quando inizi a guardarlo non sai ancora quanto ti coinvolgerà la storia di Carol e Therese.
già due anni prima la storia di Adele aveva colpito con una bella storia d'amore, poi Carol e Therese si vogliono bene, negli anni '50, contro tutti.
e però vanno avanti, fino a quando lo saprà solo chi guarda il film.
cercatelo, merita moltissimo.
Todd Haynes fa pochi film, ma non si dimenticano - Ismaele
già due anni prima la storia di Adele aveva colpito con una bella storia d'amore, poi Carol e Therese si vogliono bene, negli anni '50, contro tutti.
e però vanno avanti, fino a quando lo saprà solo chi guarda il film.
cercatelo, merita moltissimo.
Todd Haynes fa pochi film, ma non si dimenticano - Ismaele
«La novela es heterosexual, la poesía, por el
contrario, es absolutamente homosexual». Posiblemente sea esa cita de Bolaño
(y, obviamente, el contexto en el cual fue escrita), lo que nos lleva a pensar
en Todd Haynes como si de un poeta visceral-realista se tratase. Sin querer
entrar en los gustos y estilismos personales del director, lo que está claro es
que su obra sí refleja el descontento y la incomprensión sufrida por los
homosexuales, sobre todo en un futuro lacerantemente cercano y un presente
“comprensivo” que repite de manera incesante términos como “tolerancia”,
“igualdad”, “aceptación”, pero no puede evitar censurar con un aplomo dogmático
ciertas muestras de afecto públicas que, lejos de prohibirse, son miradas con
reprobación al considerarse inapropiadas en un entorno expuesto a las posibles
y fortuitas miradas ingenuas de nuestros impresionables pequeños que, como ya
sabemos, tienden a imitar todo lo que ven. Carol lo tiene todo para convertirse en un
melodrama romántico indigesto, con una ambientación navideña y la desfasada
moraleja efectista extraída de los cuentos sobre “familia rica-familia pobre”;
afortunadamente, Haynes saca su lado más poético para destrozar la previsible
narración con una dosis de rabia y pasión. Lejos de quedarse en la, ya
recurrente, historia lésbica de implicaciones socio-políticas, el autor incurre
en la injusticia, la brutalidad y la barbarie propagandística, ya no hacia un
colectivo (que también), sino hacia un individuo concreto a consecuencia del
odio y la intransigencia machista…
…Tutto si regge su un filo di erotismo sottilissimo,
sempre e solo accennato ma gonfio di eleganza e tensione, capace di incastrare
lo spettatore in una trappola emozionale senza uscita. Si assiste inermi ad un
sogno patinato di inarrivabile bellezza e sofferenza, poiché la strada verso la
libertà è piena di arbusti nei quali inciampare, cavilli burocratici dai quali
farsi inghiottire. Ma più di tutto è colma di invidia, di odio orribile e
gratuito, da parte proprio delle persone che dovrebbero proteggerci. Evidentemente,
nel petto di ognuno vi è solo la tenebra.
Carol atterra come un fiocco di neve, soffice, sulla
competizione del Festival di Cannes 2015 infiammando più di un cuore. Lo fa
parlando un linguaggio altissimo e una messa in scena che andrebbe studiata
nelle scuole, così come il suo impatto visivo, il suo montaggio e le sue
profonde, straordinarie interpretazioni. La coppia inedita Blanchett-Mara è
infatti sconvolgente, pronta a solcare una traccia profonda nella mente di
molti. La loro impalpabile bellezza si unisce al talento per restituire sullo
schermo una chimica violenta, un contrasto viscerale capace di creare qualcosa
di unico al pari di due colori primari che si mescolano. Il completamento di
un’opera armonica e magistrale, capace di insegnare più di quanto mostra, più
di quanto racconta.
…No hay secuencias que sobren ni diálogos que no aporten
al desarrollo de la historia. En una ciudad densa en donde se respira la
opulencia de una sociedad intransigente como en la que se desenvuelven los
personajes, Cate
Blanchett (habitual
colaboradora de Haynes) y Rooney
Mara nos regalan dos
interpretaciones soberbias, llenas de contención, dolor y, por sobre todo,
amor. Amor de una por la otra y amor por la encadenada libertad a la que se
sienten atadas. Si bien Blanchett está acostumbrada a papeles cargados
de emocionalidad, donde acá vuelve a desatar todo su talento como una mujer
amarrada a su matrimonio e hijos del que no puede ni tampoco quiere escapar; es Rooney Mara (‘The Girl With the Dragon Tattoo’)
la que envuelve en mayor grado al espectador logrando la identificación,
probablemente por ser quien más dista inicialmente de una relación lésbica, no
por eso no entregada, convirtiéndose en alguna medida en víctima de sus propias
sensaciones. El juego de miradas, gestos y roces entre ambas dotan a la cinta
de un nivel sensorial capaz de emocionar y sobrecoger.
