giovedì 6 aprile 2017

Carol - Todd Haynes

quando inizi a guardarlo non sai ancora quanto ti coinvolgerà la storia di Carol e Therese.
già due anni prima la storia di Adele aveva colpito con una bella storia d'amore, poi Carol e Therese si vogliono bene, negli anni '50, contro tutti.
e però vanno avanti, fino a quando lo saprà solo chi guarda il film.
cercatelo, merita moltissimo.
Todd Haynes fa pochi film, ma non si dimenticano - Ismaele






«La novela es heterosexual, la poesía, por el contrario, es absolutamente homosexual». Posiblemente sea esa cita de Bolaño (y, obviamente, el contexto en el cual fue escrita), lo que nos lleva a pensar en Todd Haynes como si de un poeta visceral-realista se tratase. Sin querer entrar en los gustos y estilismos personales del director, lo que está claro es que su obra sí refleja el descontento y la incomprensión sufrida por los homosexuales, sobre todo en un futuro lacerantemente cercano y un presente “comprensivo” que repite de manera incesante términos como “tolerancia”, “igualdad”, “aceptación”, pero no puede evitar censurar con un aplomo dogmático ciertas muestras de afecto públicas que, lejos de prohibirse, son miradas con reprobación al considerarse inapropiadas en un entorno expuesto a las posibles y fortuitas miradas ingenuas de nuestros impresionables pequeños que, como ya sabemos, tienden a imitar todo lo que ven. Carol lo tiene todo para convertirse en un melodrama romántico indigesto, con una ambientación navideña y la desfasada moraleja efectista extraída de los cuentos sobre “familia rica-familia pobre”; afortunadamente, Haynes saca su lado más poético para destrozar la previsible narración con una dosis de rabia y pasión. Lejos de quedarse en la, ya recurrente, historia lésbica de implicaciones socio-políticas, el autor incurre en la injusticia, la brutalidad y la barbarie propagandística, ya no hacia un colectivo (que también), sino hacia un individuo concreto a consecuencia del odio y la intransigencia machista…

…Tutto si regge su un filo di erotismo sottilissimo, sempre e solo accennato ma gonfio di eleganza e tensione, capace di incastrare lo spettatore in una trappola emozionale senza uscita. Si assiste inermi ad un sogno patinato di inarrivabile bellezza e sofferenza, poiché la strada verso la libertà è piena di arbusti nei quali inciampare, cavilli burocratici dai quali farsi inghiottire. Ma più di tutto è colma di invidia, di odio orribile e gratuito, da parte proprio delle persone che dovrebbero proteggerci. Evidentemente, nel petto di ognuno vi è solo la tenebra.
Carol atterra come un fiocco di neve, soffice, sulla competizione del Festival di Cannes 2015 infiammando più di un cuore. Lo fa parlando un linguaggio altissimo e una messa in scena che andrebbe studiata nelle scuole, così come il suo impatto visivo, il suo montaggio e le sue profonde, straordinarie interpretazioni. La coppia inedita Blanchett-Mara è infatti sconvolgente, pronta a solcare una traccia profonda nella mente di molti. La loro impalpabile bellezza si unisce al talento per restituire sullo schermo una chimica violenta, un contrasto viscerale capace di creare qualcosa di unico al pari di due colori primari che si mescolano. Il completamento di un’opera armonica e magistrale, capace di insegnare più di quanto mostra, più di quanto racconta.

