lunedì 17 aprile 2023

As Bestas – Rodrigo Sorogoyen

ispirato a una storia vera, As Bestas è una declinazione della frase di Plauto homo homini lupus, poi ripresa e discussa da tanti filosofi.

in Galizia, in un posto dimenticato da dio e dal mondo, in un poverissimo villaggio di montagna, con un'economia di sussistenza, in via di spopolamento, arrivano due stranieri, che  vivono lì da qualche tempo, coltivano l'orto, e vendendone i frutti.

ma hanno due colpe, essere più colti dei poveri abitanti ed essere stati contrari alla cessione dei terreni ai vampiri di qualche impresa che vuole costruire pale eoliche, arricchendosi oltremisura, desertificando il territorio, in cambio di un elemosina ai contadini ignoranti.

per qualcuno quei pochi soldi sarebbero stati (apparentemente) una benedizione per la cessione di terreni fonte di fatica e povertà, ma serviva l'unanimità.

e allora monta il rancore verso gli stranieri, che nella votazione non si conformano al sentire della maggioranza del villaggio. 

sopratutto due fratelli odiano i francesi, prima usano le parole, in un crescendo terribile e impietoso.

il film è come diviso in due parti, nella prima i protagonisti sono gli uomini (il francese AntoineDenis Menochet, e i villani, Luis Zahera e Diego Anido), nella seconda le donne (Marina Foïs, la francese Olga, sopratutte).

attori davvero bravi, in una sceneggiatura a orologeria, nelle mani di uno dei registi più bravi di questi anni.

il film, del 2022, è in una cinquantina di sale, solo andando vedrete uno dei più memorabili film dell'anno, non perdetevelo.

buona (indimenticabile) visione - Ismaele


ps1: l'omicidio di campagna a cui si ispira il film è successo davvero, gli stranieri erano olandesi, non francesi, ma la sostanza non cambia (qui un documentario su quella storia)

ps2: l'anno scorso è uscito un bel film di Mathieu Amalric (qui), anche lì una donna cerca un marito (e un figlio) inghiottiti dalle montagne.

 

 

 

In una breve scena di As Bestas, Antoine (Denis Menochet) si trova davanti a una pala eolica. L’immagine ce lo mostra piccolo in contemplazione e al cospetto di quella che sembra essere una divinità, ovvero la rappresentazione del dio denaro che scatena le ostilità tra lui e la moglie Olga (Marina Foïs) da una parte, e i vicini Xan (Luis Zahera) e Lorenzo (Diego Anido) dall’altra. O meglio: appare evidente fin dall’inizio del film quanto siano questi ultimi, in realtà, alla ricerca dello scontro. L’occasione è donare i terreni in cui installare le pale, che si rivela un’opportunità di guadagno molto ghiotta; chi non firma la concessione non è certo visto di buon occhio, specie se non è autoctono (Antoine e la moglie provengono infatti dalla Francia e coltivano i propri prodotti da vendere al mercato)…

da qui

 

As Bestas si conferma opera difficilmente classificabile, mutando repentinamente e radicalmente sotto i nostri occhi e cambiando radicalmente il nostro punto di vista su una storia in cui il rancore va di pari passo con la più bieca vendetta. Emerge così il personaggio di Marina Foïs, che sceglie l’approccio più sorprendente e allo stesso tempo efficace per confrontarsi con questo microcosmo dominato dalla rabbia e dall’omertà. Mentre tutto suggerirebbe di fuggire via dall’arretratezza morale e culturale dei locali, Olga resta e resiste, opponendosi alle angherie con la fierezza e il coraggio di chi non ha più nulla da perdere. Il puro thriller si trasforma allora in toccante dramma familiare, lasciando intravedere un flebile spiraglio di luce in una piccola comunità dominata dall’oscurità.

Rodrigo Sorogoyen accompagna il racconto con una regia asciutta e precisa. Non mancano momenti di grandissimo cinema, come un lungo e greve dialogo fra gli avventori del piccolo bar locale, che sembra uscito da Le iene, o un confronto ben più serioso fra i protagonisti, in cui ogni tentativo di mediazione viene inesorabilmente superato da un odio impossibile da sconfiggere. Non è un caso che uno dei pochi alleati di Vincent e Olga in una lotta impari sia una piccola videocamera, con cui documentare i torti subiti: anche in questo luogo fermo nel tempo e nello spazio, l’immagine è il supporto con cui distinguere il bene dal male, il vero dal falso, la vittima dal carnefice.

