venerdì 29 agosto 2025

Una lucertola con la pelle di donna – Lucio Fulci

una sempre bravissima Florinda Bolkan ha una vicina hippie che le piace molto.

con l'aiuto di uno psicoanalista (ridicolo) riesce a non essere imprigionata per un omicidio, ma l'ispettore (Stanley Baker, che ha una certa somiglianza con Sean Connery) non ci crede molto.

un film da non perdere, come capita spesso a Lucio Fulci, non privatevene, non vi deluderà.

buona (swinging) visione - Ismaele


 

 

QUI o QUI si può vedere il film completo in italiano

 


 

Questo è uno dei film più celebrati di Fulci (a ragione secondo il mio modesto parere) in cui oltre alla furbizia da parte dei produttori per inserirsi nel genere inaugurato dal giovane Argento con i suoi primi film dal titolo zoologico baciati da grande successo commerciale c'è da riconoscere l'indubbio talento visionario di Fulci,vero e proprio valore aggiunto di questa pellicola.In più abbiamo le musiche di Morricone che ben si abbinano alle molte sequenze psichedeliche del film e una swinging London coloratissima,irrazionale,irrefrenabile nella sua vitalità.Il film è un continuo disseminare piste false,un susseguirsi di atrocità assortite chiaramente mostrate e di orrori più subliminali che si insinuano sottopelle.Fulci è bravo soprattutto dal punto di vista visivo scatenandosi in una regia al limite del barocchismo formale.Il titolo zoologico è una di quelle furbate che si devono ai produttori(la leggenda narra che Fulci aveva l'intenzione di intitolarlo La gabbia),il finale affatto consolatorio non colpisce per logica ma è lo stesso una discreta sorpresa.Dal giallo nella parte centrale il film vira all'horror(la parte nel manicomio)con tutta una serie di colpi di scena abbastanza artificiosi.Ma contano poco:il film vale soprattutto per la sua tavolozza cromatica impazzita,per il mescolarsi di simbologie psicanalitiche e deliri lisergici inseriti in un atmosfera da incubo,vale per alcune sequenze girate veramente con grande maestria.La verità è servita a frammenti,viene quasi rubata,origliando.E in questo la soluzione del giallo,poco verosimile finchè si vuole,viene data allo spettatore in maniera decisamente originale.Non consolandolo affatto ma facendogli sorgere nuovi interrogativi....

da qui

 

Se è vero che esistono film che meritano di essere studiati e ricordati anche solo per l’idea, la scintilla creativa che fece mettere in moto il sistema produttivo, con quale decenza si può pensare di negare un posto nella storia del cinema italiano ed europeo a Una lucertola con la pelle di donna? Basterebbe la poesia maldororiana del titolo, forse. Ma se così non fosse bisognerebbe inchinarsi di fronte ai primi cinque minuti, che rappresentano la liberazione definitiva di Lucio Fulci, e di tutto il cinema giallo e thriller, dalle pastoie della logica, del buon senso, della prassi. Ma sull’incipit e sulla sua folgorante forza si tornerà tra poco. Il punto ovviamente è che all’epoca dell’uscita in sala il film venne visto con un malcelato disprezzo, e il dito accusatorio puntava in direzione di una sceneggiatura rabberciata, poco sensata, un po’ buttata via. Anche il critico quotidianista più famoso d’Italia, Paolo Mereghetti, mostra una prosa a dir poco sprezzante nelle brevi righe che dedica al film suo suo “Dizionario”: «Fulci (sceneggiatore con Roberto Gianviti) avrebbe fatto meglio a seguire fino in fondo la pista onirico-psichedelica, e invece arranca cercando una logica in un intreccio che non ne ha. Lampi di talento visivo, baracconate ed echi della Swinging London: se non altro ci sono le ottime musiche di Ennio Morricone (in vena sperimentale) e la fotografia di Luigi Kuveiller. Gli effetti speciali (inutili e brutti) sono di Carlo Rambaldi». L’insistenza su sostantivi come “baracconata” e aggettivi quali “inutile” o “brutto” denota la voglia di tenersi a debita distanza da questo film, e forse dall’intera esperienza autoriale di Fulci. Un regista troppo estremo, nella sua messa in scena dell’orrore, per assecondare le voglie di logica di una nazione normata nel benestare borghese…

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…Generalmente messo in secondo piano rispetto ai successivi gialli fulciani (in particolare ai celebratissimi Non si sevizia un paperino e Sette note in neroUna lucertola con la pelle di donna in realtà, per moltissimi versi non ha niente da invidiare a questi ultimi; almeno sul piano squisitamente visivo, e in un’atmosfera che dall’iperrealismo iniziale scivola lentamente verso un lucido delirio, il film di Fulci fa una cavalcata sulle ali dell’inconscio e delle più basiche pulsioni umane, non avendo paura a “sporcare” il genere – e il discorso psicanalitico che abbozza – con generose dosi di effetti gore. Effetti, questi ultimi, che tuttavia non risultano mai gratuiti, ma contribuiscono al contrario a quell’onirismo privo di compromessi, a quella voglia di destabilizzare le certezze di chi guarda – ivi compreso chi pensi di mettersi davanti a un giallo con dentro un po’ di erotismo – di cui il regista farà un po’ il suo marchio di fabbrica. Non a caso, molti anni più tardi, lui stesso si definirà un “terrorista dei generi”; quello stesso “terrorismo”, quella voglia di rovesciare il genere, contaminandolo e rivoltandolo da dentro, è già evidentissimo in questo suo secondo thriller.

Oltre il giallo

Sarebbe sbagliato valutare Una lucertola con la pelle di donna (che originariamente doveva intitolarsi La gabbia, e fu in seguito rinominato per adeguarsi alla “moda” dei titoli con gli animali) con le lenti della pura coerenza narrativa, o soffermandosi semplicemente sui dettagli del suo intreccio giallo. Se preso squisitamente come thriller, il film di Lucio Fulci mostra più di una forzatura narrativa e diversi buchi logici, segno di una sceneggiatura su cui – com’era d’uopo all’epoca – misero le mani in molti. Lo script costruisce un meccanismo giallo più cervellotico di quello dei contemporanei film di Argento, ma a tratti sembra faticare a venirne fuori; ma quello che conta, qui – e questa risulta una novità nel panorama del thriller all’italiana – è la costruzione della singola sequenza più che il legame logico tra le stesse. Anzi, quanto più il regista sembra osare nell’impatto visivo (con un’abbondanza di zoom, panoramiche a schiaffo, dettagli di occhi e particolari truculenti) tanto più la trama pare distaccarsi dalle regole del genere, quasi irridendone le basi…

da qui

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