasto con la minuziosità di altre parte, con quest'opera Luigi Lo Cascio promette di rimanere un primo della classe anche dietro la mdp.



Con uno stile secco e asciutto, Lo Cascio svolge un tema robusto, denunciando l'incoscienza civile, le derive giudiziarie, i contratti sociali fondati sulla connivenza, l'indifferenza e la mancanza di pudore. La città ideale, con singolare forza simbolica, mette in schermo il trauma di chi si sente e si vuole 'diverso' rispetto alla cultura diffusa e condivisa da tutti. Lo Cascio individua quel trauma, lo mette a fuoco e poi lo indaga incarnando il suo personaggio, accompagnandolo con lo sguardo dentro la macchina della giustizia e dell'umana (in)comprensione. Posseduto dal proprio demone, l'ecologista Grassadonia coltiva sogni, speranze e illusioni che si spengono…

 La provincia come dolce rifugio capace di nascondere un'umanità orrenda, le donne viste o come madri o come oggetto del desiderio, il genere come filtro cinematografico solo accennato e mai perseguito veramente, un protagonista dal carattere pacifico ed idealmente perfetto, la lotta contro i vizi nazionali, il rapporto tra meridione e settentrione (radici e vita nuova) dentro la mente dell'emigrante, i sogni come strumento di rivelazione di un inconscio represso, in superficie tutto di La città ideale fa pensare al peggio, tutto è un segno del cinema più sciatto.
E' però (a totale sorpresa) nella messa in scena che Lo Cascio dimostra come tali elementi, per quanto abusati e svuotati di gran parte del loro senso, possano trovarne di nuovo il modo di parlare di umanità e coinvolgere in maniera inedita. La grande conquista di La città ideale è quindi di essere riuscito a ridare senso e feralità ad arnesi filmici, quelli abusati dal cinema italiano degli ultimi 20 anni, che si credevano definitivamente spuntati.


Si è parlato molto di Kafka per questo film. In realtà l'immenso scrittore ceco scappa fuori troppo spesso quando un film affronta certe tematiche come il disagio interiore, la surrealtà, il non riuscire a difendersi, il tormento, il sentirsi imprigionato in qualcosa di indefinito, la burocrazia etc... etc... .
Io ci ho visto tanto anche dei racconti di Gogol, questa atmosfera tra il tragico e il comico, queste povere persone a cui accadono piccoli e strani avvenimenti, questa "società" sfuggevole e pericolosa.
L'intreccio è semplice, un pasticciaccio brutto dal quale Michele non riesce ad uscire...

6 commenti:

  1. Ottima recensione! E grazie mille per la 'visita' :) mi ha permesso di conoscere questo blog: mi sono unito ai tuoi lettori fissi, ti seguirò!

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  2. allora ci siamo incrociati via Lo Cascio, che ci è piaciuto:)

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  3. Bella recensione! Complimenti per il blog, mi sono iscritta e grazie per aver fatto lo stesso!

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    1. avremo molti film da vedere, anche il tuo blog è interessante, buone visioni:)

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  4. Di soffrire non è che ne abbia molta voglia, ma sto a Palermo e con il sole aumentano le endorfine.

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  5. ci sono sofferenza ben peggiori, ma qui non stai tranquillo,
    come dice Pavese,
    "non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola"

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