evitando i confronti con il fumetto di Zerocalcare, a cui si ispira il film, il risultato è davvero positivo.
Simone Liberati (Zero) è davvero la marcia in più del film che lo trasforma da film normale a bel film, naturalmente grazie a Emanuele Scaringi.
in film oscilla fra il comico e il triste, in maniera molto fluida, senza essere né l'uno né l'altro.
si vede con piacere, la Roma delle periferie di Zero.
buona visione - Ismaele
QUI il
film completo, su Raiplay
…Zero è un ragazzo che vive a Rebibbia e che si arrabatta
come può dando ripetizioni, lavorando come disegnatore e cronometrando le file
dei check-in all’aeroporto. Una volta tornato a casa, lo aspetta la sua
coscienza critica, un Armadillo che, con conversazioni al limite del
paradossale, lo aggiorna costantemente su cosa succede nel mondo. A tenergli
compagnia è l’amico d’infanzia Secco. La vita dei due ragazzi subirà un
cambiamento alla notizia della morte di Camille, compagna di scuola nonché suo
amore adolescenziale mai dichiarato. L’immaginario di Zerocalcare è fatto di
plum-cake, centri sociali, band musicali punk, di una Rebibbia che custodisce
lo scheletro di un mammuth, enorme quanto le responsabilità percepite dai
trentenni di oggi, una generazione che al contrario delle precedenti, non ha in
mano le chiavi della propria vita. Roma è, ovviamente, il contenitore perfetto
per vicende cristallizzate come quelle raccontate da Michele…
…Zero ha il volto fresco di Simone
Liberati a cui serve la replica il Secco eccitabile e scriteriato di Pietro
Castellitto. La profezia dell'armadillo debutta con l'irruzione del tragico nel
quotidiano ma non fa di quel lutto prematuro la questione centrale del suo
racconto. Scaringi sceglie di aggirare il soggetto, trattandolo in filigrana e
conducendo i suoi personaggi altrove. Traslocandoli lungo i quartieri di Roma,
giocando sui contrasti tra i ricordi dolorosi e una stagione della vita dove
tutto sembra leggero, il regista soffonde il film di una profonda malinconia,
scrutando nel profondo le ripercussioni del lutto sul protagonista.
Commedia di erranza, che rilegge al cinema la poesia urbana e
le storie autobiografiche di Zerocalcare, La profezia dell'armadillo descrive con ironia lieve la vita e le questioni
esistenziali, l'attualità e i conflitti intergenerazionali, risvegliando nello
spettatore tutti quei piccoli momenti che non torneranno ma di cui ci
ricorderemo sempre. Pieno di una naïvité e un'innocenza che toccano il cuore,
ci sorprendiamo alla fine a ridere soli. Soli con la nostra coscienza animale.
…il vero merito di Scaringi, ciò per cui
gli siamo grati, è quello di non tradire le sfumature di questo fumetto
complesso. Il vero rischio non era perdere qualche
personaggio o di non ritrovare la vignetta amata. Era quello di perdere
l’intento profondo, la voce dell’artista, l’aria che si respira fra le sue
pagine, un’aria malinconica ma potente e mai volta all’autocommiserazione. Sì,
forse il film di Scaringi, al contrario dell’opera da cui è tratto, soffre di
un’oggettiva mancanza di forza, di un’incapacità di imprimersi nel tempo che
verrà. Ma ci basta che ci sia anche solo un pezzetto del cuore de La profezia. E Scaringi ci piace anche solo per non aver
tralasciato un evento fondamentale nel fumetto: Genova e il G8, costante che
ritorna sempre nell’opera del fumettista. La Genova dove Zero e Secco vengono
picchiati dalla forestale, dove è morto un ragazzo segnando un vero e proprio
punto di non ritorno.
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