Clarisse (interpretata da Vicky Krieps, perfetta nel ruolo) non è più insieme al marito e ai figli, e i figli e il marito non sono più insieme a lei, e noi non sappiamo bene come e perchè.
é un film dal lato di Clarisse, lei è sempre in scena, è il centro di gravità del film, e tutto le gira intorno, è un film sull'assenza, e sulla sua elaborazione.
mi ha ricordato, mutatis mutandis, un altro film su una donna sola, che è Wanda, di Barbara Loden.
Stringimi forte è al cinema solo in una trentina di sale, cercatelo, spegnete la tv, uscendo, non ve ne pentirete - Ismaele
…In partenza Stringimi forte sembra l’ennesimo
film su una donna in crisi che si dà alla fuga. C’è Vicky Krieps, la
lungagnona lussemburghese lanciata come protagonista da Paul Thomas Anderson
ne Il filo nascosto, confermatasi ne L’isola di
Bergman di Mia Hansen-Løve e semiaffossata in quel delirio da
adolescente problematico che è Old. La mente va a tutte le fughe di donne in crisi:
Natalie Ravenna in Non torno a casa stasera di
Coppola, ma Natalie non riusciva ad accettare la sua gravidanza. Quella di
Barbara Loden in Wanda, da lei stesso diretta, ma
Barbara era la moglie di Elia Kazan e nel cinema anni Settanta si faceva così,
senza un motivo che non fosse la sola voglia di scappare. Quella di Frances
McDormand in Nomadland, ma Frances non aveva più
niente da perdere perché aveva perso tutto. Oppure quella di Thelma
& Louise, ma Thelma & Louise, alla fine, si comportavano come
dei tamarri di Watts, quartiere degradato di Los Angeles, per cui forse è
meglio passare oltre. E allora ricordiamo quella di Robin Wright nel poco
visto Land, che è un po’ come Into the
Wild ma in montagna e che forse forse qualcosa in comune con quello
di cui stiamo parlando, guardando bene, ce l’ha. Ma vabbe’, non spoileriamo.
Piuttosto parliamone alla larga. Vicky Krieps va via di casa. Sembra che lo
faccia nello stesso istante in cui il marito e i due figli fanno colazione, ma
se si sta attenti si nota che la luce dall’esterno non è la stessa, per
cui non sta fuggendo contemporaneamente,
lo sta facendo in parallelo. Prodigi del
montaggio (ma non di quello alternato, ovviamente).
Mathieu Amalric, che scrive e sceneggia giostrando come se stesse dirigendo una
lunga suite sinfonica, intorbida e confonde à la Charlie
Kaufmann, ma a differenza del buon Charlie (a proposito: Einaudi quando cazzo
pubblicherà il suo romanzo Antkind, uscito negli Stati Uniti da
ormai quasi due anni?), che quasi sempre se ne fotte, proprio perché punta
deliberatamente a fotterti, Amalric fornisce degli agganci, dei piccoli
riferimenti, degli indizi, che messi insieme retrospettivamente forniscono
una dimensione jamesiana, alla Giro di vite,
per intendersi (ma se non c’intendiamo è meglio, così non vi
rovinate il film)…
Il mondo-cinema di Mathieu Amalric è tutt’altro
che lineare, diretto, narrativamente coinvolgente. Ottimo attore in oltre un
centinaio di film, fin dal suo esordio da regista, avvenuto nel lontano 1997
con “Mange ta soupe” fino al suo penultimo lavoro “Barbara”, la sensazione è
sempre stata quella di trovarsi spesso di fronte a operazioni sghembe,
frantumate nella loro rappresentazione, suggerite sempre da una cadenza
intellettuale esplicita che esalta una certa originalità, ma al tempo stesso
rischia di allontanare lo spettatore più pigro. Con “Stringimi forte” Amalric non perde
ovviamente di vista il suo consueto stile, mantenendo una forza visiva non
comune, un senso del racconto frastagliato in immagini che quasi confliggono,
dove ogni frammento è uno scacco alla vista, un indizio per la mente e uno
sconquasso per il cuore…
… il film di Amalric resta un’opera estremamente
intima (del personaggio principale, una bravissima Vicky Krieps, del regista
stesso), colta nel suo continuo farsi, nella sua ricerca di “verità”, una madre
che si disfa dei figli più che del marito e che sa di non compiere un gesto
comprensibile dal mondo. Ma dietro a tutto questo c’è ovviamente dell’altro, un
percorso parallelo: una tragedia sulla neve, un lutto insostenibile, il
desiderio illusorio che tutto non cambi, ribaltamento di ogni sicurezza
(narrativa). Forse Amalric alza un po’ troppo la posta della sua originale
personalità di regista, forse però chi decide di seguirlo, non resterà deluso,
confidando che ogni fraintendimento del racconto sia anche la sua ricchezza.
…La protagonista di Stringimi forte è
una madre e moglie che deve fare i conti con un triplice lutto: quello dei
figli e quello del marito. Clarisse non è soltanto il
personaggio principale del film, ma è anche il narratore delle sue fantasie.
Nel film si mescolano attimi di realtà e scene immaginate in cui Marc, Paul e Lucie sono
come dei burattini mossi e animati da Clarisse. In Stringimi
forte non viene spiegato subito cosa è vero e cosa no, creando un
effetto sorpresa non appena si realizza la logica del film.
Vicky Kriesp è
perfetta nel suo personaggio: una donna bella ma non troppo curata, avvolta in
ogni attimo del film da un velo di tristezza. Gli occhi, i sorrisi, la postura
ed i gesti sono teneramente malinconici e riescono a generare empatia e
compassione. La storia della donna e l’interpretazione di Kriesp ricordano
quelle della magistrale Juliette
Binoche in Tre
colori – Film Blu di Kieslowski: entrambe devono imparare a convivere con l’assenza di
chi si ama, fare i conti con i luoghi rimasti vuoti, gli oggetti abbandonati e
la quotidianità stravolta…
…è un
thriller astratto. Al centro del film Clarisse (interpretata con dolente e
vulnerabile fermezza da Vicky Krieps), che una mattina abbandona la famiglia e
si mette in viaggio. Nel corso della narrazione, Clarisse è immersa nei suoi
ricordi che, a tratti, si confondono con i gesti del suo quotidiano.
Tratto da Je reviens de loin di
Claudine Galea, il film confonde le tracce senza giocare con lo spettatore, ma
conducendolo progressivamente a una rivelazione finale violenta come
un’improvvisa panoramica a schiaffo. Amalric è come decostruisse Hitchcock,
conservando sempre al centro dell’immagine Clarisse (ed è tangibile la complicità
che sul set deve essersi instaurata fra protagonista e interprete). Un
anti-melodramma, urticante e urgente. Lo specchio di uno strazio indicibile.
Amalric firma uno dei ritratti di donna realizzati da un uomo fra i più
convincenti di sempre.
un'intervista al regista:
RispondiEliminahttps://www.mymovies.it/film/2021/serremoi-fort/news/intervista-a-mathieu-amalric/