giovedì 4 aprile 2013

Chugyeogja (The chaser) - Hong-jin Na

un'opera prima straordinaria, forse imperfetta, con una sceneggiatura forse imperfetta, ma un film che ti tiene due ore attaccato alla poltrona, dei personaggi che ti coinvolgono, una bambina e un organizzatore di ragazze squillo sopra gli altri, fosse stato un film Usa sarebbe stato un mese nei cinema, questo non è passato in sala, purtroppo.
per me un piccolo, imperfetto capolavoro.
cercatelo e godetene tutti, non ve ne pentirete - Ismaele




Il film è l'esordio del trentacinquenne Na e se il buongiorno si vede dal mattino si può parlare di un regista che sa il fatto suo. E si mastica amaro pensando che in Italia un esordio di siffatta fattura non lo si vede da tempo, dove si dimostra un'idea concreta di cinema, che trova il suo compimento non in velleità autoriali ma in una capacità di mettere in scena e in una perizia tecnica già matura. Inutile, a questo punto, ribadire come il divario di vitalità fra il cinema coreano (che comunque negli ultimi due anni non ha vissuto stagioni particolarmente brillanti) e quello di casa nostra sia abissale e, nonostante questo, continua a essere snobbato dalla distribuzione italiana…

Il primo grande punto di forza di The Chaser è quello di non essere unadetection-story dura e pura, tutt’altro: lo spettatore scopre la verità fin dalle prime scene, e l’intero film diventa dunque una snervante e ansiogena corsa contro il tempo. Un gioco costruito per trabocchetti in cui di volta in volta cadono tanto gli spettatori quanto i protagonisti stessi della pellicola: edificato sotto certi aspetti più come un horror che come un thriller – soprattutto nell’utilizzo del sangue, e in un certo sadismo della messa in scena – il film di Na è allo stesso tempo un interessante studio sull’angoscia (riuscirà Jung-ho a salvare da morte certa Mi-jin?), uno sguardo sull’evoluzione del cinema coreano contemporaneo e un sardonico spaccato della società coreana dei giorni nostri…

Pestano giù duro dalle parti della Corea del Sud, con "The Chaser" non si va molto per il sottile in fatto di violenza e degrado umano di vario tipo, cosa divertente ed emblematica inoltre la presenza come protagonista principale di un "pappone", poco incline ai perditempo e ligio al lavoro forse retaggio della precedente professione, quella di poliziotto. Da constatare però come la figura delle autorità in "The Chaser" venga fatta a brandelli in una serie di situazioni imbarazzanti e comprimari inetti, confusionari e coinvolti in affari dai risvolti grotteschi: la scorta di polizia del sindaco alle prese con il lancio di feci di un contestatore. "The Chaser" è un thriller metropolitano già visto forse ma allo stesso tempo insolito, un'indagine "illegale" condotta da un reietto della società che non appare disgustoso quanto i clienti delle sue ragazze, la bella scena nella stanza di un motel, e, soprattutto, l'enigmatico giovane dal volto pulito che nasconde una ferocia assassina, imbeccato in maniera casuale in un banale tamponamento

The Chaser non ha l’indagine lineare del poliziesco nè la brutalità visiva dell’horror, è unalotta thrilling contro il tempo per salvare l’ultimo introvabile ostaggio (in questo ricorda un po’ il sottovalutato The Cell e – sì, so che è una blasfemia – Il Silenzio Degli Innocenti) che culmina in un finale intensissimo e spietato. E allora di cosa mi lamento? Del fatto che il film nelle sue due ore abbondanti è tanto arrosto ma anche un po’ fumoso, l’ambiziosa sceneggiatura si sopravvaluta e si autocontempla nelle scazzottate e nelle fallacie burocratico-giudiziarie. Così alla fine si conosce poco della psicologia, del movente e della natura del killer. Un altro aspetto che stona è la grassa ironia spesso incompiuta e fuori luogo. Il soggetto è una mazzata sulle gengive, perchè infilarci goffi momenti da comiche? Cacca in faccia, scontri dialettici tra il pappa e la bimba, risse furibonde tra agenti all’interno della stazione di polizia. A che pro? Non sono funzionali alla trama, anzi smontano proprio quell’ansia su cui il racconto si regge….

