un fatto minaccioso, un possibile attentato terroristico col gas, a Roma, tutti chiusi in casa.
quattro coppie sono costrette a stare negli stessi spazi, magari a distanza, e bisogna parlare.
e si scoprono tante cose che una/o non pensava (o forse sì).
Daniele Vicari, insieme a tutti, fa un film nel quale non si può mentire.
merita il prezzo del biglietto - Ismaele
QUI il film completo, su Raiplay
… Il film di Vicari immagina che a marzo 2020,
a Roma, un improvviso allarme per un attacco chimico-batteriologico abbia
costretto la gente a chiudersi in casa, o comunque a restare nei luoghi in cui
si trovavano al momento dell’allarme. In questo contesto apocalittico,
con le strade della città spettralmente svuotate, si dipanano le storie di quattro
coppie: Anna e Manfredi,
entrambi attori, lui già noto e lei emergente, lui più preso della sua carriera
che dall’ascolto delle esigenze della compagna; Marco e Marcella,
lei che ha appena lasciato suo marito Sergio – il migliore
amico di Marco – per trovare conforto nel laboratorio di falegnameria di
questi, segretamente innamorato di lei; Andrea e Beatrice,
allontanati anni prima da un dolore indicibile, incapaci di comunicare, con la
donna non ancora del tutto uscita da una relazione extraconiugale, e l’uomo che
non trova il coraggio di dirle che ha perso il lavoro; Ida e Luca, lei
studentessa, lui ricercatore universitario, che avrebbero dovuto incontrarsi
nella tenuta di campagna di lui, ma sono costretti dal coprifuoco a comunicare
da remoto. Relazioni tutte precarie, che il blocco forzato degli
spostamenti e la convivenza imposta costringeranno a trovare nuovi stimoli, o a
morire definitivamente…
… Il Giorno e la notte si rivela dunque una
tragicommedia interessante per il tipo d’analisi svolto, lontana sia da luoghi
comuni che da toni eccessivamente melodrammatici, frutto anche della scelta
conservativa del soggetto che, Giuseppe Conte permettendo, decide di percorrere
una via alternativa alla cronaca di questi mesi dandone comunque la sensazione
allo spettatore.
In questo modo il
regista crea un limbo tra realtà e finzione in cui il pubblico si prova a
immedesimare nelle situazioni dei protagonisti, essendo però respinto da una
verosimiglianza fallace e a tratti poco credibile, che lascia spazio a uno
scioglimento finale in cui non si capisce bene se si debba considerare il tutto
come una giornata dettata dall’imprevisto oppure se si debba riflettere su una
possibile crisi pandemica. Perciò oltre alla verbosità di diverse sequenze il
vero difetto del film risulta essere proprio il concept alla base del progetto,
distaccato formalmente dalla pandemia Covid19 e sostanzialmente poco incisivo
nel tentarne una ricostruzione antropologica. Forse sarebbe stato meglio un
tempo narrativo maggiore e una riduzione delle storie raccontate, nonostante
sia doveroso sottolineare l’ottima performance da parte di tutto il cast.
Per concludere
l’ultima fatica del cineasta reatino si dimostra un film ambizioso che rispetto
alla deludente cartolina di Vanzina, quantomeno risulta rispettoso della
tematica, coinvolge e in alcuni momenti riesce persino a commuovere.
…Il giorno e a notte è una di quelle opere in cui ciò che sta a monte (in questo caso
la voglia di fare cinema nonostante tutto, inventando ogni maniera possibile) è
più significativo del risultato finale, di per sé non privo di imperfezioni e
di dinamiche un po’ scontate. Il fatto che gli attori si siano messi a nudo e
abbiano aperto le loro abitazioni che trasudano verità e piccoli difetti,
attingendo dai loro armadi, truccandosi da soli, posizionando luci e
telecamere, e ricoprendo di fatto il ruolo che normalmente svolgono su un set
decine di persone, fa sì che questo esperimento trasmetta un grande senso di
condivisione e di passione per il cinema, e una vitalità che non può che far
bene a un settore che ha sofferto tanto nell’ultimo anno.
… Nonostante le interessanti premesse e l'evidente capacità
e desiderio di fare cinema sempre e comunque, Il Giorno e la Notte rimane un progetto freddo, che
suscita emozioni contenute, non desta sorprese e si dilunga con lentezza. A ben
vedere, però, questa sensazione di sospensione e noia, lo sguardo attonito
e incapace di esprimere una vitalità e un'energia fermate con la forza,
rispecchia in pieno proprio il “non tempo” del nostro lockdown, che non è stato
altro che l'incubazione di un ulteriore senso di rassegnazione apatica agli
eventi.
Paradossalmente, essendo quella raccontata una circostanza
reale, quello di cui si sente la mancanza è proprio la credibilità di un
contesto distopico e fantascientifico formale, esteriore, sul quale non ci sono
spiegazioni, e che grava sospeso e irrisolto.
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