giovedì 8 luglio 2021

Prima che la notte – Daniele Vicari

Fabrizio Gifuni è Pippo Fava, in un film per la tv che funzionerebbe benissimo al cinema.

Pippo Fava non è perfetto, il film non è un'agiografia, la storia racconta come Fava tira su una squadra di giornalisti senza macchia e con paura, ma decisi a seguirlo nel mestiere difficile del giornalista onesto.

un film che merita molto.

buona visione - Ismaele

 

 

QUI il film completo, su Raiplay

 

 

 

Ottimo prodotto della Rai, Prima che la notte(dal nome di un romanzo di Claudio Fava, figlio di Pippo, e Michele Gambiani, uno dei giovani giornalisti collaborato di Fava) è l'ultimo di una lunga serie di film dedicati alle numerose vittime mafiose di quel periodo. 

In una soleggiata Catania, Daniele Vicari, ricostruisce gli ultimi giorni della vita del giornalista, mettendo in risalto sia la figura del padre, del marito, dell'uomo e del giornalista indipendente e senza paura quale era Fava, quest'ultimo, interpretato da un ottimo Fabrizio Gifuni, calato perfettamente nella parte. 

Insomma, un film che si può piacevolmente guardare, soprattutto, e credo sia la ragione principale, per ricordare la grande figura di Pippo Fava, uomo di cultura e passione che ha perso la vita combattendo fino alla fine la mafia.

da qui

 

Vicari e Gifuni hanno fatto un lavoro di scavo sulla personalità di Fava che emerge sin dalle prime battute in questo che non vuole essere un 'film di mafia' ma il ritratto di un uomo di cultura che ha saputo cogliere con ironia e autoironia il presente con la consapevolezza dei problemi che con il proprio impegno si sarebbe inevitabilmente creato. Il fatto che si inizi con il ritorno in famiglia dopo la separazione dalla moglie e una relazione con un'altra donna ci fornisce le coordinate della vicenda. Il privato e il pubblico si intrecciano (il figlio Claudio, che ha seguito le sue orme, entra in redazione ma non manca di essere preoccupato per ciò che la madre può provare) mentre si sviluppa il percorso che lo metterà nel centro del mirino della malavita organizzata.

Quello però a cui la sceneggiatura sembra essere più interessata è il mostrare come Fava abbia saputo essere un 'bravo maestro'. Circondato da giovani e validi attori Gifuni può approfondire tutte le sfumature di un professionista della comunicazione che sa far crescere una redazione costruendosi, più o meno consciamente, un futuro. Quei 'carusi' (o almeno una gran parte di loro) non abbandoneranno la lotta dopo la chiusura del "Giornale del mezzogiorno" e lo seguiranno nella pubblicazione in cooperativa del periodico "I siciliani' e continueranno a combattere per la verità anche dopo la sua morte…

da qui

 

…la si voglia chiamare ghost story, per l'innominabile violenza con la quale la mafia si accanisce su un innocente di 13 anni, la si chiami malattia terminale per come rappresenta un tumore che divora la società , lo stato e le persone nel loro intimo, ogni attività criminale si intacca col coraggio di persone che sono perfettamente coscie che pagheranno con la propria vita.

grazie alle inchieste di pippo fava e dei carusi che hanno lavorato con lui, le istituzioni non poterono più far finta di nulla e iniziarono a combattere legalmente la mafia.

il film di vicari è importante perchè permette di far scoprire anche a me che ho 48 anni, chi fosse pippo fava. drammaturgicamente scansa sapientemente scene madri da fiction televisiva bolsa e offre a fabrizio gifuni, una volta di più se ce ne fosse bisogno, di dimostrare che grande attore sia e di che pregio è la sua arte recitativa. 

lo stato non può permettere che persone oneste vengano funestate da attacchi frontali così spudorati e spregevoli, ma siccome non viviamo in una favola, dobbiamo accettare che la malattia si diffonda e sia difficile da curare

da qui

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