Ed è sempre l’immagine, con un lento e rivelatore zoom su una scena di violenza, a colpirci con la sequenza più insostenibile di As Bestas. L’apice di un’opera in cui il più netto manicheismo si fonde con il più spietato realismo, ponendo profondi interrogativi sul concetto di giustizia e sulla capacità di adattarsi anche alle situazioni più opprimenti e intollerabili.

da qui

 

è un film drammaticamente potentissimo, che si traveste come sempre da thriller per sondare il dilemma morale di un individuo in condizioni esasperate che sono sempre specchio di una collettività, spesso dell’intera nazione (come in Dio ci perdoniIl regno ma anche in Antidisturbios, ancora più sul pezzo in virtù della proliferazione dei suoi punti di vista). Qua il protagonista è un francese, ex professore, che s’insedia in una comunità montana della Galizia, in Spagna, in cui prevale la povertà e la limitatezza delle vedute, nonostante i panorami stupefacenti. Il dissapore con i vicini deflagra e diventa soffocante: è un conflitto di orizzonti mentali tra ragione e ferinità, non una bega da cortile, perché Sorogoyen lavora sempre sulle conseguenze della morale, non sull’elementarità dell’azione. E anche in questo caso la narrazione si apre alla divaricazione dei punti di vista, spaccando il racconto in due in modo piuttosto netto, frustrando le speranze, separando l’azione dalla sua elaborazione e dissociando dichiaratamente le dinamiche di genere, alludendo all’unica vera speranza per una sopravvivenza possibile. È un film recitato in tre lingue, francese, spagnolo e galiziano, per questioni di ambientazione, certo, ma anche perché la differenza linguistica, il fatto che uno parli la lingua dell’altro e un altro no è fondamentale per il senso globale del film. Tutto questo per dirvi che se per caso uscisse e fosse doppiato, equivarrebbe a non vederlo, perché questo è il tipico film che non si apprezza se non si sente correttamente. Per cui, attrezzatevi, se vi è possibile.

da qui

 

la película, deudora de Claude Chabrol y Bertrand Tavernier, retrata un suceso criminal real que ocurrió en un micropueblo de Galicia, Santoalla, cuando el 19 de enero de 2010 Martin Verfondern, un granjero holandés nacionalizado español, desapareció en medio de una batalla cada vez más agresiva y delirante con sus vecinos desde que se mudase en 1997 con su pareja, la también neerlandesa Margo Pool, panorama que en un principio fue todo paz y tranquilidad entre Verfondern/ Pool, amantes de la naturaleza, y sus únicos vecinos de Santoalla, la parentela Rodríguez, compuesta por dos hermanos veteranos y sus progenitores, no obstante un entredicho económico por un pinar compartido dejó todo servido para que estalle la guerra ante el rechazo del holandés a la oferta de una compañía parasitaria energética en pos de instalar 25 molinos eólicos en sus tierras a cambio de seis mil euros por cada uno, así eventualmente el hijo menor, un tal Juan Carlos de unos 42 años de edad y con un retraso mental importante, le pegó un tiro a Verfondern y lo abandonó dentro de su vehículo, por ello su hermano, Julio, empujó el coche del finado por un barranco y allí quedó hasta que los tarados de la Guardia Civil lo encontraron cuatro años después, pudiendo achacarles el crimen a los hermanos aunque con penas mínimas que dejaron al asesino con diez años de cárcel y al encubridor en rauda libertad. En pantalla las víctimas del acoso son francesas, el matrimonio de Antoine (Denis Ménochet) y Olga Denis (Marina Foïs), quienes cultivan y venden tomates y otros comestibles, y los loquitos violentos son la familia Anta, formada por la madre (Luisa Merelas) y los dos vástagos, el mayor Xan (Luis Zahera), de 52 años, y el minusválido mental por un accidente Lorenzo (Diego Anido), de 45, una pugna que en un inicio parece deberse a la xenofobia, al sadismo de estos ganaderos y a la costumbre del galo de arreglar casonas abandonadas del lugar para que algún día lleguen otras personas a la región, algo rechazado por Xan porque considera que la cuasi gentrificación propuesta los terminaría expulsando de su propio hogar, sin embargo el verdadero motivo de nuestra disputa es mucho más vulgar y se vincula con la negativa del francés a la hora de firmar un acuerdo colectivo de venta de terrenos a una empresa de energía eólica para instalar un parque de aerogeneradores. Aquí los hermanos les orinan las sillas a los Denis, les tiran dos baterías en el pozo de agua para envenenarles con plomo los tomates y suelen amenazarlos con una escopeta incluso cuando descubren que Antoine adora grabarlos con una pequeña cámara de mano para tener con qué denunciarlos frente a la Guardia Civil, la cual nunca hace nada porque a nivel social se tiende a descartar las amenazas a la espera de la acción…

da qui

  

 

4 commenti:

  1. Segnato, parlate sempre di film interessanti 😊

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    1. grazie per il voi, ma io sono uno:)

      è uno dei film migliori dell'anno, in lingua originale, non doppiato, dev'essere ancora meglio

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  2. https://welovecinema.it/2023/04/17/as-bestas-la-regia-di-rodrigo-sorogoyen/

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  3. https://www.filmtv.it/articoli/699/as-bestas-di-rodrigo-sorogoyen/

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