in un mondo nel quale è successa qualche catastrofe sopravvivono Birdy e Candy, fra i pochi, e cercano di andare avanti, vivendo di poco, in quel mondo in crisi, nel loro caso in Etiopia.
come in quel gran film che è District 9, in cielo staziona un qualche tipo di navicella spaziale, che osserva i poveri abitanti terrestri.
Birdy e Candy sono indifesi, ma credono nel futuro.
come non fare il tifo per loro (e per noi)?
un gioiellino che sembra strano (e magari lo è), imperdibile.
cercatelo e godetene tutti.
buona (straordinaria) visione - Ismaele
Difficile
non volere bene ad un film come Crumbs (2015), e non è una questione di bellezza o
di tecnica (anche perché di questi due elementi non se ne riscontrano troppo,
sebbene si potrebbe stare qua ore a discutere su cosa sia “bello”...), è più
una faccenda di affetto, quello che si prova di fronte a qualcuno che è fragile
ma che ha anche una fiera dignità, tipo gli anziani o i reduci di una guerra o
entrambe le cose, in fondo bastano due parole ad accaparrarsi una certa
simpatia: fantascienza etiope, che altro volere di più? Dunque, un paio di cose
che fortunatamente il regista spagnolo Miguel Llansó non si esime
dall’inserire, l’autoironia è più di un addobbo, è il plus che permette al film di non scadere nel trash e da qui,
non dal trash ma dall’ironia, si aprono i battenti per il passaggio di una riflessione
sull’era consumistica, il capitalismo imperante e via dicendo. Non è che adesso
io voglia scomodare la penna che sta riscrivendo i connotati della letteratura
post-atomica (lo ha fatto, lo sta facendo e lo farà per via di un approccio che
non ha genere di riferimento e che perciò essendo liquido penetra in ogni
fondamenta), però Antoine Volodine (sempre sia lodato!) potrebbe rappresentare
un principio di ispirazione per Llansó, in Crumbs, che significa non a caso “briciole”, la cultura occidentale
della nostra epoca è sopravvissuta soltanto attraverso banali oggetti come le
Tartarughe Ninja divenute preziosi amuleti o personaggi ultra popolari tipo Michael Jordan santificati e idolatrati (spassosa la scena in
cui la ragazza invoca Einstein e Justin Bibier a proteggerla dal male)…
Dispersa tra le lande post-apocalittiche di un pianeta
sopravvissuto a un misterioso conflitto che ha annientato ogni forma culturale
umana, la strana coppia della bella Birdy (Tesfaye) e della bestia Candy
(Tadesse) cerca di salpare a bordo di una navicella aliena che pare essersi
rimessa in moto... Imperscrutabile, inclassificabile oggettino sci-fi low cost
proveniente dall'Etiopia: è al contempo commedia surreale, love story non
convenzionale, distopia infarcita di weirdismi pop e sorretta dalle fisicità
contrapposte dei due protagonisti. Curioso più che bello, vale la visione.
Candy cerca la via per raggiungere un'astronave ferma nel cielo
da prima dell''apocalisse. Il grande protagonista di questo breve film è il
meraviglioso paesaggio etiope, imprevedibile set naturale per l'ambientazione
post-apocalittica. Buone anche la fotografia e le musiche, oltre che la
performance del cast. Una visione autoriale ambigua, malinconica e infarcita di
surreale comicità (a tratti ricorda Korine) che qui forse avrebbe trovato una
resa migliore nella forma del corto, visti i radi sviluppi del plot. Uno
sguardo comunque originale qui al debutto: da recuperare.
…“Crumbs” infatti è una produzione etiope-ispanica in lingua amarica che colpisce prima di tutto per le suggestive location, luoghi selvaggi e stranianti che sembrano davvero dei paesaggi post-atomici, tra vecchi treni arrugginiti, binari in disuso e ferraglie sparse che apportano un valido appeal scenografico al tutto.
Candy si muove in questo ambiente: è un nanetto
deforme (convinto di essere un supereroe) che intraprende un viaggio poiché
turbato, insieme alla sua compagna Birdy, da alcuni segnali mostrati da
un’astronave posizionata nel cielo. Un percorso di ricerca e scoperta arduo e
surreale, fatto di misteriosi incontri e di ambigui personaggi, nel quale il
regista lascia parlare soprattutto gli spazi, le immagini e quella nostalgia
pop per una cultura ormai passata, distrutta, in parte dimenticata. C’è un
gusto weird non indifferente tra i fotogrammi del film, che acquista senso per
il substrato intellettuale presente in esso, un motore concettuale interessante
che sopperisce alla povertà narrativa delle vicende, un semplice pretesto per
dare il via a questa carrellata di situazioni davvero particolari.
“Crumbs” testimonia come si possa realizzare una
pellicola di taglio fantastico sfruttando una manciata di buone idee e una
serie di luoghi incontaminati, un approccio premiato dalle giurie di alcuni
festival in giro per il mondo e comunque ben distante dalle apocalissi viste e
riviste sugli schermi negli ultimi anni. Si tratta pur sempre di un
esperimento, sviluppato fino a un certo punto anche per via del minutaggio
esiguo, ma il risultato è sicuramente intrigante e ripaga la nostra visione
senza dubbio alcuno.
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