martedì 23 aprile 2013

Nella casa (Dans la maison) – Francois Ozon

i libri e la vita, scrivere quello che si vive e vivere quello che si scrive, cosa è vero non lo sappiamo.
Germain in manicomio, alla fine, è davvero una sorpresa e lui è ancora curioso, dipendente, avido di storie, morirebbe senza curiosità.
nel film si citano molte cose, anche se fosse solo per il gioco delle citazioni, il film ne varrebbe la pena.
la storia è piena di colpi di scena, e non fai in tempo a riposare.
merita, il cinema vi aspetta - Ismaele

PS: a un certo punto Germain dice che l'assassino di John Lennon aveva con sè "Il giovane Holden", non tutti sanno che chi ha tentato di uccidere Reagan aveva lo stesso libro, qualcosa vorrà dire, no?

non aggiungo altro, chi è curioso troverà molte risposte, ognuno sceglierà se sono vere, il confine fra vero, verosimile e falso è davvero impalpabile.



…Ogni sguardo è un punto di vista che si porta appresso le sue conseguenze che lo si voglia o meno. Narrare, come guardare, sono atti che perdono innocenza, sono penetrazioni e forzature che seducono e fanno male al tempo stesso. 
Il Reale, da parte sua, resta inconoscibile perché sempre infinitamente interpretabile. Lo snodo teorico il film ce lo mette davanti nel preciso istante in cui fa raccontare lo stesso episodio assumendo due punti di vista e due sguardi virtualmente opposti. Il paradosso che ne viene fuori è che nascono sotto i nostri occhi due film diversi eppure non cambia il risultato perché in entrambi i casi c’è sempre un narratore che seduce, con la possibilità «altra» del suo punto di vista, un lettore.
Il racconto, in questo modo è trappola per topi. Un meccanismo così perfetto e armonico nella sua eleganza letale che non ha più neanche bisogno del formaggio per trarre a sé il curioso roditore. Sembrerebbe che la trappola sia lì per afferrare l’attimo, per cogliere un Senso, ma a finirci dentro è sempre il lettore, sedotto eppure mai abbandonato perché ogni complicità pretende un patto, un onere e un compenso…

Divinement bien écrit, le film a récolté non seulement le prix du scénario au dernier Festival de San Sebastian, mais également la Coquille d'or (concha de oro), récompense suprême. Son quintette d'acteurs fait des merveilles. Fabrice Luchini, légèrement hautain, perd peu à peu le contrôle de sa supposée création, tel un docteur Frankenstein littérraire. Kristin Scott Thomas, interprète brillamment une femme au foyer insatisfaite dont la galerie d'art bat de l'aile... et que seule une expo provoc pourra redorer le blason. Ernst Umhauer, au dessein trouble, incarne parfaitement un manipulateur aux élans naïfs. Denis Ménochet (vu cet été dans le formidable « Je me suis fait tout petit ») en père aimant, est prêt à tout pour protéger son fils de toute humiliation. Quant à Emmanuelle Seigner, elle joue une sorte de Madame Bovary, version banlieusarde au foyer. Un délice pour l'intellect comme pour les nerfs.

Realtà e finzione sono descritte nel loro reciproco influenzarsi mentre classicismo (il riferimento alla Emma Bovary di Flaubert è sia formale che sostanziale) e modernità (le installazioni di video arte della moglie di Germaine) convivono in un equilibrio artistico che porta (col passare dei minuti) al totale sovrapporsi di realtà e finzione. Come accadeva in Copia Conforme di Kiarostami, anche qui Ozon bissa giocando non solo con i personaggi sullo schermo ma con lo stesso spettatore che, uscendo dalla sala, non potrà fare a meno di domandarsi quale sia realmente il confine del Vero.

… Umpfffff….Che si può dire di un film che non fa del male a niente e nessuno? Che non provoca stizza né gioia, che a tratti solleva e poi riammoscia, che ci prova e poi smette pure di provarci….Il film di Francois Ozon, regista francese eclettico (ha fatto film noiosi e altri graziosi. Non mi risultano capolavori) ma sempre troppo cerebrale, è un film piatto. Vorrebbe sposare materia letteraria e cinematografica per trascenderle poi entrambe nell’immagine, ma l’amalgama non riesce. Le due spinte restano assolutamente separate e l’esperienza cinematografica bascula tra una pagina letta e una ripresa.

Ozon sa sfruttare paradossi e toni grotteschi e firma un nuovo personalissimo capitolo della sua filmografia, affidandosi a scelte forse non sempre così convincenti e persuasive ma sicuramente capaci di intrigare lo spettatore (d'altronde è questa l'alchimia sulla quale si arrotola tutta la narrazione: il rapporto fra il pubblico e l'artista, fra lo scrittore e il lettore, in una spirale sempre più labirintica che rimette costantemente in discussione i vari ruoli): Nella casa segue passo dopo passo l'articolarsi di una perdita di controllo, figlia da una parte della curiosità di un professore di veder concretizzare nelle pagine del suo studente i propri desideri e dall'altra del perverso e al contempo ingenuo desiderio di un adolescente di vivere una vita “parallela”, inserendosi in un nuovo nucleo familiare dai contorni perfetti nel tentativo di sconvolgerne gli equilibri…

6 commenti:

  1. Ho visto Swimming Pool e mi è piaciuto molto!!!

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  2. grande film!
    il cinema francese continua a darci (o almeno a darmi) belle soddisfazioni

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  3. Okay, è imbarazzante: a quanto pare solo l'unico che deve ancora vederlo, anzi sono l'unico che deve ancora vedere un film che, a detta di tutti, è un capolavoro. Dannazione.

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    1. non è mai troppo tardi, direbbe il maestro Manzi...

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