…No hay secuencias que sobren ni diálogos que no aporten al desarrollo de la historia. En una ciudad densa en donde se respira la opulencia de una sociedad intransigente como en la que se desenvuelven los personajes, Cate Blanchett (habitual colaboradora de Haynes) y Rooney Mara nos regalan dos interpretaciones soberbias, llenas de contención, dolor y, por sobre todo, amor. Amor de una por la otra y amor por la encadenada libertad a la que se sienten atadas. Si bien Blanchett está acostumbrada a papeles cargados de emocionalidad, donde acá vuelve a desatar todo su talento como una mujer amarrada a su matrimonio e hijos del que no puede ni tampoco quiere escapar; es Rooney Mara (‘The Girl With the Dragon Tattoo’) la que envuelve en mayor grado al espectador logrando la identificación, probablemente por ser quien más dista inicialmente de una relación lésbica, no por eso no entregada, convirtiéndose en alguna medida en víctima de sus propias sensaciones. El juego de miradas, gestos y roces entre ambas dotan a la cinta de un nivel sensorial capaz de emocionar y sobrecoger.
Una historia de amor en donde la química entre ambos personajes traspasa la pantalla, como un poema que baila entre partituras suaves y a la vez tensas de piano y violín, y entre un conjunto de elementos técnicos que dan clase en su puesta en escena: la fotografía, el montaje y el diverso universo de planos, diálogos y secuencias hacen de ‘Carol’ una adaptación mágica, una suerte de documento didáctico y liberador para cualquier mente prejuiciosa, además de reafirmar la posición de Todd Haynes como un ícono para la comunidad LGBT por su calidad y sentido a la hora de retratar temas como este, que hasta el día de hoy, inexplicablemente, aún resultan para muchos difíciles de digerir.

…Carol non è solo un dramma sentimentale, la storia d’amore tra due donne splendide e coraggiose, ma è un ritratto generazionale e sociale. È la messa in scena dell’implosione che anticipa e prepara l’esplosione degli anni Sessanta, della rivoluzione sessuale: Carol e Therese rompono schemi che Harge, Richard e i mariti yankee non riescono più a tenere in piedi, tradendo le attese della generazione precedente dei padri padroni e delle madri frustrate e bigotte. Il desiderio femminile, etero o omo, è il motore di questo processo, è il rimosso che finalmente prende coscienza di sé. Una liberazione che è ancora un atto dei singoli, di chi può permettersi detour esistenziali, radicali cambi di vita. Il film di Haynes, come il romanzo di Patricia Highsmith, racconta una ribellione ai piani alti. Il popolo dovrà aspettare.
Todd Haynes è un filologo e il cinema è il suo linguaggio. In questo senso andrebbero interpretate le evidenti differenze con la prassi (e le possibilità) del melodramma classico. La delicata ma esplicita scena di sesso di Carol, come il finale, non avrebbe mai visto la luce negli anni Cinquanta e Sessanta, stritolata dall’autocensura ancor prima che dal Codice Hays. Ma Carol non è solo un omaggio, un aggiornamento e un certosino e ammaliante esercizio di stile: Haynes rilancia una delle possibili e ancora fertili direttrici estetiche del cinema hollywoodiano, stratificando di significati ogni singolo fotogramma, cercando di elevare forma, contenuto e narrazione. Rooney Mara à la Hepburn di Colazione da Tiffany, l’ultimo primo piano di Cate Blanchett o gli sguardi filtrati dai vetri delle macchine sono (meta)linguaggio cinematografico puro e vivissimo.

…L’aspetto più affascinante di questo film è il modo in cui racconta l’amore – il nascere e l’approfondirsi del sentimento, la spinta del desiderio, l’attenzione e la tenerezza dell’una per l’altra (idem est dell’uno per l’altra, dell’una per l’altro, dell’uno per l’altro) – e il coraggio in cui lo pone al primo posto nella ricerca della serenità o piuttosto della pienezza del singolo. Con la giusta lentezza, e con un’esemplare sapienza drammaturgica. Ricordiamo ben pochi film così pacatamente convinti e convincenti, e però…
È il suo fascino di “opera chiusa” controllatissima ad attrarre e a piacere, ma nello stesso tempo , in qualche modo, ad allontanare. Si ammira e ci si emoziona, si è catturati e rispettosi, ma tutto è così al giusto posto che si desidererebbe, come si cercava di teorizzare un tempo da più parti, non l’apice dell’opera chiusa né la trasandatezza dell’“opera aperta”, ma un’opera chiusa con qualche apertura sul dietro e l’a tergo, o sull’oltre: una imperfezione rivendicata, forse indispensabile a un dialogo forte con il proprio tempo, per non fermarsi a psicologie e comportamenti, per cercare una rottura e per tentare una verticalità.
È strano che si debba rimproverare a un film la sua perfezione. Non era perfetto, tra parentesi, il romanzo di Patricia Highsmith a cui, con molta libertà, l’ottimo Haynes si è ispirato, chiudendone le aperture.

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