Una historia de amor en donde la
química entre ambos personajes traspasa la pantalla, como un poema que baila
entre partituras suaves y a la vez tensas de piano y violín, y entre un
conjunto de elementos técnicos que dan clase en su puesta en escena: la
fotografía, el montaje y el diverso universo de planos, diálogos y secuencias
hacen de ‘Carol’ una adaptación mágica, una suerte de
documento didáctico y liberador para cualquier mente prejuiciosa, además de
reafirmar la posición de Todd
Haynes como un ícono
para la comunidad LGBT por su calidad y sentido a la hora de retratar temas
como este, que hasta el día de hoy, inexplicablemente, aún resultan para muchos
difíciles de digerir.
…Carol non è solo un dramma sentimentale, la
storia d’amore tra due donne splendide e coraggiose, ma è un ritratto
generazionale e sociale. È la messa in scena dell’implosione che anticipa e
prepara l’esplosione degli anni Sessanta, della rivoluzione sessuale: Carol e
Therese rompono schemi che Harge, Richard e i mariti yankee non riescono più a
tenere in piedi, tradendo le attese della generazione precedente dei padri
padroni e delle madri frustrate e bigotte. Il desiderio femminile, etero o omo,
è il motore di questo processo, è il rimosso che finalmente prende coscienza di
sé. Una liberazione che è ancora un atto dei singoli, di chi può permettersi
detour esistenziali, radicali cambi di vita. Il film di Haynes, come il romanzo
di Patricia Highsmith, racconta una ribellione ai piani alti. Il popolo dovrà
aspettare.
Todd Haynes è un filologo e il cinema è il suo linguaggio. In
questo senso andrebbero interpretate le evidenti differenze con la prassi (e le
possibilità) del melodramma classico. La delicata ma esplicita scena di sesso
di Carol, come il finale, non
avrebbe mai visto la luce negli anni Cinquanta e Sessanta, stritolata
dall’autocensura ancor prima che dal Codice Hays. Ma Carol non
è solo un omaggio, un aggiornamento e un certosino e ammaliante esercizio di
stile: Haynes rilancia una delle possibili e ancora fertili direttrici
estetiche del cinema hollywoodiano, stratificando di significati ogni singolo
fotogramma, cercando di elevare forma, contenuto e narrazione. Rooney Mara à la
Hepburn di Colazione da Tiffany,
l’ultimo primo piano di Cate Blanchett o gli sguardi filtrati dai vetri delle
macchine sono (meta)linguaggio cinematografico puro e vivissimo.
…L’aspetto più affascinante di questo film
è il modo in cui racconta l’amore – il nascere e l’approfondirsi del
sentimento, la spinta del desiderio, l’attenzione e la tenerezza dell’una per
l’altra (idem est dell’uno per l’altra, dell’una per
l’altro, dell’uno per l’altro) – e il coraggio in cui lo pone al primo posto
nella ricerca della serenità o piuttosto della pienezza del singolo. Con la
giusta lentezza, e con un’esemplare sapienza drammaturgica. Ricordiamo ben
pochi film così pacatamente convinti e convincenti, e però…
È il suo fascino di “opera chiusa”
controllatissima ad attrarre e a piacere, ma nello stesso tempo , in qualche
modo, ad allontanare. Si ammira e ci si emoziona, si è catturati e rispettosi,
ma tutto è così al giusto posto che si desidererebbe, come si cercava di
teorizzare un tempo da più parti, non l’apice dell’opera chiusa né la
trasandatezza dell’“opera aperta”, ma un’opera chiusa con qualche apertura sul
dietro e l’a tergo, o sull’oltre: una imperfezione rivendicata, forse
indispensabile a un dialogo forte con il proprio tempo, per non fermarsi a
psicologie e comportamenti, per cercare una rottura e per tentare una
verticalità.
È strano che si debba rimproverare
a un film la sua perfezione. Non era perfetto, tra parentesi, il romanzo di
Patricia Highsmith a cui, con molta libertà, l’ottimo Haynes si è ispirato,
chiudendone le aperture.
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