un film di cui è bene non sapere niente, tutto è diverso da come ti immagini, una sceneggiatura a orologeria ti terrà incollato fino all'ultima scena, i colpi di scena sono inaspettati.
non tutto è perfetto, ma non importa, le parti perfette vincono.
e Sergio Castellitto è straordinario.
buona (ottima) visione - Ismaele
ps: a me ha ricordato sia Pontypool (di Bruce McDonald) che Public access (opera prima di Bryan Singer), girati, come il film di Cimini, all'interno di una radio, con le telefonate degli ascoltatori.
… se Il talento del
Calabrone si dimostra un film riuscito è non solo grazie alla sua costante
suspense ma anche per l’ottimo finale. Di certo i finali a sorpresa in questo genere di
film sono abbastanza scontati ma non per questo possiamo parlare di un epilogo
“telefonato”. Anzi, la rivelazione coglie
inaspettatamente lo spettatore e in generale tutto l’epilogo porta a galla gli
spunti ideologici/tematici sparsi nel film. Ciò che spesso interessa di queste tipologie di
opere sono le motivazioni e la psicologia del “villain”. Il talento del calabrone butta qua e là qualche riflessione profonda,
sociologica o filosofica, senza però mai approfondire, di modo da non appesantire il ritmo dell’opera. In generale potremmo dire che il film di Giacomo Cimini vuole intrattenere
senza però mai rinunciare al suo contesto serio e profondamente drammatico,
cercando quindi una sorta di equilibrio tra i due poli.
…E' incredibile di come ci lamentiamo sempre dei soggetti scritti nel cinema
italiano e poi ci troviamo davanti un soggetto e sceneggiatura originali (in
entrambi i sensi del suo significato) come questo e riusciamo non solo a
criticarlo (chè quello è giusto e lecito) ma addirittura a stroncarlo.
No, per me questo film è un piccolo miracolo di regia,
atmosfera, tensione e scrittura…
…Bisogna riconoscere che l’interpretazione di
Sergio Castellitto nei panni di questo cattivo tormentato è il punto forte del
film. Non a caso la narrazione è interamente costruita sulla conversazione tra
Steph e il Calabrone e sull’alternarsi degli ambienti che restano sempre lo
studio radiofonico e l’autobomba. Così lo spettatore è costretto anche lui a
prestare attenzione, a ragionare su ciò che sta accadendo realmente. Perché
niente è come sembra. La verità viene a galla soltanto nel finale, ma già ce la
suggeriscono i flashback. Davanti a migliaia di ascoltatori, il Calabrone
trascina Steph in un gioco psicologico contorto. Ma il suo intento non è quello
di seminare il caos, vuole diffondere un messaggio che ha a che fare con il suo
passato.
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