due anni dopo I mostri (di Dino Risi) Ruggero Maccari, Ettore Scola e Nanni Loy scrivono la sceneggiatura, in 27 episodi, in un film che ha qualche parentela col film di due anni prima, una parata di stelle del cinema, che appaiono solo una volta.
in più il film, che dal titolo rimanda a un'analisi della vita del nostro paese, è più politico, alcuni episodi sono solo bellissimi, gli altri dei capolavori assoluti, che ti restano nel cuore e nella testa.
ed è un film a cui è impossibile non voler bene.
buona (indimenticabile) visione - Ismaele
QUI il film completo
Geniale film di Nanni Loy che dietro l'apparenza della commedia
in molti episodi mostra vizi, difetti e ipocrisie dell'Italia del boom
economico. Un cast grandioso in cui ci sono anche Sordi, marito infedele, Nino
Manfredi, vittima della burocrazia e l'eccelsa Anna Magnani. Ritmo incalzante e
montaggio frenetico. Modernissimo anche sessant'anni dopo. Surreale ma non
troppo.
da qui
Dopo I mostri ecco la risposta di Nanni Loy in una commedia
ad episodi pantagruelica,lunghissima e con un dispiego di stelle di prima
grandezza del firmamento cinematografico italiano impressionante,forse neanche
ne I mostri si arrivava a tanto eccettuata la mitica coppia Tognazzi
-Gassman.Qui purtroppo l'ispirazione non è costante,si prendono di mira diverse
usanze malsane del Belpaese con storie a volte piu'lunghe,a volte dei veri e
propri sketch da avanspettacolo.Si procede per accumulazione ma cio'non toglie
ilk piacere di vedere episodi gustosissimi tra i quali quello della Magnani e
famiglia che attraversano la strada,quello di Sordi sorpreso a letto con
l'amante che ribalta le colpe sulla moglie,quello di Manfredi prigioniero della
burocrazia visto che non riesce neanche a ritirare neanche un certificato di
residenza dopo vari tentativi,quello di Buzzanca che si informa sulla
moralita'di una ragazza.Le gags sono decine,si accumulano le une sulle altre ma
non sempre il divertimento è garantito.La cosa che mi ha impressionato di piu'è
che nel 2008 si parla ancora delle stesse cose...traffico,burocrazia....non è
cambiato assolutamente nulla...
da qui
Film fatto da tantissimi episodi (alcuni durano addirittura
pochi secondi) inclusi in 4 macroargomenti che raccontano l'Italia, dai luoghi
comuni e clichè alle abitudini di tutti i cittadini estratti da ogni ceto
sociale. Le gag sono molto divertenti e riuscite, in alcuni si tende al
grottesco e surreale, in altri c'è molta ironia. Se poi mettiamo in conto anche
un cast eccezionale, con quasi tutti i migliori attori dell'epoca, ne viene
fuori un'opera abbastanza riuscita e gradevole.
da qui
Affresco antropologico dell'italianità anni 60, tra problemi e
difetti. Nasce sulla scia dei Mostri, ma qui c'è un'impronta più "politica" nella
ricerca non del grottesco ma di un'analisi della società, sia pure in chiave
spesso comica o ironica. Loy mescola microstorie (le migliori: Manfredi e la
burocrazia, Magnani e il traffico) a flash come barzellette fulminanti, senza
evitare sguardi documentaristici su feste popolari. Interessante, ma la struttura
in realtà disorienta e non funziona, forse per eccessiva frammentazione.
da qui
In 27 episodi, distinti in cinque sezioni (Usi e costumi; La
donna; Il lavoro; Lo Stato, la Chiesa e il cittadino; La
famiglia), il regista descrive acutamente i costumi degli italiani e, tra
una sezione e l'altra, viene inserito un intermezzo: quattro operai a bordo di
un aereo diretto a Stoccolma anticipano la sezione successiva con un comportamento
"tipico" tra compassati viaggiatori svedesi ma, negli ultimi
fotogrammi del film, una volta arrivati in Svezia porteranno allegria in un silenzioso bar nei dintorni della capitale.
Il film è ambientato in alcuni luoghi caratteristici dell'Italia: Roma, Amalfi, Ravello, Matera, Messina, Napoli, Venezia, Torino, Firenze, ed ancora Sicilia ed alcune zone dell'Italia rurale.
Per realizzare questo film Loy impiegò un cast comprendente molti attori famosi. In un ruolo minore (quello di una
presentatrice) è impiegata anche la ragazza-copertina anni sessanta Solvi Stübing.
