domenica 4 luglio 2021

Il talento del calabrone - Giacomo Cimini

un film di cui è bene non sapere niente, tutto è diverso da come ti immagini, una sceneggiatura a orologeria ti terrà incollato fino all'ultima scena, i colpi di scena sono inaspettati.

non tutto è perfetto, ma non importa, le parti perfette vincono.

Sergio Castellitto è straordinario.

buona (ottima) visione - Ismaele


ps: a me ha ricordato sia Pontypool (di Bruce McDonald) che Public access (opera prima di Bryan Singer), girati, come il film di Cimini, all'interno di una radio, con le telefonate degli ascoltatori.

 

 

 

… se Il talento del Calabrone si dimostra un film riuscito è non solo grazie alla sua costante suspense ma anche per l’ottimo finale. Di certo i finali a sorpresa in questo genere di film sono abbastanza scontati ma non per questo possiamo parlare di un epilogo “telefonato”. Anzi, la rivelazione coglie inaspettatamente lo spettatore e in generale tutto l’epilogo porta a galla gli spunti ideologici/tematici sparsi nel film. Ciò che spesso interessa di queste tipologie di opere sono le motivazioni e la psicologia del “villain”. Il talento del calabrone butta qua e là qualche riflessione profonda, sociologica o filosofica, senza però mai approfondire, di modo da non appesantire il ritmo dell’opera. In generale potremmo dire che il film di Giacomo Cimini vuole intrattenere senza però mai rinunciare al suo contesto serio e profondamente drammatico, cercando quindi una sorta di equilibrio tra i due poli.

da qui

 

E' incredibile di come ci lamentiamo sempre dei soggetti scritti nel cinema italiano e poi ci troviamo davanti un soggetto e sceneggiatura originali (in entrambi i sensi del suo significato) come questo e riusciamo non solo a criticarlo (chè quello è giusto e lecito) ma addirittura a stroncarlo.

No, per me questo film è un piccolo miracolo di regia, atmosfera, tensione e scrittura…

da qui

 

Bisogna riconoscere che l’interpretazione di Sergio Castellitto nei panni di questo cattivo tormentato è il punto forte del film. Non a caso la narrazione è interamente costruita sulla conversazione tra Steph e il Calabrone e sull’alternarsi degli ambienti che restano sempre lo studio radiofonico e l’autobomba. Così lo spettatore è costretto anche lui a prestare attenzione, a ragionare su ciò che sta accadendo realmente. Perché niente è come sembra. La verità viene a galla soltanto nel finale, ma già ce la suggeriscono i flashback. Davanti a migliaia di ascoltatori, il Calabrone trascina Steph in un gioco psicologico contorto. Ma il suo intento non è quello di seminare il caos, vuole diffondere un messaggio che ha a che fare con il suo passato.

da qui



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