Quello che colpisce di questo esordio è l'incredibile maturità nell'uso del mezzo espressivo,la messa in scena è di cronometrica precisione e toglie letteralmente il fiato,l'ambientazione perlopiù notturna e piovosa contribuisce a esasperare il clima ansiogeno che si respira dal primo all'ultimo minuto.The Chaser riesce a tenere incollati alla poltrona per le due ore della durata e non cade nemmeno nel finale(non ovvio) che di solito è il punto di debolezza di tanti thriller.Un film di genere,dunque,un blockbuster da vari milioni di spettatori in Corea che non avrà la profondità autoriale di un Bong Joon Ho ma funziona egregiamente nella sua conclamata efferatezza.

«The chaser» est un magistral film policier venu une nouvelle fois de Corée. Un serial killer y assassine des prostituées à coup de pics dans la tête. Rien de bien original, si ce n'est dans la barbarie de l'acte, suggéré au début, et pleinement montré sur la fin. Mais la bonne idée du film est de permettre au spectateur, comme au proxénète qui recherche ses filles, d'identifier le tueur en question au de quelques dizaines de minutes, l'enjeu se déplaçant alors sur la capacité de la police et du maquereau à le garder en détention en accumulant des preuves. S'engage ainsi une éprouvante « course contre la mort », visant à retrouver la dernière fille disparue…

The story is an exercise in audience manipulation, especially with the corruption and incompetence of the police. The director, Na Hong-jin, knows exactly what he's doing. Like Hitchcock, he gives the audience precisely enough information to be frustrated. It is obvious to us what the characters should be doing, but there are excellent reasons why it isn't obvious to them. If you can contrive that in a screenplay, you have already surpassed the level of the usual modern thriller.

Another strength of the film is in its attention to characters. The killer is seen as a mental dead zone, a man without a conscience to whom good and evil are equally meaningless. The pimp begins as a merchant of sex, goes looking for Young-min for simple mercenary reasons and gradually expands his concerns in response to the presence of the call girl's young daughter. The daughter follows the rule that instructs us that all children in movies, when told to stay put, quickly wander away into danger. Well, can we blame the director? How interesting would it be if she obediently stayed put?

What I responded to was the street-level reality. There are no supermen and no sensational stunts. When the actors run, we see that they are running. These shots extend in time and are not constructed after baffling editing. The spatial realities of the chases are respected; we begin to learn our way around the neighborhood. The cops are not stock characters but just your average officers. No one in "The Chaser" seems to be on autopilot.

When I see a film like this, it reminds me of what we're missing. So many recent movies are all smoke and mirrors. A thriller is opening soon in which the star cannot be clearly seen to complete any physical act in an action sequence. We might as well be reading a comic strip, where our minds are expected to fill in the movement between the frames. You sit there and "The Chaser" unfolds, and the director knows what he wants and how to do it without insulting us. In addition to remaking this movie, Hollywood should study it.

7 commenti:

  1. Sì, vero, un film che ti tiene incollato alla poltrona. Lo ricordo con piacere.
    Devo ancora vedere The yellow sea, Avevo dimenticato di averlo :)

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    1. l'altro è "The flowers of war", con C. Bale, li ho trovati entrambi:)

      essercene film imperfetti così!

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    2. l'altro è quello che dici tu, avevi ragione

      http://www.imdb.com/title/tt1230385/?ref_=nm_flmg_dr_1

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  2. Orpo, ce l'ho da un sacco e devo ancora vederlo. Un altro film da recuperare al più presto.

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  3. Bellissimo film...
    Non sapevo fosse un'opera prima, non prendo mai informazioni.
    Leggendo solo i tuoi estratti (nel senso non le rece complete) sono pure d'accordo- oltre ai pregi- anche su dei difetti evidenziati da qualcuno e che io ho colpevolmente omesso.

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