Usi e costumi
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Una donna sale su un treno sovraffollato. In uno scompartimento è seduto un
uomo che legge un giornale; la donna chiede se c'è un posto libero, ma questi
risponde che sono tutti occupati. In effetti vi sono valigie, cappelli e altri
oggetti sui vari posti. Allontanatasi la donna, l'uomo si alza, chiude la porta
e le tendine, sgombra gli altri posti (che erano quindi liberi) si riprende
giacca, cappello e giornale e si stende per dormire.
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Una coppia di turisti in gita a Firenze vuole recarsi a visitare il dipinto la Madonna del Granduca di Raffaello. Chiedono indicazioni ma i vari fiorentini non hanno idea di dove si
trovi, finché non incontrano una coppia di inglesi, i quali li indirizzano nel
posto giusto (palazzo Pitti).
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In Sicilia la salma di un defunto viene vegliata dai parenti, raccolti
intorno ad una tavola imbandita.
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Un gruppo di amici benestanti a bordo di macchine lussuose è alla ricerca
di un ristorante esclusivo in un quartiere popolare di Roma. Ne scartano
parecchi perché non abbastanza "vip", poi scelgono di andare in una
trattoria di ultima lega, un posto scomodo, sporco e con un servizio scadente
ma tutto questo è molto chic per loro.
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Sicilia. Giulio (Lando Buzzanca) è perdutamente innamorato di Rosalia (Jolanda Modio). Si vedono tutte le domeniche pomeriggio, ma lei non
si lascia mai baciare. Insospettito, Giulio va da un amico carabiniere (Aldo Giuffré) e gli chiede di assumere informazioni su di lei.
L'amico gli legge una serie di note piuttosto lunga, da cui emerge un quadro
inquietante sull'educazione e la personalità della ragazza ma non emerge nulla
sulla sua illibatezza. La domenica dopo il ragazzo l'abbraccia entusiasta e le
regala l'anello di fidanzamento.
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Un uomo (Walter Chiari) esce con l'amante (Lea Massari). Lei è libera fino a mezzanotte, l'ora in cui
rientra il marito. L'uomo fa entrare l'amante in casa sua. Quando sono da poco
passate le dieci, inventa una scusa: si deve subito recare in ospedale a
trovare la madre. L'ingresso è consentito fino alle 22,30. In poco tempo si
veste e manda via l'amante lasciandola semi svestita in mezzo alla strada.
L'uomo vola al cinema per vedere un film americano di genere western.
Il lavoro
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Un gruppo di operai portuali fa calare con una gru dal ponte di una nave
alla banchina un grosso secchio contenente una sigaretta per un loro collega.
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In alcune scene frenetiche del film s'evince il fervore e la devozione dei
fedeli durante la processione della Vara di Messina che appare in tutto il tuo splendore da minuto
27:40 a minuto 29:20. Belli alcuni scorci di Messina e le immagini della processione che scorrono rapidamente.
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Napoli. Luigino deve affrontare un colloquio di lavoro; sbarbato e ben
vestito si presenta in un cantiere dove viene offerto un posto come guardiano
notturno. Il capomastro sarebbe anche disposto ad assumerlo, salvo poi fargli
notare un muratore ridotto in pessime condizioni fisiche che non lo rendono
sufficientemente produttivo, al quale vorrebbe assegnare il nuovo incarico.
Luigino comprende e mestamente è costretto a dover rinunciare.
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Un uomo, a bordo del suo yacht, nella rada di un porto, cerca di pescare
qualcosa, mentre la sua giovane compagna, che prende il sole vicino a lui, lo
distrae. Gli passa davanti una barca di pescatori che rientrano al porto dopo
una dura giornata di lavoro. Sorvegliano le casse con tutto il pescato e hanno
un aspetto veramente stanco. Il ricco sospira: "A chi tanto e a chi
niente".
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(Senza dialoghi) In pochi minuti viene raccontata la giornata di un operaio
che vive in provincia: sveglia all'alba, percorso in bicicletta per raggiungere
la stazione, lavoro in fabbrica, pausa mensa e ripresa. Il ritorno avviene a
tarda sera, quando i figli già stanno dormendo e l'uomo, mentre cena davanti
allo sguardo amorevole della moglie, guarda nel vuoto rammaricato dal fatto di
non poter godere neanche del calore familiare.
