domenica 9 aprile 2017

Vincent - Theodore Melfi

prima di vederlo sembra (pregiudizio) un filmetto come tanti, dopo averlo visto diventa un bel film, grazie sopratutto, ma non solo, a Bill Murray, un maestro fra gli attori.
i due protagonisti passano dall'antipatia all'empatia, ciascuno dà quello che può all'altro, e, alla fine, i due, il vecchio e il bambino, diventano, complici, amici e alleati.
una bellissima sorpresa - Ismaele




Con una sceneggiatura originale e diretta in maniera impeccabile, la pellicola tiene incollati allo schermo per tutta la sua durata, grazie al giusto dosaggio di umorismo e sentimento nato da un rapporto di amicizia tra due personaggi così diversi come Vincent e Oliver (Jaeden Lieberher); il vecchio reduce di guerra lunatico e scontroso si affeziona all’undicenne mingherlino, insegnandoli come farsi rispettare a scuola, portandolo alle corse dei cavalli (per studiare statistica!) e introducendogli “la signora della notte”, interpretata da un’insolitamente leggera Naomi Watts. L’ottima riuscita del film è merito sicuramente del regista che si è affidato, d’altro canto, a uno dei re della commedia, Bill Murray: la sua performance è fantastica, geniale, spassosa ma anche commovente; per questo attore, che fa sembrare ogni cosa come nuova e che è in grado di trasmettere un’energia unica, dovrebbe arrivare qualche riconoscimento di peso, già meritato per altre interpretazioni…

…Il film di Melfi non racconta davvero nulla di nuovo, ma lo fa con un tono scanzonato e divertito e regala all’immenso Bill Murray un ruolo in cui brillare ancora una volta.
Il suo Vincent – perennemente in calzoni corti e occhialoni da sole – è un uomo battuto dalla vita, un reduce che ha perduto troppe battaglie, pieno di vizi minori e spirito caustico. Attaccato alla bottiglia e con una sigaretta sempre accesa tra le dita, è incapace di star lontano dai bookmaker, ma nasconde una grande solitudine e un amore perduto.
Murray gli dona la consueta grazia, un sorriso triste ed una vena di follia scanzonata.
Se il film di Melfi ha un valore è proprio grazie all’interpretazione di Bill Murray, capace di mitigare anche il tono eccessivamente zuccheroso della storia.
Rispetto alle volgarità assortite delle nostre consuete commedie natalizie, St.Vincent è una scelta in controtendenza.

Menzione tutta a parte per i titoli di coda in cui Bill Murray con un walkman nelle orecchie canta Shelter from the storm di Bob Dylan. Carisma.

Acompañada de una excelente banda sonora, St. Vincent se mueve con gran elegancia y sutileza entre dos géneros, funcionado como comedia salpicada de toques trágicos o como drama con elementos cómicos, según se mire. Murray lo mismo está divertidísimo enseñándole a su pequeño alumno cómo debe enfrentarse a la vida –podar un césped inexistente del jardín o noquear al matón de turno de la escuela, por ejemplo–, que conmovedor en las horas más bajas de su complejo personaje (geniales esos bailoteos que se marca, reflejo del patetismo de un ser que ahoga sus penas en la bebida). El costumbrismo de todas estas escenas y las interrelaciones entre los cuatro protagonistas son las bases sobre las que se apoya una historia sencilla pero que va ganando en emotividad conforme se va deslizando hacia su desenlace, tal vez demasiado cómodo y políticamente correcto para quienes esperaran una obra más traviesa o con más mala leche. Y es que la moraleja final vendría a ser la de que, incluso detrás de cada persona con la peor reputación de cara a la sociedad, se puede esconder un santo en potencia, capaz de ayudar a los demás de manera desinteresada y desde el anonimato, sin hacer alardes de caridad cristiana. No sabemos si el Vincent de Murray merece el calificativo que el niño termina atribuyéndole en su discurso ante todo el colegio, pero lo cierto es que se trata del mejor personaje que ha caído entre sus manos en mucho tiempo, capaz de aunar todos los registros del intérprete en un solo trabajo. Solo por él ya merece mucho la pena el precio de una entrada a esta estupenda demostración de que se puede hacer buen cine independiente americano sin renunciar a las aspiraciones comerciales, contentando por igual a todo tipo de público.

…Alla fin fine, lo dice espressamente il titolo, St. Vincent è più che altro il suo film, una sorta di Gran Torino più rilassato e divertente, il tradizionale racconto di formazione che vede un ragazzino tanto dolce e insicuro alle prese con un modello di vita dagli atteggiamenti discutibili. È un film in cui si ride in maniera prevedibile, le svolte narrative vengono rese note per telefono con largo anticipo e le subdole manipolazioni emotive sono sbracate senza la minima vergogna. Eppure, sarà che gli attori funzionano, sarà che fa piacere riscoprire un Bill Murray ancora in grado di recitare senza sbavarsi sulla camicia, sarà che il piccolo Jaeden Lieberher è adorabile e il rapporto fra i due convince davvero, ma St. Vincent m'è risultato simpatico, mi ha divertito e mi ha perfino messo addosso un po' di magone. Che vi devo dire, sono una persona semplice.


2 commenti:

  1. A me l'anno scorso piacque tanto perché emozionante e divertente ;)

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    1. se uno non sorride e neanche si emoziona con questo film non sta bene bene...

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