mercoledì 17 aprile 2013

The Brother from Another Planet (Fratello di un altro pianeta) - John Sayles

un film con un protagonista a metà fra Keaton e Chance ("Oltre il giardino"), senza la parola, un alieno che vede il mondo con altri occhi.
gli amici e i bambini sono le due speranze e i suoi aiuti.
un film che sorprende, quasi un classico - Ismaele


QUI il film completo

 

Felice ibrido tra vari generi e tematiche (fantascienza, commedia e denuncia sociale con l’occhio rivolto ai rapporti interrazziali, ma anche contro la droga e le conseguenze che la stessa ha determinato nelle aree metropolitane più povere), fieramente indipendente, spregiudicato ed anarchico nell’incedere, il tutto conseguito grazie al prodigarsi di John Sayles che in questa circostanza si cimenta alla scrittura oltre che alla regia.
Brother (Joe Morton) è un alieno di pelle nera in fuga che precipita a New York e che si ritrova nel bel mezzo di Harlem.
Qui troverà persone di buon cuore disposte ad aiutarlo nonostante sia ai loro occhi parecchio strano (divertenti le prove al bar per capire come mai sia così), oltre al fatto che non potendo parlare è difficile capirlo.
E alle sue calcagne ci sono due extraterresti col compito di recuperarlo e riportarlo all’ovile e per farlo sono disposti a tutto (o quasi, visto che quando devono compilare dei moduli se la filano a gambe levate)…
… Insomma non aspettatevi effetti speciali particolari (anzi …), ma tutto il resto, venato da uno spirito indipendente, regala parecchi spunti ed anche una buona dose di divertimento, tra battute spensierate e piacevoli siparietti.
Quando si dice che “nella botte piccola ci sta il vino buono.

Senza soffrire minimamente il basso costo, con "Fratello di un altro pianeta" il regista confeziona una pellicola che, seppur con molti difetti, colpisce per il coinvolgimento che regala allo spettatore e per la capacità di sfruttare una storia ambientata in un genere come la fantascienza come metafora sociale. Imparando bene le lezioni di Corman, Sayles costruisce una trama semplice ma efficace, che forse mette troppo poco in evidenza l'iniziale senso di solitudine dell'alieno poi trasformato in riconoscenti scambi umani con gli afro-americani di Harlem, ma che è ottima per mettere in evidenza svariate tematiche di rilievo, su tutte l'immigrazione e l'importanza della comunanza fra le persone...

There are individual moments here worthy of a Keaton, and there are times when Joe Morton's unblinking passivity in the midst of chaos really does remind us of Buster.
There is also a curious way in which the film functions as more subtle social satire than might seem possible in a low-budget, good-natured comedy. Because the hero, the brother, has literally dropped out of the skies, he doesn't have an opinion on anything. He only gradually begins to realize that on this world he is "black," and that his color makes a difference in some situations. He tries to accept that. When he is hurt or wronged, his reaction is not so much anger as surprise: It seems to him so unnecessary that people behave unkindly toward one another. He is a little surprised they would go to such an effort. His surprise, in its own sweet and uncomplicated way, is one of the most effective elements in the whole movie.

3 commenti:

  1. Questo non lo avevo mai sentito nominare. Sembra interessante, divertente, da vedere.

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  2. Ricordo di averlo visto, ma sono passati troppi anni per ricordarmelo bene. Sayles è un grande.

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  3. come dice Poison, Sayles è un grande.

    ne cerco altri, sapendo che non deluderà:)

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