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Il signor Pira (Aldo Fabrizi) è riuscito a far laureare il figlio Claudio (Nino Castelnuovo) in Legge. Ha fatto tanti sacrifici, soprattutto da
quando è rimasto solo dopo la morte della moglie. Vuole che il figlio trovi una
posizione sociale elevata, quindi respinge i consigli di trovargli un lavoro
impiegatizio presso un'assicurazione. Ma il figlio deve fare un anno di
militare, poi la gavetta da avvocato è spietata e oltretutto al concorso per
accedere alla Magistratura si classifica centoventunesimo, si sposa non ancora
sistemato. Arriva finalmente il giorno della sua prima causa da avvocato; il
padre si reca in tribunale solo per scoprire che è stato condannato per una
vecchia multa non pagata. Rimasto deluso, viene rassicurato da Claudio circa un
lavoro sicuro che sta per intraprendere. Il giovane infatti trova un impiego
come insegnante di ballo.
La donna
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Un contadino sta raccogliendo del fieno. Dopo aver terminato si avvicina al
carretto e si scopre che si tratta di una ragazza madre, la quale inizia ad
allattare il suo bambino.
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Una giovane suora sta passeggiando. Quando passa davanti alla vetrina di un
negozio di abiti da sposa, non riesce a trattenere le lacrime.
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Una donna affascinante (Virna Lisi) è
frustrata dal fatto di aver dovuto sposare uomini più ricchi presso i quali
lavorava come cameriera, ma quando le si ripresenta l'opportunità di vivere con
l'uomo che ama davvero, non riesce ad abbandonare il lusso a cui si era
abituata e lo rifiuta.
·
Una coppia di giovani passa la serata in una discoteca romana molto
"in". Lei (Catherine Spaak) ha un accento del nord, modi di fare snob, da
rampolla di buona famiglia. Lui è un semplice impiegato. All'ora convenuta la
riporta a casa, fermandosi davanti ad un bel palazzo. Appena il fidanzato è
ripartito, lei aspetta che se ne sia andato, poi entra dall'ingresso secondario
in una sorta di scantinato, e il padre, un burino, le urla che ha sgarrato
sull'orario di ritorno, le molla uno schiaffo, le rinfaccia che il giorno dopo
deve andare a pulire le scale e la manda a letto.
·
Una donna sfreccia per le strade del centro di Amalfi a bordo di una fiammante Jaguar E-Type. Passa davanti a un gruppo di giovani. Uno di loro (Jean Sorel) scommette con gli altri che riesce a prenderla. Si mette all'inseguimento
a bordo di una Fiat 595 Abarth SS[2], la raggiunge e la convince a fermarsi. La vede da vicino: è una gran
bella donna (Sylva Koscina) ed anche lui è un bel ragazzo. La donna lo guarda
chiedendosi quali intenzioni abbia perché in fondo non le dispiace il suo
corteggiamento. Dopo essere passati dal Lei al Tu, lui le vuole chiedere una
cosa e la prega di non rispondergli di no. Lei accetta. Lui, tutto eccitato, le
chiede se può guidare la sua Jaguar e lei rimane un po' delusa.
Cittadini, Stato e Chiesa
·
Un gruppo di impiegati lavora alacremente per eseguire gli ordini
impartiti, attraverso l'interfono, dal proprio capo, del quale gli spettatori
odono la voce, ma non possono, inizialmente, vedere la faccia. Dal tono e dai
contenuti dei messaggi, sembra di sentir parlare un potente manager, molto
autoritario, severo e con la mania dell'efficienza, che tratta affari finanziari
o immobiliari. Solo quando l'inquadratura si sposta nell'ufficio accanto, si
scopre che ci troviamo in un palazzo della Curia romana, e che il capo degli impiegati è un alto prelato
(l'attore che l'interpreta è doppiato da Nino Dal Fabbro).
·
Un autobus che trasporta dei pensionati in gita a Roma, dopo aver
attraversato ponte Milvio (all'epoca in cui fu girato il film era
transitabile)[3], inizia a transitare nei pressi del ponte Flaminio, chiamato però "ponte della Vittoria" (nome
fittizio). La guida ne descrive la bellezza e la costruzione con tecniche
d'avanguardia. Le immagini però mostrano che non è percorribile: c'è il rischio
di un cedimento strutturale.
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Una donna anziana, che vive con la famiglia in una baraccopoli romana,
compie un lungo cammino per andare a pregare nella basilica di San Pietro
in Vaticano.
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All'ingresso di un teatro molte persone accedono gratuitamente allo
spettacolo, ostentando varie posizioni sociali o incarichi istituzionali senza
consentire al rassegnato custode un minimo di verifica.
