un film sul fallimento dei servizi segreti e della polizia contro un gruppo di terroristi capaci di sfuggire alle maglie dell'antiterrorismo.
Cédric Jimenez non si interessa dell'attentato del Bataclan, dei morti, del sangue, gli interessa ricostruire quello che succede dopo, le enormi difficoltà a stare dietro a quel gruppo di terroristi che sembrava invincibile, con una struttura semplice, ma impossibile da scoprire in anticipo, e neanche dopo, per un po'.
e poi appare Samia (la sempre bravissima Lyna Khoudri), che riesce, a rischio della vita, e delle incomprensioni, a dare l'aiuto decisivo per venire a capo di un puzzle impossibile da risolvere.
bravissimi, e molto umani, Sandrine Kiberlain (Héloïse), Jean Dujardin (Fred), Anaïs Demoustier (Inès).
il ritmo e la tensione non calano mai, e si rinnovano per ogni ipotesi nuova che viene presa in considerazione.
il film è del 2022, in poche sale, i 106 minuti da dedicargli sono davvero ben impiegati.
buona visione - Ismaele
Questo film è un film
sperimentale. Perciò audace. Perché di una tragedia che per un Paese, un
popolo, un sentire, è un nervo ancora, sempre e probabilmente in eterno
scoperto guarda non la tragedia in sé, bensì la sua spazializzazione…
Con November – I cinque giorno dopo il Bataclan il regista Cèdric Jimenez porta sullo schermo un ritratto doloroso di un evento
che ha colpito non solo le persone, ma una nazione intera. Lo fa proponendo un
thriller interessante, emotivamente ed emozionalmente, con una sceneggiatura
strutturata alle spalle. Pone lo sguardo non sulla strage stessa, ma sulla
ricerca degli uomini che l’hanno compiuta e sulla squadra investigativa che li
ha cercati…
…Le psicologie dei componenti dell'unità
vengono messe in rilievo con i giusti accenti e notazioni. Ciò che però diviene
di particolare interesse e che fa in qualche misura prendere a questo film le
distanze rispetto ad analoghe ricostruzioni di altri avvenimenti, è il rapporto
con una testimone. Si tratta del personaggio interpretato da Lyna Khoudri, una
giovane donna musulmana che rivela alcuni elementi a proposito degli
attentatori che coloro che indagano faticano ad accettare come veritieri. Se
una degli agenti dell'intelligence è disposta a darle fiducia per altri prevale
il suo essere musulmana e quindi, di conseguenza, il sospetto che si stia
prestando deliberatamente ad un depistaggio. Si tenta di coglierla in
contraddizione e, una volta riusciti nell'impresa, la si considera
inattendibile sino a trattenerla in detenzione.
Ecco allora che la ricostruzione di un fatto che ha
tragicamente segnato la storia recente si allontana dalle scene di irruzione o
di organizzazione strategica già viste altrove per porre un problema che
riguarda non solo l'intelligence francese ma tutte le agenzie demandate a
cercare la verità per giungere alla cattura dei colpevoli. Quando il
pregiudizio prevale sulla razionalità anche le equipe professionalmente più
competenti rischiano di cedere finendo con il perdere di vista i loro veri
obiettivi. Divenendo così involontariamente ma anche un po' colpevolmente
complici di coloro che vorrebbero e dovrebbero combattere.
…Il regista fa trasudare tutto questo: la responsabilità
profonda che ognuno sente per il proprio ruolo di fronte alla difesa del Paese,
insieme allo smarrimento e all’angoscia nell’eventualità di prendere piste
false. Le riprese sono alternate tra movimenti di macchina chiari, con lo stile
delle serie tv statunitensi sulle unità anticrimine, e riprese da videocamere a
infrarossi poste sugli elmetti dei soldati, o dall’alto in notturna con droni.
Il ritmo serrato è dunque agevolato dal punto di vista della macchina da presa,
ma non vuole limitarsi a quello.
Traspare chiaramente in November il sentimento del
regista che vive le emozioni dei personaggi che riprende, che empatizza con la
paura, il desiderio di riuscita e, forse per alcuni aspetti, l’ammirazione per
l’eroismo di chi ha scelto un mestiere che con ottime probabilità espone a una
morte violenta. November pone molti
interrogativi, e riesce a far osservare quei fatti partendo dalla prospettiva
di chi mette la propria umanità fallibile al servizio della possibilità di
salvare vite umane e arginare problemi di proporzioni mondiali. Ma riesce a
farlo senza patriottismo e, piuttosto, con un ottimo andamento registico e
narrativo.
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