una sempre bravissima Florinda Bolkan ha una vicina hippie che le piace molto.
con l'aiuto di uno psicoanalista (ridicolo) riesce a non essere imprigionata per un omicidio, ma l'ispettore (Stanley Baker, che ha una certa somiglianza con Sean Connery) non ci crede molto.
un film da non perdere, come capita spesso a Lucio Fulci, non privatevene, non vi deluderà.
buona (swinging) visione - Ismaele
Questo è uno dei film più celebrati di Fulci (a ragione
secondo il mio modesto parere) in cui oltre alla furbizia da parte dei
produttori per inserirsi nel genere inaugurato dal giovane Argento con i suoi
primi film dal titolo zoologico baciati da grande successo commerciale c'è da
riconoscere l'indubbio talento visionario di Fulci,vero e proprio valore
aggiunto di questa pellicola.In più abbiamo le musiche di Morricone che ben si
abbinano alle molte sequenze psichedeliche del film e una swinging London
coloratissima,irrazionale,irrefrenabile nella sua vitalità.Il film è un
continuo disseminare piste false,un susseguirsi di atrocità assortite
chiaramente mostrate e di orrori più subliminali che si insinuano
sottopelle.Fulci è bravo soprattutto dal punto di vista visivo scatenandosi in
una regia al limite del barocchismo formale.Il titolo zoologico è una di quelle
furbate che si devono ai produttori(la leggenda narra che Fulci aveva
l'intenzione di intitolarlo La gabbia),il finale affatto consolatorio non colpisce per
logica ma è lo stesso una discreta sorpresa.Dal giallo nella parte centrale il
film vira all'horror(la parte nel manicomio)con tutta una serie di colpi di
scena abbastanza artificiosi.Ma contano poco:il film vale soprattutto per la
sua tavolozza cromatica impazzita,per il mescolarsi di simbologie
psicanalitiche e deliri lisergici inseriti in un atmosfera da incubo,vale per
alcune sequenze girate veramente con grande maestria.La verità è servita a
frammenti,viene quasi rubata,origliando.E in questo la soluzione del
giallo,poco verosimile finchè si vuole,viene data allo spettatore in maniera
decisamente originale.Non consolandolo affatto ma facendogli sorgere nuovi
interrogativi....
Se è vero che esistono film che meritano di essere studiati e
ricordati anche solo per l’idea, la scintilla creativa che fece mettere in moto
il sistema produttivo, con quale decenza si può pensare di negare un posto
nella storia del cinema italiano ed europeo a Una lucertola con la pelle di donna? Basterebbe la poesia maldororiana del titolo, forse. Ma se così non fosse bisognerebbe
inchinarsi di fronte ai primi cinque minuti, che rappresentano la liberazione
definitiva di Lucio Fulci, e di tutto il cinema giallo e thriller, dalle
pastoie della logica, del buon senso, della prassi. Ma sull’incipit e sulla sua
folgorante forza si tornerà tra poco. Il punto ovviamente è che all’epoca
dell’uscita in sala il film venne visto con un malcelato disprezzo, e il dito
accusatorio puntava in direzione di una sceneggiatura rabberciata, poco sensata,
un po’ buttata via. Anche il critico quotidianista più famoso d’Italia, Paolo
Mereghetti, mostra una prosa a dir poco sprezzante nelle brevi righe che dedica
al film suo suo “Dizionario”: «Fulci (sceneggiatore con Roberto Gianviti)
avrebbe fatto meglio a seguire fino in fondo la pista onirico-psichedelica, e
invece arranca cercando una logica in un intreccio che non ne ha. Lampi di
talento visivo, baracconate ed echi della Swinging London: se non altro ci sono
le ottime musiche di Ennio Morricone (in vena sperimentale) e la fotografia di
Luigi Kuveiller. Gli effetti speciali (inutili e brutti) sono di Carlo
Rambaldi». L’insistenza su sostantivi come “baracconata” e aggettivi quali
“inutile” o “brutto” denota la voglia di tenersi a debita distanza da questo
film, e forse dall’intera esperienza autoriale di Fulci. Un regista troppo
estremo, nella sua messa in scena dell’orrore, per assecondare le voglie di logica di una nazione normata nel benestare
borghese…
…Generalmente
messo in secondo piano rispetto ai successivi gialli fulciani (in particolare
ai celebratissimi Non si sevizia un paperino e Sette note in nero) Una
lucertola con la pelle di donna in realtà, per moltissimi versi
non ha niente da invidiare a questi ultimi; almeno sul piano squisitamente
visivo, e in un’atmosfera che dall’iperrealismo iniziale scivola lentamente
verso un lucido delirio, il film di Fulci fa una cavalcata sulle ali dell’inconscio
e delle più basiche pulsioni umane, non avendo paura a “sporcare” il genere – e
il discorso psicanalitico che abbozza – con generose dosi di effetti gore.
Effetti, questi ultimi, che tuttavia non risultano mai gratuiti, ma
contribuiscono al contrario a quell’onirismo privo di compromessi, a quella
voglia di destabilizzare le certezze di chi guarda – ivi compreso chi pensi di
mettersi davanti a un giallo con dentro un po’ di erotismo – di cui il regista
farà un po’ il suo marchio di fabbrica. Non a caso, molti anni più tardi, lui
stesso si definirà un “terrorista dei generi”; quello stesso “terrorismo”,
quella voglia di rovesciare il genere, contaminandolo e rivoltandolo da dentro,
è già evidentissimo in questo suo secondo thriller.
Oltre il giallo
Sarebbe sbagliato valutare Una lucertola con la pelle di donna (che
originariamente doveva intitolarsi La gabbia, e fu in seguito rinominato per
adeguarsi alla “moda” dei titoli con gli animali) con le lenti della pura
coerenza narrativa, o soffermandosi semplicemente sui dettagli del suo
intreccio giallo. Se preso squisitamente come thriller, il film di Lucio Fulci
mostra più di una forzatura narrativa e diversi buchi logici, segno di una
sceneggiatura su cui – com’era d’uopo all’epoca – misero le mani in molti. Lo
script costruisce un meccanismo giallo più cervellotico di quello dei
contemporanei film di Argento, ma a tratti sembra faticare a venirne fuori; ma
quello che conta, qui – e questa risulta una novità nel panorama del thriller
all’italiana – è la costruzione della singola sequenza più che il legame logico
tra le stesse. Anzi, quanto più il regista sembra osare nell’impatto visivo
(con un’abbondanza di zoom, panoramiche a schiaffo, dettagli di occhi e
particolari truculenti) tanto più la trama pare distaccarsi dalle regole del
genere, quasi irridendone le basi…
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