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Il signor Attilio Lamporecchi (Nino Manfredi) si reca all'anagrafe per ritirare un certificato di
residenza. Lascia la macchina in doppia fila, convinto di impiegarci al massimo
cinque minuti. Invece comincia per lui un'odissea kafkiana, tra interminabili
code agli sportelli che deve ripetere più e più volte, uffici chiusi o
abbandonati, bolli che non si trovano, impiegati che sono al bar invece che in
ufficio (e che passano quel tempo a lamentarsi del troppo lavoro che gli
impongono). Alla fine, invece di impiegarci 5 minuti, ci mette un'ora. L'esito:
sul calcolatore risulta che non ha mai avuto la residenza a Roma. Alle sue
proteste l'impiegato risponde che «la macchina non sbaglia mai»; ma anche
accanto a Lamporecchi si trova un uomo con un certificato di residenza con su
scritto che lui è nato nel 1806 e si chiama Lucia. Deluso, Lamporecchi se ne
va. Uscito in strada, però, non trova più la macchina che, dopo essere stata
multata più volte, alla fine è stata ritirata da un automezzo dell'ACI. Lamporecchi non si
scoraggia ed è disposto a ricominciare tutto da capo pur di trovare l'ufficio
competente.
La famiglia
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Un ragazzino si reca in un cantiere per portare un fiasco di vino ad un
manovale in pausa che sta mangiando. Questi gli offre un pezzo di pane ma il
bambino risponde: Ha detto mamma che l'ho già mangiato!. Scena
girata presso la "Cava del Sole" a Matera, il ragazzino è
interpretato dal materano Domenico Bellomo.
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Madre e figlio (rispettivamente interpretati da Tecla Scarano e Peppino De Filippo) chiudono la
saracinesca del negozio dove lavorano e si avviano sottobraccio per la
galleria. Nel breve tragitto si apprende che sono due strozzini e che la madre
aveva allevato il figlio perché diventasse un perfetto strozzino. E a fronte
della richiesta di elemosina da parte di un mendicante, Peppino rifiuta con la
giustificazione: tengo 20 lire sane.
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Un giornalista si reca ad intervistare un capofamiglia (Guido Leontini) che vive in una baracca diroccata e isolata, privo
dei benefici del progresso e senza potersi permettere neppure una televisione o
una radio. Il giornalista allora domanda cosa faccia la sera per distrarsi,
suscitando risate e ammiccamenti mentre spuntano dalla baracca i suoi numerosi
figli.
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Erminia (Rossella Falk) torna nel lussuoso palazzo dove abita solo per
trovare il marito Silvio (Alberto Sordi) a letto con una
signora dall'accento francese. Durante la scenata seguente si apprende che il
marito è solo un cacciatore di dote che si fa mantenere. Silvio, pur non
negando l'evidenza, cercherà di passare per vittima.
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Una mamma (Anna Magnani), insieme al marito (Andrea Checchi), la suocera e tre figli, cerca disperatamente di
attraversare la strada in una capitale congestionata dal traffico per
raggiungere il bar di fronte, finché, una volta arrivata a destinazione, scopre
che il gelato che vuole offrire ai suoi figli (la Coppa del nonno) è finito e si può trovare nel "nuovo" bar
situato dalla parte della strada da cui proveniva.
Il film, distribuito dalla CEIAD-Columbia, uscì per la prima
volta nelle sale italiane il 22 dicembre 1965, con il divieto di
visione per i minori di 14 anni. Nelle locandine c'era l'inserimento del
sottotitolo: Questi italiani.... La pellicola venne distribuita
in Francia solamente a partire dall'8 aprile 1967.
Incassi
Il film ebbe un buon successo al cinema, si posizionò al
settantaquattresimo posto nella stagione agosto 1965-luglio 1966. L'incasso totale
delle prime visioni nelle sedici città capozona fu di 170.008.000 di lire.
Struttura del film
Loy si è avvalso del
contributo di un grande direttore della fotografia, Ennio Guarnieri, che ha
catturato sia le forti tinte della città sia i colori più mutevoli e tenui
della campagna; questi ultimi svolgono la funzione di mediare tra una scena
comica e l'altra. Due esempi:
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Un bambino corre in mezzo a un bosco, finché raggiunge un casolare. Qui si
sta svolgendo una lezione di storia in un'aula scolastica arrangiata alla
bell'e meglio. Il maestro è concentrato nella lettura di una pagina del libro
di testo, in cui, con linguaggio aulico, si esalta la bellezza dell'Italia,
«paese benedetto da Dio». Quando alza gli occhi sui bambini, vede che hanno le
scarpe rotte, un aspetto dimesso e i volti emaciati.
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In un paese molto povero, una mamma si sofferma davanti a un muro su cui è
stato appeso un manifesto. Non sapendo leggere, chiede a un ragazzo cosa c'è
scritto. "Aiutiamo l'India", risponde, compitando una lettera alla
volta. I volti disegnati sul manifesto hanno una straordinaria somiglianza con
le persone che li stanno guardando.
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da qui