un regista, Giovanni, che ha una somiglianza incredibile con Nanni Moretti, è alle prese con i problemi della vita, il rapporto con la moglie (ma lui non si accorge che c'è qualche problema), il finanziamento del film (vade retro Netflix!), la direzione degli attori e l'apertura ai dubbi sullo sviluppo del film, l'etica e l'estetica del cinema, fra le altre cose.
Il sol dell’avvenire è un film ricco, denso, impossibile annoiarsi.
alcune scene sono molto divertenti, altre commoventi, gli attori cambiano il film, si immedesimano così tanto nei personaggi che non vogliono aderire a un ruolo indecente, realtà e fantasia si sovrappongono, al punto da riscrivere la storia, e ipotizzare cosa sarebbe successo se...
e intanto il regista pensa anche a un film fatto di canzoni, la storia di due ragazzi che crescono e hanno i bambini, vivendo di canzoni e cinema.
e nel film ambientato nel 1956 irrompe la musica dell'immenso Franco Battiato e allora tutto può succedere, per esempio che i militanti del PCI siano più avanti dei loro dirigenti, e cambiano la storia.
non perdetevi Il sol dell’avvenire, andate al cinema e godetene tutti.
ps1: se ne avete voglia di vedere (o rivedere) il penultimo film di Nanni Moretti, su Raiplay c'è Tre piani
ps2: chi conosce la serie Mare fuori, (ri)troverà un'attrice conosciuta
…I dubbi di Moretti sul cedere o sul
resistere alla propria indole, o sull’abbandonarsi o meno a un cinema che non
sarà mai più il suo, si rispecchiano probabilmente nei tormenti di chi, come il
protagonista del film nel film interpretato da Silvio Orlando,
nel 1956 si chiese se abbandonare o no il PCI che non aveva condannato
l’imperialismo sovietico. Come altri film di questo periodo (I pionieri, Quando),
anche Il sol dell’avvenire indugia nella nostalgia
della storia, ma lo fa in virtù dell’inevitabile protagonismo del suo autore,
condannato dalla sua, di storia, a interpretare sempre e comunque sé
stesso. Moretti riscrive perciò il passato perché ha
bisogno di un atto di esistenza, più che di resistenza. Tra il caos di voci,
lingue, spunti e idee sul mondo (e tra la folla di tutti i suoi personaggi e di
tutti i loro interpreti), afferma il diritto, o l’arroganza, o semplicemente il
piacere, di dire ancora la sua. Di dire «non mi piace», di dire cosa lo rende
felice.
Anche se il cinema non esiste, o non
esisterà più.
…Il sol dell’avvenire ci dice che esiste un tempo – che è quello del
cinema, e quello della vita – che si costruisce e si distrugge ogni volta, ma
che tiene insieme tutto. Un tempo per ordinare, scompaginare, andare in crisi,
ricominciare, piangere, lasciarsi, schierarsi, ripensarci, ammorbidirsi,
ballare. Un tempo che, appunto, è un campo dove mettere dentro tutto, come fa
questo film che non vuole trovare un registro, un ritmo, un fuoco: c’è tutto,
tutto insieme. La crema allo zenzero e gli antidepressivi, i sabot e il suicidio,
le piscine e le distrazioni da smartphone, la Storia fatta con i “se” e il
quartiere Mazzini, la tragedia greca e il musical, la tessera del partito e la
lampada rossa in una casa presa in affitto, i riti che possono finire e il
camminare sopra corde tese, le lacrime e i silenzi, entrambi d’amore, sempre.
C’è Nanni, ci siamo noi.
…L’intelligente
ironia raggiunge altissime vette in due momenti topici: il primo è l’incontro con i due delegati Netflix,
un confronto nonsense in cui ripetono in loop che le loro produzioni sono viste
in 190 paesi e che il suo film non ha momenti “Wow!” momenti “what
a fuck”.
Il secondo è quando interrompe l’ultimo ciak del film prodotto da Paola, una
scena molto violenta.
Qui il regista Giovanni lascia il passo al regista Nanni Moretti in
una vera e propria esplosione verbale:
“Tu accechi il male illuminandolo. Da anni siete tutti in preda ad un
incantesimo: vi risveglierete piangendo e capirete quello che avete combinato”.
Moretti non vuole
davvero salire in cattedra ma pone un problema etico che è
intimamente connesso con la prassi cinematografica, alle teorie della morte
umana sullo schermo e a ciò che André Bazin dichiarava come
oscenità. Non sceglie il lamento facile della morale filmica infranta ma invita
a riflettere, a porsi domande continue sul come fare cinema perché senza domande
quest’arte rischia di perdersi.
