giovedì 1 luglio 2021

La profezia dell’Armadillo - Emanuele Scaringi

evitando i confronti con il fumetto di Zerocalcare, a cui si ispira il film, il risultato è davvero positivo.

Simone Liberati (Zero) è davvero la marcia in più del film che lo trasforma da film normale a bel film, naturalmente grazie a Emanuele Scaringi.

in film oscilla fra il comico e il triste, in maniera molto fluida, senza essere né l'uno né l'altro.

si vede con piacere, la Roma delle periferie di Zero.


buona visione - Ismaele

 

 

QUI  il film completo, su Raiplay

 

 

Zero è un ragazzo che vive a Rebibbia e che si arrabatta come può dando ripetizioni, lavorando come disegnatore e cronometrando le file dei check-in all’aeroporto. Una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica, un Armadillo che, con conversazioni al limite del paradossale, lo aggiorna costantemente su cosa succede nel mondo. A tenergli compagnia è l’amico d’infanzia Secco. La vita dei due ragazzi subirà un cambiamento alla notizia della morte di Camille, compagna di scuola nonché suo amore adolescenziale mai dichiarato. L’immaginario di Zerocalcare è fatto di plum-cake, centri sociali, band musicali punk, di una Rebibbia che custodisce lo scheletro di un mammuth, enorme quanto le responsabilità percepite dai trentenni di oggi, una generazione che al contrario delle precedenti, non ha in mano le chiavi della propria vita. Roma è, ovviamente, il contenitore perfetto per vicende cristallizzate come quelle raccontate da Michele…

da qui

 

Zero ha il volto fresco di Simone Liberati a cui serve la replica il Secco eccitabile e scriteriato di Pietro Castellitto. La profezia dell'armadillo debutta con l'irruzione del tragico nel quotidiano ma non fa di quel lutto prematuro la questione centrale del suo racconto. Scaringi sceglie di aggirare il soggetto, trattandolo in filigrana e conducendo i suoi personaggi altrove. Traslocandoli lungo i quartieri di Roma, giocando sui contrasti tra i ricordi dolorosi e una stagione della vita dove tutto sembra leggero, il regista soffonde il film di una profonda malinconia, scrutando nel profondo le ripercussioni del lutto sul protagonista.

Commedia di erranza, che rilegge al cinema la poesia urbana e le storie autobiografiche di Zerocalcare, La profezia dell'armadillo descrive con ironia lieve la vita e le questioni esistenziali, l'attualità e i conflitti intergenerazionali, risvegliando nello spettatore tutti quei piccoli momenti che non torneranno ma di cui ci ricorderemo sempre. Pieno di una naïvité e un'innocenza che toccano il cuore, ci sorprendiamo alla fine a ridere soli. Soli con la nostra coscienza animale.

da qui

 

il vero merito di Scaringi, ciò per cui gli siamo grati, è quello di non tradire le sfumature di questo fumetto complesso. Il vero rischio non era perdere qualche personaggio o di non ritrovare la vignetta amata.  Era quello di perdere l’intento profondo, la voce dell’artista, l’aria che si respira fra le sue pagine, un’aria malinconica ma potente e mai volta all’autocommiserazione. Sì, forse il film di Scaringi, al contrario dell’opera da cui è tratto, soffre di un’oggettiva mancanza di forza, di un’incapacità di imprimersi nel tempo che verrà. Ma ci basta che ci sia anche solo un pezzetto del cuore de La profezia. E Scaringi ci piace anche solo per non aver tralasciato un evento fondamentale nel fumetto: Genova e il G8, costante che ritorna sempre nell’opera del fumettista. La Genova dove Zero e Secco vengono picchiati dalla forestale, dove è morto un ragazzo segnando un vero e proprio punto di non ritorno.

da qui


asds

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