venerdì 15 agosto 2025

I banchieri di Dio - Il caso Calvi - Giuseppe Ferrara

nel 2002 apparve questo film di Giuseppe Ferrara (che non gira film d'intrattenimento), bisognerebbe vederlo spesso per capire l'involuzione dell'Italia.

appare nel film Licio Gelli, che parla di un obiettivo importantissimo, la separazione delle carriere dei magistrati.

dopo decenni dalla scoperta del programma della P2 e dopo un paio di decenni dal film "scopriamo" che il nostro governo servo degli Usa e di Israele è soptratutto il governo della P2, sic e simpliciter.

il film riesce in due ore a concentrare e gestire mille fili, e quello che si vede nel film è storia.

Calvi è interpretato da un eccezionalmente bravo Omero Antonutti.

un film da non perdere, una volta alla settimana dovrebbe apparire in prima serata in tv.

buona (coraggiosa) visione - Ismaele

 

 

 

QUI si può vedere il film completo, su Raiplay

 

 

…La produzione del film fu molto sofferta, con finanziamenti a singhiozzo, poca disponibilità, interferenze della magistratura, denunce da parte di Flavio Carboni (il faccendiere interpretato da Giannini) che costrinsero Ferrara a corredare parti di film con didascalie che contestualizzano e spiegano, e che sono letteralmente tratte dalle carte processuali. I Banchieri Di Dio è dedicato alla memoria di Gian Maria Volonté, attore al quale Ferrara aveva anche pensato per il ruolo da protagonista all'indomani de Il Caso Moro, ma che morì nel 1994. Così come Gene Hackman sarebbe dovuto essere Marcinkus. L'uscita in sala non premiò l'opera, poiché non venne accolta granché bene dal pubblico, evidentemente poco voglioso di perdersi nei meandri del malaffare italiano e certamente ancor meno invogliato da una pellicola che, al netto della sua fisiologica tortuosità, non è esente da difetti. La critica si approcciò a I Banchieri Di Dio in modo altrettanto freddo. Rimane agli atti come l'unico (encomiabile) tentativo di apparecchiare la materia Calvi in modo esaustivo e senza infingimenti - il Vaticano, il governo italiano, vari poteri e potentati nazionali non ne escono affatto bene - pur con tutte le difficoltà del caso.

da qui

 

Giuseppe Ferrara è uno testardo, si sa. Sono più famosi i suoi film rispetto a lui ed hanno sempre suscitato una marea di polemiche da parte di certa politica e molte perplessità nelle file della critica cinematografia: Il caso Moro e Giovanni Falcone valgano da esempi emblematici. Lo si accusa da sempre di superficialità e rozzezza della messinscena, pretenziosità dei fatti narrati, dialoghi tagliati con l’accetta, personaggi famosi imitati alla Bagaglino.

Non fece eccezione nemmeno questo I banchieri di Dio, uscito nel 2002 e subito fatto sequestrare dall’autorità giudiziaria dopo la querela esposta da Flavio Carboni. Un film, prima di tutto, sofferto: erano quindici anni che Ferrara cercava di portare sullo schermo gli ultimi mesi di Roberto Calvi, presidente del Banco Cattolico Ambrosiano. Non tanto per la vicenda umana in sé per sé, quanto per gli intrighi di palazzo con eminenze grigie della politica (Andreotti), prelati dalla dubbia condotta morale (Marcinkus), gran maestri e burattinai (Licio Gelli), la massoneria, la P2, la finanza laica e quella cattolica, la mafia, i servizi segreti, i paesi sudamericani…

C’è tanta carne al fuoco – cucinata grazie ai documenti giudiziari in possesso e non tesi infondate – e capace di spiazzare lo spettatore che non riesce a tenere più di tanto il filo del discorso. Ci sono tanti personaggi pubblici (ci sono anche Forlani, Sindona, Rosone, Senatore, Craxi, persino Wojtyla, del quale non vediamo il volto “per doveroso rispetto”) e altri meno celebri ma ugualmente influenti (il faccendiere Carboni, il misterioso Pazienza, lo scagnozzo Vittor), in questa torbida storia italiana, un vero mistero del quale non conosciamo ancora molto e sembra la rottura di un equilibrio che si era creato con facilità e appoggio dall’alto. Il caso Calvi, per l’appunto, il ritratto di un uomo che si ritrova in un gioco più grande di lui, dal quale non riesce ad uscire (ma lui ne vuole uscire?)…

da qui

 

Rigoroso nella narrazione seguendo dato per dato tutti i fili della vicenda. Fosse stato solo questo sarebbe stato un onesto prodotto paratelevisivo da "film dossier" invece, per fortuna, Ferrara ci mette del suo e affida molti ruoli a caratteristi della commedia all'italiana (come il Camillo Milli dei FANTOZZI!). Pure Giannini e Hauer, altrove serissimi, sembra che si divertano. Questo rende il tutto grottesco e quindi efficace alla critica di certe ipocrisie dell'Italia dell'epoca. E poi a confermarne l'efficacia ci sono state denunce e vari sequestri alla pellicola. Grande Ferrara!!!

da qui

 

E' il classico film che merita di essere visto più per quello che dice che per come lo dice. Certo la complessità delle vicende narrate non agevole la compresione, che rischia di essere davvero ardua per chi non le conosca almeno in parte. Il taglio troppo televisivo e lo schematismo di fondo sicuramente non giovano all'operazione, ma forse non c'era altro modo per riassumere in due ore un groviglio in cui erano coinvolti banchieri, bancarottieri, faccendieri, il Vaticano, servizi segreti più o meno deviati, massoneria, partiti politici, mafia e chi più ne ha più ne metta. Alle prese con una materia così scottante, Ferrara (assistito da Armenia Balducci in sede di sceneggiatura) si è attenuto
abbastanza scrupolosamente alla documentazione ufficiale (non mancano immagini di repertorio) senza fare sconti a nessuno, nemmeno al Papa (il cui volto comunque non compare nel film "per doveroso rispetto", recita la didascalia iniziale). Il vero punto di forza è comunque nella raffigurazione di Calvi, che grazia alla splendida interpretazione di Omero Antonutti, emerge come un personaggio che per ambizione e smania di potere si è trovato coinvolto in un gioco troppo più grande di lui, ma così terribilmente umano nel suo ondeggiare tra momenti di totale rassegnazione e di ingenuità quasi disarmante, convinto che in fondo le cose si potessero ancora aggiustare

da qui

 

OTTIMO direi
Non riesco a capire perchè Film TV debba basare il giudizio di un film su un valore solamente estetico? E' questo atteggiamento superficiale che mi ha fatto smettere di comprarlo in edicola.Nella storia del cinema mi pare più utile e legittimo il film di Ferrara piuttosto che altre porcate che ci propinano come film indimenticabili: Titanic (ottimo), L'allenatore nel pallone(sufficiente), Troy(buono),il gladiatore(sufficiente). Ovviamente anche la vostra libertà di giudizio è legittima ma rivalutate un pò di valutazioni...ah!grande Ferrara, registi ormai in estinzione di fronte ai dilaganti Muccino.

da qui

 


Nessun commento:

Posta un commento