Perdersi sì, e anche ritrovarsi, lungo
la marcia finale, così rumorosa e felliniana, composta dai volti dei suoi
attori ricorrenti che lo hanno aiutato a costruire il suo percorso autoriale.
L’avvenire – il suo ed il nostro – è una grande incognita ma il regista
sorride, saluta il suo pubblico con un gesto affettuoso e riconoscente, va
per la sua strada ovunque lo porterà.
Questa è la storia: che sia d’amore, di
morte o di impegno politico, può essere anche fatta con i se.
E i se, al cinema, possono essere riscritti in tempi e luoghi più congeniali,
più veri del vero.
What a fuck!
…Con Il sol dell’avvenire si
ha dunque la sensazione primaria di aver assistito sì al tanto atteso erede
spirituale (e nella forma) dei suoi capolavori semi-autobiografici più genuini,
ma anche al testamento artistico di un cineasta che ha saputo costruirsi negli
anni e con grande talento, innovazione e consapevolezza una carriera senza
compromessi, uguale a se stessa eppure sempre nuova e sorprendente. Alla soglia
dei settant’anni, Nanni Moretti ha saputo quindi confezionare un vero e proprio
film-contenitore capace di chiudere i conti con i suoi alter-ego del passato,
con i personaggi, i luoghi, le ossessioni e le militanze politiche che da
sempre lo hanno contraddistinto ed impresso nell’immaginario collettivo di
un’Italia in fermentosa trasformazione politico-sociale da quarant’anni a
questa parte.
In definitiva, Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti è il film
perfetto per il regista ed attore romano per fare finalmente i conti con se
stesso e la sua idea di cinema, confezionando un sorprendente
lungometraggio-testamento in cui chiude idealmente un cerchio artistico con
tutta la sferzante ironia e la causticità che lo hanno reso nel tempo uno dei
più rispettati cineasti nella storia del cinema nostrano. Bentornato Nanni
Moretti, e arrivederci!
…In linea generale, Il
Sol dell’Avvenire resta attualmente il film più generoso nella
filmografia di Nanni Moretti, un’opera apertamente, deliberatamente amorevole nei
confronti del pubblico, compresi quelli che aspettavano con impazienza il
momento di ritrovare l’ironia e il sarcasmo degli esordi, seppur declinato in
armonia con lo spirito e la confusione del presente.
Deliberato non è solo il ritorno
di Moretti alla poetica della prima fase, da Io sono un autarchico ad Aprile,
ma anche l’omaggio al cinema di Federico Fellini,
declinato attraverso l’arrivo del circo ungherese nel Quarticciolo, ma
soprattutto il finale de La dolce vita, proiettato su
grande schermo, letteralmente tra passato e futuro.
Moretti in questa sequenza siede
nelle ultime fila con l’ormai ex compagna, mentre in primo piano ci sono i due
giovani attori, Blu Yoshimi e Michele
Eburnea, protagonisti della terza linea narrativa, il “film
con le canzoni”, alter ego dello stesso regista e del suo personale
conflitto con i sentimenti e l’incomunicabilità.
E se il regista ha ceduto questa
volta alla tentazione romantica di riscrivere la Storia,
quantomeno rispetto almeno ai fatti strettamente legati al PCI, qualunque
paragone con Quentin
Tarantino, o magari Paul
Thomas Anderson, resta essenzialmente forzato.
L’approccio radicalmente
personale e personalistico è e resta la chiave di volta del
cinema di Nanni Moretti. Per i fan e gli estimatori, si tratta anche
dell’elemento che determina la sua assoluta unicità nel panorama della Storia
del Cinema italiano.
Per i detrattori, che potrebbero
piuttosto imputargli momenti di scarso rigore formale, resta invece il
detonatore di antipatie incontrollate, incontrollabili, tanto acritiche
quanto dure a morire.
Qualunque sia la vostra fazione,
si tratta comunque uno dei suoi film più luminosi, poetici e centrati.
Quindi, non possiamo che invitarvi a vedere in sala Il Sol
dell’Avvenire, in uscita in 500 copie questo weekend, prima del passaggio
al Festival di Cannes.
https://welovecinema.it/2023/04/26/il-sol-dellavvenire-la-regia-di-nanni-moretti/
RispondiElimina